Bosco Lanerossi salvo. I cittadini: «Ora salviamo Ca’ Alte»

Il bosco Lanerossi a Vicenza è salvo, rimarrà un bosco urbano: «IRICAV 2 e RFI cercheranno soluzioni alternative per l’area di cantiere, senza che ciò comporti consumo di suolo e verde» lo fanno sapere i comitati che si sono battuti per salvare gli alberi.

«Nel bosco Lanerossi era prevista un’area di cantiere TAV che avrebbe comportato l’abbattimento di 11.000 metri quadrati di bosco spontaneo, formatosi nell’arco di 30 anni – spiega Sana Mubashar de “I boschi che resistono” –  Questo abbattimento si voleva compensare con un “ripristino” dell’area verde, ma quest’azione è stata ritenuta impossibile data la biodiversità presente. La decisione IRICAV 2 e RFI, che quindi salva il bosco, dovrebbe essere definitiva, ma vogliamo che il bosco Lanerossi diventi un’area pubblica di proprietà comunale, a disposizione della comunità, e che venga preservato come area boschiva, non più soggetta a variazioni urbanistiche».

La mobilitazione cittadina è stata determinante per arrivare a questa decisione. «È grazie alla partecipazione, a partire da maggio 2024 nelle varie manifestazioni, presìdi, dibattiti, assemblee ed eventi artistici e culturali nei boschi che siamo riusciti a portare l’amministrazione comunale ad aprire un tavolo di trattativa con RFI e IRICAV 2; tavolo che ha portato al primo grande risultato» prosegue Sana.

Sempre a Vicenza, però, nello stesso quartiere del bosco Lanerossi si trova anche il Bosco di Ca’ Alte, che copre ben 14.000 mq e ha un ecosistema riconosciuto per la sua biodiversità. I cittadini vogliono evitare anche il suo abbattimento, «che porterebbe alla distruzione di un rifugio climatico fondamentale per Vicenza – aggiunge Sana – I medici ISDE (e non solo) hanno più volte sottolineato le conseguenze di proseguire con il raddoppio dei binari, che porterebbe a un inquinamento sproporzionato delle acque (con la presenza di PFAS nelle falde) e dell’aria (a causa delle polveri sottili PM10 e PM2.5). Inoltre, con l’avvio dei cantieri in un contesto urbanizzato, si causerà inquinamento acustico, con potenziali ripercussioni sulla salute dei residenti in zona. Opere speculative come la TAV avranno sempre ripercussioni sulle persone, soprattutto se si considera che si tratta di progetti vecchi di 30 anni. Oggi esistono tecnologie più moderne ed efficienti che permetterebbero di aumentare la capacità della linea senza devastare la città, come nel caso dell’Opzione Zero. L’Opzione Zero eviterebbe le opere complementari e compensative, che sono sostanzialmente cemento e asfalto. Si risparmierebbero, infatti, 30 km di nuove strade a fronte di soli 10 km di ferrovia (che non ha nulla di strategico per la società). Per tutti questi motivi, non possiamo fermarci. Continueremo a presidiare il bosco di Ca’ Alte, a farlo vivere alla cittadinanza, a chiedere lo stop dei cantieri a Vicenza Ovest e a lottare per l’Opzione Zero per Vicenza».

LEGGI IL LIBRO-INCHIESTA “ALBERI: FERMIAMO LA MATTANZA”

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