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Appello di docenti universitari: «Rinnovabili sì, ma senza devastare i territori»

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Un gruppo di docenti universitari ha sottoscritto un appello inviato ai candidati alla Presidenza della Regione Toscana per chiedere che gli impianti delle rinnovabili non sorgano a discapito dei territori.

Appello di docenti universitari: «Rinnovabili sì, ma senza devastare i territori»

Un gruppo di docenti universitari ha sottoscritto un appello inviato ai candidati alla Presidenza della Regione Toscana per chiedere che gli impianti delle rinnovabili non sorgano a discapito dei territori.

«Come gruppo di docenti universitari toscani interessati ai temi del territorio rurale, dell’ecologia  e dell’agricoltura abbiamo inviato un appello alla candidata e ai candidati alla Presidenza della Regione Toscana sostenuti da una seria preoccupazione per l’indirizzo che potrà prendere la Legge Regionale per la “Disciplina per l’individuazione delle superfici e delle aree idonee e non idonee per l’installazione di impianti di produzione di energia a fonte rinnovabile in attuazione dell’articolo 20, comma 4, del d.lgs. 199/2021” – scrivono i docenti – Di fronte all’attuale crisi climatica e alla sua gravità, la decarbonizzazione rimane un obiettivo  urgente da perseguire ma siamo dell’avviso che la transizione energetica debba essere guidata in maniera sapiente senza perdere di vista la complessità dell’ ecosistema e i patrimoni territoriali che stanno alla base della ricchezza della nostra regione per favorire le giuste risposte alla crisi che stiamo attraversando senza causare dannosi effetti collaterali. Troppo spesso, infatti, la progettazione di queste nuove infrastrutturazioni energetiche sconta una carenza di pianificazione e finisce con il produrre ferite irreversibili a quell’incredibile ricchezza culturale, paesaggistica, storica e ambientale del territorio rurale.
Questi principi sono, tra l’altro, ben definiti all’interno dei principali strumenti di governo del territorio: la LR 65/2014 e la Disciplina del Piano Paesaggistico che, ricordiamo, è sovraordinato rispetto a tutti gli altri strumenti della pianificazione».
«Il nostro appello nasce anche dalla constatazione di ciò che sta accadendo nella Maremma Toscana:  una delle aree più rilevanti della nostra regione per le produzioni agricole di altissima qualità nonché per i caratteri del paesaggio creato e mantenuto nel tempo dal lavoro degli agricoltori che oggi è aggredito da una crescente richiesta di autorizzazioni per impianti fotovoltaici ed eolici di enormi dimensioni – proseguono i docenti universitari – Siamo molto preoccupati per questa situazione anche perché, oltre alla sfida dell’oggi sulla sicurezza energetica siamo certi che dovremmo affrontare a breve  la sfida ancora più decisiva della sicurezza alimentare che potremmo superare solo se saremo capaci di tutelare in modo adeguato tutti i suoli liberi da urbanizzazione, agricoli, agro.ecologici, boscati, della nostra regione. L’appello chiede al futuro/a presidente della Regione di apportare tutte le correzioni necessarie affinché la normativa da mettere in atto per raggiungere (e, perché no, anche superare) gli obiettivi al 2030 della transizione energetica per Toscana siano orientate: a privilegiare per l’installazione degli impianti di produzione di energia le aree già urbanizzate, alla salvaguardia di tutti i terreni liberi da urbanizzazione in particolare di quelli più fertili; a definire, dei criteri chiari per classificare le superfici o le aree idonee differenziandole sulla base della fonte, della taglia e della tipologia di impianto al fine di ridurre gli impatti sul paesaggio e sulle reti ecologiche, ma, soprattutto, ad un dialogo con i territori per individuare principi inviolabili rispetto alla localizzazione degli impianti riferendoci, in particolare, ai parchi eolici collocati in prossimità dei crinali dell’Appennino Tosco-Emiliano».
«Siamo dell’avviso, infatti, che le questioni della produzione e del consumo dell’energia non possano essere avulse dai contesti territoriali ma debbano essere parte integrante ed inscindibile della complessa rete di relazioni che legano una comunità alla cura del proprio ambiente di vita ed alla produzione culturalmente e storicamente determinata del paesaggio e, soprattutto, a garantire la permanenza dell’attività agricola nei territori rurali evitando nuove forme di colonialismo energetico e di espropriazione delle risorse delle comunità locali» concludono i docenti.

Per il gruppo di docenti firmatari: Prof. Massimo Rovai (Università di Pisa), Prof. Daniela Poli (Università di Firenze), Prof. David Fanfani (Università di Firenze). Anna Guarducci (Università di Siena). Rossano Pazzagli (Università del Molise). Gianluca Brunori (Università di Pisa). Andea Marescotti (Università di Firenze). Giacomo Lorenzini (Università di Pisa). Alberto Ziparo (Università di Firenze). Francesca Galli (Università di Pisa). Ilaria Agostini (Università di Bologna. Eni Nurihana (Università di Firenze). Leonardo Rombai (Università di Firenze).

E i 130 comitati e associazioni della Coalizione ambientale TESS (Transizione Energetica Senza
Speculazione) si sono associati all’appello dei docenti universitari toscani. «Ci uniamo all’appello dei professori affinché la transizione passi dall’ascolto delle comunità, dal rispetto dell’identità dei luoghi, dei paesaggi toscani come memoria storica, i quali rappresentano un elemento di grande valore per il turismo lento e di qualità, e ancora dalla salvaguardia del suolo e delle foreste, queste ultime elemento imprescindibile per il contrasto ai cambiamenti climatici – scrive la coalizione – Non possiamo correre il rischio di perdere biodiversità a causa dell’eolico industriale e non possiamo permetterci di togliere suolo fertile per installare pannelli agrivoltaici a danno per lo più dei piccoli agricoltori e delle economie locali. Soprattutto bisogna impedire l’industrializzazione irreversibile di territori incontaminati di grande valore ecosistemico come gli Appennini: una inestimabile risorsa anche per gli equilibri idrogeologici della regione. L’ISPRA ci viene in aiuto attestando che installando pannelli su tetti, arterie stradali, strutture ferroviarie, parcheggi, porti, interporti, aree industriali e urbanizzate e cave dismesse possiamo raggiungere, e superare del 30%, gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030. A questi si deve aggiungere il contributo delle CER, che insieme al risparmio e all’efficientamento energetico sono tra le soluzioni più valide per una transizione energetica equa, a condizione che siano gestite dalle comunità locali».

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