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Commissione Europea: «Italia, punti deboli nei controlli sugli OGM»

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Una relazione della Direzione generale della Salute e della Sicurezza alimentare della Commissione Europea ha rilevato un serie di punti deboli nei controlli che l’Italia mette in atto per rilevare gli OGM.

Commissione Europea: «Italia, punti deboli nei controlli sugli OGM»

Una relazione della Direzione generale della Salute e della Sicurezza alimentare della Commissione Europea ha rilevato un serie di punti deboli nei controlli che l’Italia mette in atto per rilevare gli OGM.

«Vi è una serie di punti deboli, tra cui il fatto che non sono stati affrontati in modo soddisfacente i rischi connessi alle materie prime per mangimi importate e l’assenza di controlli documentati relativi all’etichettatura e alla tracciabilità degli organismi geneticamente modificati»: è quanto si legge nella relazione. «Di conseguenza i controlli ufficiali non offrono un livello soddisfacente di garanzia che i mangimi commercializzati in Italia siano conformi ai requisiti dell’Unione europea in materia di organismi geneticamente modificati».

E ancora: «La designazione in corso di laboratori ufficiali che non sono in grado di effettuare le analisi richieste ha comportato notevoli ritardi nel trattamento dei campioni di alimenti e mangimi; le non conformità non sono pertanto rilevate tempestivamente».

Riguardo alle sementi, «sussistono punti deboli significativi in materia di campionamento e analisi; il sistema di controllo non offre pertanto ragionevoli garanzie che le sementi seminate in Italia siano prive di organismi geneticamente modificati. L’importanza di istituire un sistema di controllo efficace è dimostrata dal fatto che nel 2024, nonostante i punti deboli nei controlli, il 3% dei campioni di semi di soia importati e quasi il 4% dei campioni di semi di soia sottoposti a prove mediante controlli effettuati dagli operatori stessi contenevano organismi geneticamente modificati».

La DgSante della UE ribadisce anche che «negli ultimi 20 anni il sistema generale di controllo delle sementi non si è evoluto in modo da riflettere i nuovi rischi e definire criteri adeguati per determinare la conformità. Infine non si utilizzano tutte le informazioni disponibili per orientare i controlli ufficiali in base al rischio». 

E: «Il sistema di controlli ufficiali nei mangimi è indebolito dall’insoddisfacente risposta ai rischi connessi alle materie prime per mangimi importate, dal fatto che non vengono sottoposti a prove tutti i campioni per tutti gli eventi GM pertinenti, nonché dall’assenza di prove documentali che dimostrino i controlli sui requisiti in materia di etichettatura e tracciabilità e sull’obbligo per gli operatori di disporre di un sistema che eviti la presenza accidentale di OGM nei mangimi non GM. Di conseguenza i controlli ufficiali non offrono un livello soddisfacente di garanzia che i mangimi commercializzati in Italia siano conformi ai requisiti dell’UE in materia di OGM». La relazione arriva proprio mentre in UE si sta discutendo di sdoganare i nuovi OGM eliminando tracciabilità ed etichettatura, con la conseguenza che agricoltori e consumatori non potranno più conoscere le eventuali contaminazioni o la natura di ciò che mangiano.

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LETTURE UTILI

PERCHE’ FERMARE I NUOVI OGM

La deregolamentazione di un’ondata di nuovi Ogm in Europa può cambiare per sempre l’agricoltura e il cibo che mangiamo.
Finora gli obblighi di tracciabilità, etichettatura e valutazione del rischio secondo il principio di precauzione avevano evitato a Italia ed Europa l’invasione di coltivazioni figlie dell’ingegneria genetica e del cibo creato in laboratorio. Ora però la Commissione Europea sta cancellando ogni vincolo per le cosiddette New Genomic Techniques (NGT), ribattezzate in Italia Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA), compresa la possibilità per gli Stati di vietarle sul loro territorio. In questo libro si intrecciano storia della biologia, inchiesta giornalistica e testimonianze dai movimenti, per raccontare gli enormi interessi e le relazioni pericolose tra multinazionali, politica e scienziati che rischiano di compromettere la vera transizione agroecologica, i diritti dei contadini sui semi e quelli dei consumatori a una scelta informata.

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