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Le centrali a carbone si bevono l’acqua per un miliardo di persone

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Oltre ad avvelenare l'aria e a minacciare il clima le centrali a carbone consumano una quantità d'acqua pari al fabbisogno di un miliardo di persone. Il nuovo rapporto di Greenpeace
in Italia 13 centrali a carbone producono quasi un terzo dell’energia consumata dai cittadini, che però devono respirare fumi e polveri cancerogeni e pericolosi per il clima. Il problema però riguarda anche il consumo idrico, in Italia e non solo. Il nuovo rapporto diffuso da Greenpeace in occasione della Giornata mondiale per l’Acqua, ci dice che centrali elettriche a carbone di tutto il mondo impiegano una quantità acqua sufficiente a soddisfare i bisogni di un miliardo di persone. E il numero è destinato a raddoppiare se verranno costruite tutti gli impianti ancora in programma.  
«Ora sappiamo che il carbone non solo inquina i nostri cieli e accelera i cambiamenti climatici, ma ci priva anche della nostra risorsa più preziosa: l’acqua», ha detto Harri Lammi, attivista di Greenpeace.
Una centrale elettrica a carbone da 500 MW, per le operazioni di raffreddamento, può impiega l’acqua di una piscina olimpionica ogni tre minuti.
L’analisi ha stimato l’uso di acqua di ciascuna delle 8.359 centrali esistenti al mondo (1.811 GW), così come di tutte le 2.668 centrali elettriche proposte (1.300 GW) che potrebbero essere costruite. La valutazione combina la quantità di acqua utilizzata nella produzione di energia elettrica e quella impiegata nell’estrazione del carbone.
 
I risultati dicono che il 44% degli impianti già esistenti e il 45% di quelli programmati, sorgerebbero in aree in stato di stress idrico, cioè dove l’uso dell’acqua sta già provocando significativi impatti sugli ecosistemi.
Circa un quarto delle nuove centrali termoelettriche, 283 impianti per 318 GW, dovrebbe trovare posto in regioni che già vivono un deficit di acqua dolce: questo significa che le risorse idriche vengono consumate in tempi più brevi rispetto a quelli di reintegro. I luoghi in deficit sono stati messi su una lista rossa dagli attivisti. Essa contiene anche quelli già esistenti nelle zone sensibili, 690 per 453 GW, che rappresentano circa il 25% dell’installato.
La responsabilità di questo impatto è soprattutto della Cina, Paese in cui si brucia e si estrae la maggior parte del carbone del mondo. Quasi la metà delle nuove centrali cinesi dovrebbe sorgere in zone che compaiono nella “lista rossa”. Subito dopo vengono India e Turchia, ciascuno con il 13% delle centrali elettriche programmate in zone di deficit idrico.
La ricerca è sostanzialmente in linea con i dati diffusi dalla International Energy Agency nel 2012, la quale suggeriva che la quantità di acqua utilizzata nella produzione di energia elettrica potrebbe aumentare dell’85% tra il 2010 e il 2035.
Leggi il rapporto di Greenpeace sul consumo d’acqua delle centrali a carbone

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