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Patch Adams: la medicina del sorriso

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Patch Adams, il fondatore della clownterapia moderna, ci parla di amore e intenzione, i due cardini del suo straordinario percorso di vicinanza alla sofferenza.

Patch Adams: la medicina del sorriso

La parola più usata dal clown dottore più famoso del mondo è amore. Quale strategia d’amore per riuscire a prendersi cura dell’altro? Patch Adams parla a ruota libera per ore, vestito da pagliaccio con i capelli lunghi dipinti di blu, davanti a una cinquantina di persone interessate al suo metodo, ma soprattutto attratte dal suo messaggio: trasformare l’amore in attivismo politico.
Da quando aveva 18 anni, dopo essere stato ricoverato più volte in ospedale psichiatrico e aver provato anche a uccidersi, Patch lotta per l’amore. Proprio a quell’età si è accorto di provare un’immensa gratitudine verso la vita, una gratitudine che lo accompagna tutt’ora che ha 66 anni. «Uscito dall’ospedale mi sono buttato in un mare di gratitudine e non sono ancora approdato da nessuna parte».
È stato allora che ha deciso di essere una persona felice. E di seguire la strategia dell’amore, a partire proprio dalla gratitudine che, assicura, «ti apre la strada verso la felicità». L’altra parola chiave della strategia di Patch Adams è l’intenzione. «Se vuoi essere amorevole, non se devi o puoi, ma se lo vuoi, riuscirai a esserlo, e a prenderti cura degli altri».
La sfida poi è quella di saper esprimere questa intenzione. È una sfida che si affronta seguendo l’istinto e valutandone di volta in volta le conseguenze. Se non si provoca l’effetto atteso si può sempre cambiare prestazione. «Bisogna rimanere fedeli all’intenzione, non alla performance» spiega Patch Adams, raccontando alcuni episodi della sua lunghissima e appassionata esperienza.
Mostra alcuni brevi filmati dove interagisce con i malati. Lui, vestito da clown, sorride e parla amorevolmente con i bambini ricoverati negli ospedali russi dove tanti anni fa, quando ci è andato le prime volte, non venivano somministrati analgesici e antidolorifici. E i piccoli malati di cancro urlavano dal dolore tutto il giorno, tutti i giorni, per mesi. Un urlo interrotto solo dal sorriso di un clown dottore.
In Russia Patch ci torna sempre, ogni anno: va a trovare i bambini degli orfanotrofi. Ne visita a centinaia. «È straziante» racconta. «Tutte le volte che li rivedo vorrei portarmeli via con me, ma non posso purtoppo». Mentre parla, le immagini che scorrono sul video sono quelle di una bambina che salta, ride, balla e scherza salutando il suo amico clown venuto a trovarla da lontano ancora una volta. Il suo pensiero si ferma in Russia, il primo paese dove Patch Adams ha «esportato» dagli Stati Uniti la cosiddetta «clownterapia», sin dai primi anni della sua attività.
Il ricordo va a Sasha, un ragazzino inutilmente operato per tre volte al cervello. Ricoverato in ospedale rifiuta cibo, medicine e qualsiasi interazione. Ma il medico clown, che non parla nemmeno la sua lingua, lo fa addirittura sorridere, ridere. Ma come è possibile non lasciarsi coinvolgere e sopraffare dalla sofferenza degli altri? Dove la trova tanta forza? Inevitabile arriva la domanda dal pubblico. Patch Adams si infervora: «è un lusso che non mi posso permettere» risponde. «Posso essere gioioso, divertente, amorevole anche di fronte alla sofferenza. Per portare sollievo agli altri. Voglio essere lì con chi soffre, ho scelto di essere lì. Questa è la mia intenzione».
Anche di fronte a orribili sofferenze come quelle vissute dalle vittime del terremoto di Haiti o della guerra in Afghanistan, o nella striscia di Gaza, tutti posti dove lui ha portato i suoi clown, «bisogna continuare a essere persone amorevoli, gioiose, collaborative. Altrimenti come è possibile aiutare chi soffre? Nella mia vita ho accompagnato 10.000 persone alla morte. Per me è stato un privilegio, un dono».
«Prendermi cura degli altri è il mio principale nutrimento» spiega. Ma è anche il suo modo per reagire a questo sistema che lui chiama ancora «capitalistico» e che ci vuole «depressi, tristi, incapaci di agire». «Io invece trasformo l’orrore in attivismo politico».
A renderci attivi è il pensiero. «Stimolare il pensiero per realizzare i sogni, come ha fatto Nelson Mandela, che ha avuto 27 anni per pensare rinchiuso in prigione. Poi è uscito e ha abolito l’apartheid». Un lunghissimo applauso saluta Patch Adams alla fine della sua lezione. È a questo punto che riceve il premio di Conacreis, il Coordinamento nazionale delle associazioni e comunità di ricerca etica interiore e spirituale, che lo ha invitato a Fiesole per il seminario che ha aperto il nuovo percorso della scuola olistica nazionale.
Ormai la clownterapia è inserita in moltissimi ospedali in tutto il mondo. È riconosciuta, apprezzata, ricercata. La rete di solidarietà costruita grazie al lavoro di Patch Adams è solida e diffusa in 65 paesi, sopratutto quelli colpiti da guerre e calamità naturali.
Eppure lui trova ancora il tempo e la voglia di incontrare anche piccoli gruppi di persone per raccontare della sua strategia d’amore.
Di come spendersi per gli altri.

L’articolo “Patch Adams: la medicina del sorriso” è tratto dal mensile Terra Nuova Dicembre 2010, in vendita nella versione eBook su www.terranuovalibri.it

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