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“Folle il carbone a Saline Ioniche”

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«Il progetto di realizzare una centrale a carbone a Saline Ioniche (Rc) è antieconomico, contro l'ambiente e non guarda al futuro. Il carbone è il combustibile fossile più inquinante e già oggi nel paese abbiamo più impianti energetici convenzionali di quelli che servono": così Ermete Realacci, presidente della commissione ambiente della Camera.
«Il progetto di realizzare una centrale a carbone a Saline Ioniche (Rc) è antieconomico, contro l’ambiente e non guarda al futuro. Il carbone è il combustibile fossile più inquinante e già oggi nel paese abbiamo più impianti energetici convenzionali di quelli che servono. Anzichè progettare altre centrali termoelettriche, tanto più se alimentate dal carbone, bisognerebbe selezionare gli impianti esistenti in base alla loro efficienza e al loro impatto su ambiente e salute. Proprio per chiedere di rivedere il progetto Saline Ioniche ho presentato una interrogazione al presidente del consiglio dei ministri e ai ministri dello sviluppo economico, dell’ambiente e per gli affari regionali sottoscritta anche dai colleghi Oliverio, Magorno e Covello». Lo afferma il presidente della commissione ambiente della Camera, depositando una interrogazione sul contestato progetto di Saline Ioniche.  «Sul progetto, la costruenda centrale a carbone da 1.320 megawatt che costerebbe oltre un miliardo di euro- prosegue Realacci- pesano non solo queste tare ma anche la ferma opposizione di regione, enti locali, associazioni, liberi cittadini e diversi ricorsi al Tar. Peraltro, come evidenziato da Legambiente nel suo recente report su Saline Ioniche inviato al ministro Guidi, il socio di maggioranza, il gruppo svizzero a partecipazione pubblica Repower Ag, ha ufficializzato l’uscita dal progetto a seguito del referendum popolare dello scorso settembre che ha stabilito che le aziende svizzere a partecipazione pubblica non possono investire in centrali a carbone neanche al di fuori dei confini nazionali. Quanto basta per tirare il freno a mano su questo progetto costoso, dall’esito incerto ma dal sicuro impatto ambientale”. «Ai ministri interrogati ho quindi chiesto se vogliano revocare il dpcm del 15 giugno 2012 che ha sancito la compatibilità ambientale e autorizzato la realizzazione della centrale», prosegue Ermete Realacci.    «Non bisogna prendere in giro i cittadini calabresi: La centrale non si farà mai, la stessa Repower riteneva improbabile la sua effettiva realizzazione sin dal gennaio 2013 e in ogni caso non passa certo per il carbone la via dello sviluppo. Proprio per sostenere una diversa idea di crescita- conclude il democratico- ho, inoltre, chiesto ai ministri interrogati se intendano istituire di concerto con la regione un tavolo tecnico interministeriale per definire, anche sfruttando le risorse dei fondi comunitari, un piano di sviluppo sostenibile per Saline Ioniche centrato sulla valorizzazione delle locali risorse ambientali e culturali, capace di migliorare la qualità della vita e di attrarre nuovi investimenti e flussi turistici nell’area grecanica. Piano che potrebbe basarsi su cinque azioni strategiche: riqualificazione del porto a scopo turistico, bonifica degli insediamenti produttivi abbandonati e del waterfront, piano di sviluppo delle microfiliere produttive, promozione delle filiere agricole di qualità a partire da quella del bergamotto e interventi di riqualificazione dei borghi a fini turistici».

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