Sekem, un esempio di imprenditoria sociale che funziona
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Con oltre 36.000 agricoltori sostenuti nella loro conversione all’agricoltura biologica e biodinamica, che potrebbero diventare 250.000 entro il 2030, e il premio “Eroi della Terra” assegnatole nel 2024 dal programma per l’ambiente delle Nazioni Unite, Sekem si connota oggi come un esempio di imprenditoria sociale e transizione agroecologica pressoché unico nel panorama mondiale. Questo progetto-comunità, a una sessantina di chilometri da Il Cairo in Egitto (in una zona chiamata Bilbeis), è stato fondato nel 1977 da Ibrahim Abouleish e oggi è portato avanti da una holding virtuosa guidata dal figlio, Helmy Abouleish. La holding è costituita da cinque aziende, Isis Organic, Atos Pharma, NatureTex, Lotus e Sekem for Land Reclamation, vocate nell’agricoltura biodinamica, nella preparazione di fitoterapici e nella produzione di tessile abbigliamento a base di cotone biologico, per un totale di circa 1600 dipendenti, che arrivano a 2000 con le attività ricettive, la scuola e l’università. E per contribuire a realizzare la visione del suo fondatore, è nata anche la Sekem Development Foundation, fondazione che reinveste parte degli utili della holding e le donazioni che riceve nello sviluppo sociale e culturale della popolazione del posto, e che nel tempo ha realizzato una scuola, un centro medico e una università, oltre a proporre a dipendenti, studenti e famiglie residenti opportunità legate all’arte in tutte le sue forme.
Sekem è oggi nota anche in Italia poiché, grazie a un accordo con il gruppo NaturaSì, nei negozi della catena del bio si trova buona parte dei suoi prodotti certificati Demeter provenienti dall’Egitto. E ViandantiSì, tour operator di NaturaSì, propone diverse formule di viaggio che permettono ai partecipanti di conoscere Sekem.
Un luogo peculiare
Quando vi si arriva, si percepisce fin da subito un’atmosfera particolare di armonia. Davanti al visitatore si aprono distese di campi fertili e verdi, in un’affascinante alternanza di sabbia ocra e rossa e suolo scuro; le costruzioni in bioedilizia hanno tinte dal bianco all’azzurro, con varie sfumature pastello; gli eucalipti e gli esemplari di casuarina, che fungono da barriere frangivento, abbracciano distese di arbusti fioriti, bordure e frutteti. Lungo i vialetti di questa vera e propria “cittadella” si incontrano i dipendenti che si recano al lavoro o ritornano alle loro abitazioni, dentro e fuori dal perimetro di Sekem, ci si imbatte nei bambini e nei ragazzi che si recano a scuola (di ispirazione Steiner Waldorf) e negli ospiti che prendono alloggio alla guest house, attrezzata con camere, ristorante e sale per meeting.
«Nel 1977, quando Ibrahim acquistò le terre per realizzare Sekem, qui non c’era nulla, solo deserto» spiega Rafik Constandi, padre egiziano e madre tedesca, da molti anni insegnante di lingue nella scuola di Sekem e collaboratore di Helmy Abouleish. Oggi a Sekem ci sono circa cento ettari coltivati, altri sono a El Wahat, l’azienda agricola di Sekem nel deserto occidentale, e 64.000 circa in altre zone dell’Egitto, tutti in agricoltura biodinamica; poi ci sono la scuola, con bambini e ragazzi dai 4 ai 17 anni, e il centro medico, a cui affluiscono persone anche dai villaggi vicini e che, al prezzo del convenzionale ticket, offre prestazioni di diversi specialisti. «Infine ci sono le nostre aziende, che nel paese si sono affermate e hanno anche significative quote di export» conclude Rafik.
Quando, 47 anni fa, Ibrahim Abouleish decise di fondare Sekem, tornava in Egitto, suo paese natale, dall’Austria, dove aveva studiato chimica e medicina e dove aveva messo su famiglia; tornò quindi con la moglie e i figli e diede avvio al progetto visionario che nel tempo ha preso forma. Nel 2017, alla morte di Ibrahim, è subentrato alla guida il figlio Helmy, che sta traghettando Sekem verso un futuro di ancora maggior respiro. «La chiave di volta di tutto ciò che facciamo è quella che amiamo definire economia dell’amore» spiega Helmy. «Ci si concentra sullo sviluppo umano e sociale come priorità e sulla transizione agroecologica; tutti a Sekem vivono in un ambiente positivo, rispettoso dei diritti, dell’ambiente, della salute, con grande attenzione alla spiritualità, alla bellezza, alla valorizzazione dei talenti personali e questo non ha mai mancato di generare anche profitti economici; sfruttando le persone e il pianeta non si costruisce alcun futuro, mentre prendendosi cura l’uno dell’altro e tutti di ciò che ci sta intorno non solo gettiamo ponti verso il futuro, ma viviamo bene anche il nostro presente».
Sostenibilità e pianificazione
Sarebbe sbagliato pensare che ci sia qualcosa lasciato al caso. La certificazione dei prodotti è Demeter, il sistema di gestione della qualità delle aziende di Sekem è certificato secondo la norma ISO 9001. Gli standard ISO 14001 e OHSAS 18001 implicano la corretta gestione ambientale, della salute e della sicurezza. «Ogni pianificazione operativa o decisione relativa ai prodotti viene valutata in base alla sua influenza sul percorso di sviluppo sostenibile di Sekem e discussa nelle riunioni settimanali di gestione di tutte le aziende» si legge sul sito del progetto. Sekem ha inoltre aderito al Global Compact delle Nazioni Unite, iniziativa rivolta alle aziende che si impegnano ad allineare le proprie attività e strategie a dieci principi universalmente accettati in materia di diritti umani, lavoro, ambiente e lotta alla corruzione. Nella pratica quotidiana, a Sekem funzionano impianti che immagazzinano l’energia solare e impianti di irrigazione notturna che consentono un forte risparmio idrico, e non viene utilizzata acqua del Nilo bensì acqua di falde profonde con un sistema di recupero e riciclo.
L’agricoltura biodinamica
In tutte le terre appartenenti alla holding, che si trovino a Sekem o nelle altre parti del paese dove tanti piccoli contadini coltivano per Sekem, si praticano l’agricoltura biologica e biodinamica. Laddove l’approccio biodinamico non è ancora perfezionato, significa che è in corso la conversione che permette di andare quindi anche oltre il biologico. Su questi terreni, oltre alle coltivazioni di vegetali, erbe officinali e foraggio, vengono anche allevate 250 mucche e 400 pecore, che forniscono latte e carne. Grazie ad Amr Sabahy, responsabile delle attività agricole, e a Sabahy Khalel, esperto di preparati biodinamici, apprendiamo che a Sekem si producono anche il compost e i preparati biodinamici utilizzati in zona e forniti anche a tutti gli altri contadini del network. Il cotone biologico viene coltivato sul delta del Nilo e a Sekem arriva già filato e tessuto, pronto per taglio e confezionamento. Questo cotone rifornisce anche un piccolo ma vivace centro di tessitura nei pressi di Luxor, dove Birte Fuchs dà lavoro ad alcune donne egiziane che tessono al telaio sciarpe colorate e tappeti che vengono poi venduti presso il negozio di artigianato artistico al Marsam Hotel, struttura ricettiva dall’affascinante storia, che già alla fine degli anni Trenta del secolo scorso ospitava tra i più importanti archeologi che si recavano in Egitto per gli scavi.
El Wahat
El Wahat è l’azienda agricola di Sekem nel deserto occidentale, un grande progetto che sta diventando anch’esso una vera e propria comunità. El-Wahat comprende oggi una superficie di 1200 ettari, di cui 500 coltivati con opuntia (fichi d’india), palme da dattero, alberi di jojoba, mais, erba foraggera panicum maximum, sesamo, menta piperita, basilico, timo, maggiorana, tè verde, ibisco, moringa e trifoglio. Nei campi sperimentali per il sequestro di CO2 con il basalto si coltivano cotone, fagioli e miglio da foraggio, basilico, arachidi e sesamo. Negli ultimi 3 anni è stato monitorato il livello di biodiversità in termini di piante selvatiche, insetti, anfibi, rettili e mammiferi. È attiva anche una scuola, dall’asilo alle elementari, frequentata finora da 100 bambini e con 30 nuovi iscritti quest’anno.
Scuola e università
A Sekem un momento che al visitatore resta impresso è quello del giovedì mattina, allorquando, per prepararsi al giorno di festa del venerdì, studenti, insegnanti e dipendenti si radunano in un grande cerchio in un apposito spiazzo e condividono una breve ma intensa cerimonia di saluto. Bambini e ragazzi hanno poi la possibilità di mostrare i loro talenti nella recitazione, nel canto e nella musica sul palco all’interno della scuola e in conclusione non manca mai il rito della stretta di mano. Amira Badawy, insegnante e direttrice della scuola primaria, sovrintende al passaggio dei più piccoli e ha un sorriso per ciascuno di loro. La scuola accoglie quasi 400 studenti, c’è anche una piccola realtà per disabili con 28 bambini, ed è attiva una scuola professionale che insegna un mestiere a oltre 300 giovani, dalla carpenteria alla meccanica, dalla sartoria all’idraulica, dall’agricoltura alla cucina». Non manca il teatro, circolare, a gradoni, dove si tengono rappresentazioni molto apprezzate.
L’università Heliopolis, sempre voluta dalla famiglia Abouleish, si trova invece a Il Cairo. Ad accoglierci c’è la giovanissima Youmna Youssef che ci fa da guida; si è laureata qui e ora ci lavora occupandosi di relazioni internazionali. Incontriamo anche Yvonne Floride, che trent’anni fa ha lasciato la Germania, insieme al marito Christophe e ai figli, per stabilirsi in Egitto, dove ha conosciuto Abouleish. Ha poi scelto di vivere a Sekem e ha contribuito a fondare la scuola e l’università, dove tiene anche laboratori di arte. Tuttora si occupa di accompagnare e sostenere gli insegnanti nel loro percorso di formazione, mentre Christophe ha seguito tutte le costruzioni di nuovi edifici a Sekem, e la nascita di Lotus di cui è direttore. Heliopolis contava all’inizio, nel 2012, 150 studenti, ora sono alcune migliaia, suddivisi nelle facoltà di economia, fisioterapia, farmacia, ingegneria e agricoltura biologica e biodinamica. Anche qui in tutti i curricula di studio è inserita l’arte sotto forma di musica, danza, canto e pittura. E gli studenti di Heliopolis potranno presto contare su una sistemazione agevolata nei pressi del Marsam Hotel che consentirà loro di approfondire “sul campo” la storia dei ritrovamenti archeologici in quella zona.
Guest House e ricettività
Alla Guest House di Sekem l’ospitalità è spartana ma squisita. A dirigere la struttura ricettiva è Hesham El Nagar, alla reception per ogni problema che si incontra è disponibile Mohamed El Nomrosy, che ha sempre un buon consiglio da fornire. Nel ristorante a buffet il menù è di prima qualità, con un’ampia scelta di pietanze vegetariane e non, grazie al bravissimo cuoco Mahmoud. Da menzionare la grazia, la solerzia e la cortesia di Mohamed, che coglie al volo ogni desiderio o bisogno degli ospiti, assiste ai tavoli e prepara caffè e tisane. Qualche serata viene dedicata alla musica araba, con la Sekem Arabic Music Ensemble, spesso abbinata a una cena beduina all’aperto, sulle caratteristiche basse sedute e nella bellissima cornice del cielo stellato.
In ricordo di Ibrahim
Sekem conserva entro le sue “mura” il ricordo del fondatore. È proprio in un luogo verde e appartato della proprietà che è stato realizzato il mausoleo di Ibrahim Abouleish, una sobria costruzione in bioedilizia che custodisce il suo corpo e davanti al cui ingresso, sempre chiuso, è stata posizionata una copia del Corano scritta a mano. Creatore e creatura insieme. Perché anche la memoria e le radici sono importanti quando, giustamente e sanamente, si continua con impegno e convinzione a proiettare lo sguardo oltre l’orizzonte.































