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Ecco come cambierà il clima in Italia

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I cambiamenti climatici in Italia sono già evidenti, con la scomparsa delle mezze stagioni. Ma i fenomeni sono destinati ad estremizzarsi con siccità e alluvioni. Tra le zone più a rischio l’area del Po e la Toscana…
Non esistono più le mezze stagioni! Una frase fatta, quasi banale, che rischia di essere fraintesa e sottovalutata, soprattutto in Italia, dove i fenomeni climatici estremi sono sempre più frequenti.
Mentre i i centri di ricerca più autorevoli come il Giss della Nasa e il Noaa hanno confermato l’anno 2015 come il più caldo mai registrato sulla Terra, nel paese si contano i danni di alluvioni e siccità. E gli scienziati stilano delle previsioni sempre meno positive.
È la volta del  Centro Euromediterraneo per i Cambiamenti climatici (Cmcc) che ha ipotizzato nuovi preoccupanti scenari per gli anni a venire.
E’ previsto, infatti, un aumento di periodi aridi, caratterizzati cioè da giornate consecutive senza precipitazioni particolarmente significative, in regioni quali la Toscana, Calabria, Sardegna, Veneto e arco alpino. Tali periodi potrebbero aumentare anche fino al 30%, secondo lo scenario “medio” (lieve aumento delle emissioni) in Toscana, giungendo fino all’80% per lo scenario peggiore, sempre in Toscana.
Una delle zone più a rischio è il bacino del Po, dove sono previsti due rischi opposti nella stessa zona: rischio alluvioni in autunno e inverno, aumento del rischio dei periodi di magra in estate. Gli effetti delle magre sono stati già osservati ad esempio nel 2003 quando la mancata produzione di energia idroelettrica ha provocato perdite per 280 milioni di euro, mentre la siccità del 2007 sempre per lo stesso comparto ha registrato una cifra di 670 milioni di euro. Nella zona di Pontelagoscuro le settimane di magra saranno 4 volte quelle attuali.
Altra conseguenza temuta e sempre più probabile sarà l’inversione marina, con l’ingresso del cuneo salino lungo il fiume a causa della diminuzione della portata d’acqua dolce, con danni per agricoltura e industria. Quindi, in sostanza, per il Po si prospettano oltre due mesi di magra in estate, quando evaporazione e traspirazione mettono a dura prova le coltivazione e l’afa provoca evidenti difficoltà per l’industria zootecnica.
 Le precipitazioni invernali al nord e in particolare in Liguria, secondo lo scenario “medio” aumenteranno, andando oltre i 4-5 millimetri al giorno nello scenario più pessimista (con maggiori emissioni di gas serra), accentuandone così la stagionalità.
Si verificherà un incremento degli eventi meteo estremi, come i periodi aridi, caratterizzati cioè da giornate consecutive con precipitazioni inferiori a un millimetro al giorno che, in regioni come la Toscana, potrebbero aumentare tra il 30%, secondo lo scenario “medio”, e giungendo fino all’80% per lo scenario pessimistico. Tra le colture a rischio la vite e l’olivo, per via della siccità.

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