Ecco gli inquinanti che respiriamo
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Ad agosto, sono 21 su 27 le città che hanno registrato più di 18 giorni di superamenti (numero massimo previsto dalla Direttiva europea) delle medie giornaliere per uno o più degli inquinanti monitorati. Lo rivelano i dati dell’Osservatorio Mobilità Urbana Sostenibile.
Ad agosto, sono 21 su 27 le città che hanno registrato più di 18 giorni di superamenti (numero massimo previsto dalla Direttiva europea) delle medie giornaliere per uno o più degli inquinanti monitorati (PM10 10 città, PM2,5 15 città, NO2 8 città, Ozono 17 città). Lo rivelano i dati dell’Osservatorio Mobilità Urbana Sostenibile, promosso da Kyoto Club e Clean Cities Campaign, in collaborazione con ISDE Italia sulla base dei dati forniti dalle agenzie regionali e dalle province autonome, relativamente a 27 città di 17 regioni italiane. Il Presidente di ISDE aveva già scritto a 19 sindaci per segnalare che nelle loro città già a fine aprile scorso erano stati superati i nuovi limiti annuali introdotti dalla Direttiva Europea 2881/2024.
La situazione per l’ozono
L’ozono troposferico è un inquinante secondario: non viene emesso direttamente, ma si forma quando i suoi precursori reagiscono alla luce solare, come spiega ISDE Per ridurre l’ozono troposferico bisogna agire sui precursori: limitare traffico e veicoli inquinanti, incentivare trasporto pubblico e mobilità elettrica, migliorare l’efficienza degli impianti industriali e di riscaldamento, ridurre l’uso di solventi e fertilizzanti agricoli. Importante anche il verde urbano, che mitiga il calore e favorisce la dispersione. Valori elevati di ozono troposferico sono in ogni caso un segnale critico di inquinamento atmosferico fotochimico.
ISDE spiega cosa ciò significhi:
- Per la salute umana: concentrazioni elevate irritano le vie respiratorie, peggiorano asma e malattie polmonari, riducono la funzionalità respiratoria e possono provocare sintomi come bruciore agli occhi, tosse e difficoltà respiratorie.
- Per l’ambiente: danneggiano la vegetazione e riducono la produttività agricola (l’ozono è fitotossico, colpisce foglie e raccolti).
- Per il clima urbano: sono la spia di un mix sfavorevole di emissioni, calore e stagnazione atmosferica, spesso legato alle ondate di caldo.
«In sintesi, valori elevati di ozono non sono solo un indicatore di aria “estiva” inquinata, ma anche di squilibrio fra emissioni e condizioni meteo-climatiche, con effetti negativi su salute, ecosistemi e qualità della vita. A fine agosto 17 città hanno già superato ii 18 giorni di limite massimo di supearamento con una media giornaliera di picco [massima media trascinata sulle 8 ore] superiore ai 120 microgrammi per metro cubo. Molte stazioni monitorate superano di gran lunga il valore obiettivo fissato dalla direttiva europea con punte che arrivano a 62 superamenti a Bergamo, 56 a Milano e 54 a Modena. Si tratta di valori più che tripli rispetto alla soglia indicata».
Biossido di azoto e polveri sottili
«In alcune città si registrano livelli critici di biossido di azoto, probabilmente per l’apporto del traffico navale che si aggiunge a quello stradale nelle città portuali: Napoli, Palermo, Genova. La direttiva europea stabilisce che il limite giornaliero di 50 µg/m³ non debba essere superato per più di 18 giorni in un anno, ma in diverse stazioni i valori sono ampiamente oltre questa soglia. Il caso più critico è quello di Napoli, stazione Ente Ferrovie, con ben 143 giorni di superamento: praticamente quasi cinque mesi complessivi di aria con concentrazioni oltre i limiti. Palermo, con 100 giorni, e Genova e Messina, entrambe con 67, seguono a distanza ma sempre con numeri altissimi. Torino arriva a 44 giorni, più del doppio del limite annuale. Milano e Venezia, invece, si collocano su livelli intermedi» spiega sempre ISDE.
«Interessante anche il profilo stagionale: i picchi di superamento si registrano in inverno e in primavera, con gennaio, febbraio e marzo particolarmente critici. Nei mesi estivi, invece, le concentrazioni calano. Questo andamento è tipico del biossido di azoto, che deriva principalmente da traffico veicolare e sistemi di riscaldamento, con accumulo favorito dalle condizioni meteorologiche stabili e dall’inversione termica tipica della stagione fredda. Quando si osservano valori elevati anche nei mesi caldi significa che entrano in gioco altri fattori. In molte città densamente trafficate, come Napoli o Palermo, il traffico automobilistico non cala mai davvero, nemmeno ad agosto, e questo mantiene costante il livello di emissioni. Nelle aree portuali, come Genova o ancora Napoli e Palermo, pesa anche il contributo del traffico marittimo, che in estate spesso aumenta per via del turismo e delle attività commerciali. A questo si aggiungono le condizioni meteorologiche: le ondate di calore, la scarsa ventilazione e la stabilità atmosferica tipica dell’alta pressione estiva possono favorire l’accumulo degli inquinanti anche in assenza di fonti aggiuntive».
«Dal punto di vista sanitario, i dati sono allarmanti. L’esposizione prolungata a concentrazioni elevate di NO₂ comporta rischi importanti per la salute respiratoria: irritazioni, aggravamento di asma e bronchiti, riduzione della funzionalità polmonare, con effetti che colpiscono in particolare bambini e anziani».
Ecco il quadro riepilogativo dei superamenti dei limiti introdotti dalla Direttiva UE 2881/2024

Foto di copertina: Breaks Out su Pexels
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LETTURE UTILI
Gli alberi sono tra i nostri migliori alleati per la tutela dell’ambiente e della salute, eppure vengono tagliati con impressionante disinvoltura e sempre più massicciamente.
Questo libro-inchiesta, con un’analisi serrata e appassionata, riporta studi scientifici, dà voce agli esperti, smonta i pregiudizi e svela gli interessi che sono dietro a questa “mattanza”: la “trappola” dei fondi del Pnrr, la scriteriata privatizzazione della gestione del verde pubblico, il “mercato” delle prove di stabilità; ma anche il taglio a ceduo e l’affare delle centrali a biomassa, il falso mito della sicurezza che sta dietro ai tagli per la “prevenzione” di incendi e inondazioni.
Alberi tagliati anche per il cemento che avanza inesorabile, per la speculazione energetica (fossile e rinnovabile) e per motivi militari. Nelle pagine finali, i contatti dei comitati che in tutta Italia proteggono gli alberi.

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Il cambiamento climatico, l’esaurimento del petrolio, lo sconvolgimento economico e l’estinzione di massa rappresentano oramai un’emergenza planetaria. Speranza attiva ci mostra come affrontare la crisi ambientale, economica, ma anche esistenziale che stiamo vivendo e come riscoprire nel nostro profondo una resilienza inaspettata e un potere creativo. Attingendo alla loro lunga esperienza di attivisti e alle loro conoscenze scientifiche, gli autori ci guidano attraverso un processo di consapevolezza e trasformazione personale in grado di fornirci gli strumenti per affrontare il disordine in cui ci troviamo e svolgere il nostro ruolo nella transizione collettiva, verso una società finalmente in grado di sostenere la vita.

