“Cambiare il campo”: 90 organizzazioni e oltre 300 persone alla conferenza contadina di Roma
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Oltre 300 persone appartenenti a più di 90 organizzazioni contadine, ambientaliste, dei lavoratori, dell’economia solidale, dai movimenti per la giustizia climatica, dall’accademia e da collettivi autorganizzati hanno preso parte alla conferenza contadina “Cambiare il campo” che si è tenuta a Roma dall’1 al 3 marzo. Annunciate mobilitazioni in aprile e maggio.
Organizzata da un collettivo promotore, con il supporto del Centro Internazionale Crocevia e il contributo dell’Agenda Ecologia di Unione Buddhista Italiana, la conferenza si è data l’obiettivo di mettere a confronto esperienze, bisogni e soluzioni dal basso per favorire la convergenza di attori che rappresentano un’alternativa già esistente ma sottovalutata al sistema agricolo industriale. «L’attuale modello, basato su monocolture, chimica di sintesi e ipermeccanizzazione, è responsabile della perdita di biodiversità agricola e alimentare, legato a logiche di standardizzazione e de-stagionalizzazione tipiche della grande distribuzione, corresponsabile della crisi climatica e della strutturale precarietà del lavoro bracciantile – spiegano i promotori, molto soddisfatti del successo ottenuto dall’iniziativa alla quale ha preso parte anche Terra Nuova – A questa visione, la conferenza contrappone la forza delle più avanzate pratiche ecologiche nella produzione del cibo, che fanno riferimento all’agroecologia e al concetto di sovranità alimentare coniato dai movimenti contadini internazionali. Queste esperienze sperimentano forme comunitarie e territoriali di economia sociale e solidale, di cura gli ecosistemi, dei diritti sociali e della biodiversità».
«L’Unione Buddhista Italiana ha sostenuto con convinzione la prima conferenza contadina, che ha visto una partecipazione straordinaria di persone che traducono l’ecologia profonda in azione quotidiana sui campi – spiega Silvia Francescon, responsabile dell’Agenda Ecologia di Unione Buddhista Italiana – Il nostro impegno è a fianco di chi incarna l’economia della cura: la cura della biodiversità e delle relazioni ecologiche, la cura di un lavoro che dà valore alla dignità delle persone e che promuove un’agricoltura estensiva, non intensiva, un’agricoltura che rigenera e non desertifica, che si fa custode di saperi, non di monocultura. In questi giorni abbiamo assistito a un desiderio di vicinanza delle persone e delle comunità contadine che si è già trasformato in convergenza su proposte concrete. Come Unione Buddhista Italiana rinnoviamo l’impegno a sostenerle e a continuare a diffondere la cultura dell’agroecologia anche attraverso le scuole contadine che sono al centro della nostra azione di cura».
L’impegno emerso dalla tre giorni è quello di «concretizzare la convergenza dei tanti attori del cambiamento verso un’assemblea permanente delle realtà organizzate, capace di azioni concrete e capaci di incarnare una narrazione e un modello diverso, volto a rispondere alle sfide della crisi climatica, economica e di democrazia che oggi attanagliano il nostro paese e il pianeta in generale» spiegano i promotori.
«In questi ultimi mesi abbiamo visto un’accelerazione da parte dei gruppi di interesse dell’agroindustria per far fallire le spinte verso una transizione dell’agricoltura – dice Stefano Mori, coordinatore del Centro Internazionale Crocevia – Per questo è stato importante sostenere l’incontro di tutte le realtà che in Italia realizzano ogni giorno una visione diversa. La conferenza contadina è un primo passo per dimostrare che l’alternativa non è solo possibile, ma è già in atto. Il processo di convergenza verso forme di coordinamento nazionale tra queste esperienze è ciò che serve per mostrare che non si tratta di esperienze singole e atomizzate, ma di attori del cambiamento con la volontà di modificare gli attuali rapporti di forza».
La prima proposta è già in campo, uscita dalla tre giorni come una priorità del mondo contadino: una mobilitazione nazionale per fermare la deregolamentazione dei nuovi OGM in Italia e in Europa. Tra il 25 aprile e il 1° maggio gli attori della convergenza si mobiliteranno sui territori «per far sentire la voce di chi difende il principio di precauzione, rifiuta la contaminazione delle proprie colture ad opera di organismi geneticamente modificati e brevettati dalle grandi imprese e vuole mantenere etichettatura e tracciabilità per garantire la libera scelta ai consumatori. Il 25 maggio si prevede una seconda tappa della campagna contro la liberalizzazione dei nuovi OGM, con una manifestazione nazionale a Roma. A partire da questi primi appuntamenti, il movimento per la convergenza agroecologica e sociale continuerà il suo lavoro di tessitura e allargamento, per convogliare la ricchezza della diversità degli approcci in una voce organica e capace di fare da contraltare a quella dominante».
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«L’accordo commerciale tra l’Unione Europea e i Paesi del Mercosur (Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay) rischia di avere effetti devastanti su ambiente, clima e agricoltura sostenibile mentre a guadagnarci sarebbero solo pochi colossi agroindustriali»: lo denuncia Greenpeace.
La comunità allargata che ha ridato vita e gestisce Mondeggi da undici anni è «ancora in attesa che Città Metropolitana pubblichi l’avviso di coprogettazione finalizzato a costruire il futuro della fattoria nel segno della condivisione e della partecipazione» spiegano dal Collettivo che gestisce il bene comune rivitalizzato in Toscana.
Dopo oltre dieci anni di lavoro, il Centro di Ricerca sul Cancro dell’Istituto Ramazzini di Bologna ha pubblicato uno studio che dimostra, senza se e senza ma, che il glifosato è cancerogeno. E Slow Food Italia chiede che ne sia immediatamente vietata la produzione e la vendita.
Il comitato Ulivivo chiarisce che «l’indagine della Procura di Bari sulla gestione dell’affare xylella non è stata archiviata. Il Pm ha chiesto l’archiviazione ma diversi querelanti hanno presentato opposizione; il giudice dovrà pronunciarsi».
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