Per la cura della maculopatia senile, una malattia degenerativa che porta alla cecità e che colpisce in Italia circa un milione di persone, finora gli oculisti nella maggioranza dei casi hanno utilizzato un farmaco non specifico, l’Avastin (approvato per il trattamento del cancro al colon e altri tipi di tumore, il cui utilizzo per la maculopatia è quindi off-label), circa 20 euro di costo per una puntura al mese. Ora l’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco, ha introdotto restrizioni all’uso dell’Avastin
(qui il documento), non più erogabile per il trattamento della maculopatia senile, in favore di un farmaco, Lucentis, considerato adatto ma che costa 60 volte di più. La denuncia arriva dalla Società Oftalmologica e dalla Commissione patologie oculari dell’ordine dei medici di Roma.
I National Institutes of Health asseriscono che i due farmaci sono equivalenti
(qui il documento), ma spiegano anche che con Avastin gli eventi avversi gravi arrivano al 40% dei casi, mentre con Lucentis al 32%.
“Solo per il 2013 – spiega il presidente della Società Oftalmologica italiana(Soi), Matteo Piovella – la spesa aggiuntiva prevista è di 600 milioni di euro, l’equivalente dei tagli alla sanità decisi dal Consiglio dei ministri per la legge di stabilità”. La Soi ha più volte ribadito l’equivalenza scientifica dei due farmaci, “ci sono studi internazionali – aggiunge Piovella – che acclarano l’efficacia e l’assenza di rischi specifici nell’uso intravitreale dell’Avastin, se adeguatamente frazionato e somministrato”. “Abbiamo calcolato che nella sola regione Lazio – spiega il coordinatore della commissione patologie oculari di Roma, Romolo Appolloni – sono stati eseguiti più di 20 mila trattamenti con Avastin, senza eventi avversi gravi, per una spesa calcolata di circa 400 mila euro. Gli stessi trattamenti se eseguiti con Lucentis avrebbero comportato una spesa di circa 24 milioni di euro”. La società Oftalmologica chiede dunque al ministero della Salute “di intervenire con decreto d’urgenza per garantire l’accesso ad una terapia utilizzata normalmente e senza conseguenze da milioni di pazienti in tutto il mondo compresi gli Stati Uniti”. Altrimenti gli oculisti italiani sono pronti alla disobbedienza etica per continuare la somministrazione dell’Avastin in pazienti affetti da maculopatia.