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Navdanya: «Rigenerare il suolo ci garantisce futuro»

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«La chiave del cambiamento risiede nel ritorno a un’agricoltura che rispetti la terra, la diversità biologica, i cicli naturali, le comunità»: lo afferma Navdanya International in occasione della Giornata del suolo.

Navdanya: «Rigenerare il suolo ci garantisce futuro»

«Ogni giorno calpestiamo il suolo su cui crescono i nostri alberi, i nostri ortaggi, da cui traiamo cibo, acqua, vita. Eppure, troppo spesso, dimentichiamo che sotto i nostri piedi si cela un universo complesso e fragile, la base concreta di ogni ecosistema e della nostra stessa sopravvivenza. La Giornata Internazionale del Suolo, che ricorre il 5 dicembre di ogni anno, ci offre un momento per fermarci e riflettere su quel mondo nascosto, e su quanto sia urgente e vitale prendercene cura»: lo ricorda Navdanya International, l’associazione guidata da Vandana Shiva.

«Circa il 33% dei suoli mondiali è moderatamente o fortemente degradato per erosione, perdita di sostanza organica, squilibri nutrizionali, salinizzazione. In molti suoli arabili intensivi europei, i valori di sostanza organica si collocano intorno o al di sotto del 2%, associati a maggiore rischio di erosione, perdita di struttura e vulnerabilità alla siccità – prosegue Navdanya – Il declino del suolo è spesso invisibile, ma reale: l’agricoltura industriale, basata sulle monocolture, su combustibili fossili, pesticidi, concimi chimici e su un uso intensivo e predatorio della terra, ha causato un grave deterioramento della salute del suolo, dell’acqua, della biodiversità. Questa distruzione non colpisce solo la terra: colpisce la salute di chi abita il pianeta, la qualità del cibo, la diversità biologica e genetica, la capacità di adattamento degli ecosistemi».

«Il suolo impoverito è un suolo malato: un suolo che non sostiene più la vita nella sua complessità, un suolo che perde la sua memoria biologica, le sue sementi locali, la sua fertilità naturale. In questo contesto, la sovranità alimentare, la libertà dei piccoli agricoltori, la biodiversità diventano concetti tanto nobili quanto necessari» prosegue l’associazione.

Rigenerare suolo e comunità: semi, conoscenza, pratiche, giustizia

«La chiave del cambiamento risiede nel ritorno a un’agricoltura che rispetti la terra, la diversità biologica, i cicli naturali, le comunità. Un elemento centrale di questa visione è la libertà del seme: attraverso la creazione di banche comunitarie di sementi locali, è possibile tutelare l’autonomia dei contadini, preservare la biodiversità e garantire che il suolo e le piante restino legate alla cultura e ai bisogni delle comunità locali – scrive Navdanya – L’educazione agroecologica rivolta a agricoltori ma anche a giovani, scuole, comunità è parte integrante del processo di rigenerazione. Solo conoscendo il suolo, rispettandone i ritmi, scegliendo pratiche sostenibili, possiamo costruire un’agricoltura che nutre davvero, che cura il suolo e chi lo abita, che resiste all’assalto dei modelli industriali. Sistemi con rotazioni diversificate, colture di copertura e minime lavorazioni mostrano la capacità di stabilizzare o aumentare nel tempo la sostanza organica del suolo. L’aumento della sostanza organica migliora stabilità strutturale, capacità di ritenzione idrica, attività biologica e resilienza del suolo. I suoli agricoli considerati “in buono stato” si collocano spesso in classi di 2–6% di carbonio organico; le pratiche rigenerative mirano a mantenere o riportare i suoli in questa fascia».

Custodire la terra, promuovere il cambiamento

In occasione della Giornata Internazionale del Suolo, «è fondamentale ascoltare e rilanciare il messaggio: il suolo non è una materia prima da sfruttare, è un essere vivente, una comunità invisibile che sostiene la vita, la biodiversità, la nostra sopravvivenza. Dobbiamo ripensare i nostri sistemi alimentari, abbandonare l’agricoltura predatoria, investire in agricoltura rigenerativa, in pratiche agroecologiche, in conservazione delle sementi e del suolo. Dobbiamo dare voce e potere ai custodi della terra, piccoli agricoltori, comunità, contadini, che con la loro cura e sapienza mantengono viva la fertilità e la diversità del pianeta».

«È un atto di giustizia sociale, ambientale e culturale: tutelare il suolo significa proteggere il diritto al cibo sano, alla natura, alla vita. Significa difendere le generazioni future, la biodiversità, il clima – prosegue Navdanya – Celebriamo questa giornata non con gesti simbolici, ma con scelte concrete: sostenendo l’agricoltura rigenerativa, partecipando a iniziative comunitarie, educando alla consapevolezza ecologica, valorizzando i semi, i saperi, i terreni. Solo così potremo dare davvero un futuro al suolo e a noi stessi». 

Navdanya International promuove da tempo «un’agricoltura agroecologica e biologica, capace di riportare la terra al centro della vita, in armonia con la natura, invece che come mera risorsa da sfruttare. Nell’ambito del programma Terrae Vivae, attraverso progetti di ecoliteracy, ricerca e coinvolgimento diretto di contadini e comunità, Navdanya diffonde un modello di agricoltura rispettosa della biodiversità, che non degrada il suolo, ma lo nutre e lo rende più fertile, vivo, vitale. Questa rigenerazione del suolo non è secondaria: è radice della salute ambientale, della sovranità alimentare, della resilienza contro i cambiamenti climatici».

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