Corte di Giustizia: «Clima, gli Stati devono risponderne»
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La Corte Internazionale di Giustizia ha emesso un parere consultivo affermando che i paesi possono violare il diritto internazionale se non adottano misure per proteggere il pianeta dai cambiamenti climatici, e che le nazioni danneggiate possono avere diritto a un risarcimento.
La Corte Internazionale di Giustizia ha emesso un parere consultivo affermando che i paesi possono violare il diritto internazionale se non adottano misure per proteggere il pianeta dai cambiamenti climatici, e che le nazioni danneggiate possono avere diritto a un risarcimento.
Il parere, seppur non vincolante, sostenuto all’unanimità dai 15 giudici della Corte, è stato salutato come una svolta nel diritto internazionale sul clima. In particolare, la Corte ha affermato che un “ambiente pulito, sano e sostenibile” è un diritto umano. Ciò apre la strada ad altre azioni legali.
«La decisione della Corte Internazionale di Giustizia ci avvicina a un mondo in cui i governi non possono più ignorare le proprie responsabilità legali. Afferma una semplice verità della giustizia climatica: coloro che hanno contribuito meno ad alimentare questa crisi meritano protezione, risarcimento e un futuro», ha dichiarato Vishal Prasad, direttore di Pacific Islands Students Fighting Climate Change.
Il parere consultivo era stato chiesto nel 2023 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e arriva subito dopo la decisione della Corte di Cassazione italiana che ha dichiarato ammissibli e legittime le cause climatiche.
«Questo è l’inizio di una nuova era di responsabilità climatica a livello globale» ha dichiarato Danilo Garrido, consulente legale di Greenpeace International. «Il parere consultivo della CIG segna una svolta nella giustizia climatica, poiché ha chiarito, una volta per tutte, gli obblighi climatici internazionali degli Stati e, cosa ancora più importante, le conseguenze in caso di violazione di tali obblighi. Questo aprirà la strada a nuovi casi e, si spera, porterà giustizia per coloro che, pur avendo contribuito meno alla crisi climatica, ne stanno già subendo le conseguenze più gravi. Il messaggio della Corte è chiaro: la produzione, il consumo e la concessione di licenze e sussidi per i combustibili fossili potrebbero costituire violazioni del Diritto Internazionale. Chi inquina deve smettere di emettere e deve pagare per i danni che ha causato».
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