Ubi: in aiuto a un’ecologia a tutto tondo
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Sono oltre 1300 i progetti in difesa dell’ambiente, per la giustizia sociale, l’accoglienza e la salute globale realizzati dal 2017 a oggi anche grazie al sostegno dell’Unione Buddhista Italiana.
di Marta Valota
Prendersi cura di bambini senza famiglia e ragazze madri in Madagascar favorendo il loro benessere psicofisico attraverso la semina e la cura del verde; far fronte ai cambiamenti climatici in Kenya rafforzando l’interconnessione e il contatto esistente tra persone, animali e ambiente per raggiungere la salute globale; promuovere una carovana contadina in marcia in tutta Italia per salvaguardare il diritto ad un’alimentazione sostenibile, ecologica, sociale. E poi ancora: dar vita ad un orto sociale per recuperare il rapporto originario tra uomo e natura valorizzando l’agroecologia e una cultura sostenibile. Prendersi cura in Marocco di animali abbandonati e sfruttati e creare percorsi formativi per giovani disoccupati che decidono di lavorare nei rifugi e nei santuari animali. La speranza di creare società sostenibili, più giuste e armoniose è ancora possibile? La risposta è affermativa se si volge l’attenzione agli oltre 1300 progetti in difesa dell’ambiente, per la giustizia sociale, l’accoglienza e la salute globale, realizzati dal 2017 a oggi anche grazie ai fondi dell’8×1000 dell’Unione Buddhista Italiana. Insieme ne ripercorriamo alcuni.
HEAL Kenya
In Kenya i cambiamenti climatici stanno mettendo in ginocchio le comunità pastorali nomadi. Prima la siccità, poi le inondazioni: raccolti distrutti, bestiame perso, vite stravolte. Dal bestiame in queste aree dipende gran parte della sussistenza, e se un animale si ammala può mettere in pericolo non solo l’economia di una famiglia, ma anche la sua salute. L’accesso alle cure è limitato: le strutture sanitarie locali non raggiungono facilmente le popolazioni nomadi. Il progetto HEAL Kenya (Health, Environment and Animal Link) è un’iniziativa di Amref Health Africa che applica l’approccio della salute globale (One Health) per affrontare le sfide interconnesse tra salute umana, animale e ambientale. L’obiettivo è migliorare il benessere delle comunità rurali, in particolare quelle pastorali nomadi, attraverso l’accesso integrato a servizi sanitari e veterinari, l’educazione alla salute e la promozione di pratiche sostenibili per contrastare gli effetti del cambiamento climatico.
Amref Health Africa-Italia con questo progetto interviene attraverso il rafforzamento delle piattaforme di innovazione(1), il miglioramento della raccolta e della diffusione dei dati metereologici attraverso le reti comunitarie di osservazione, e coinvolgendo le autorità locali perché assumano un ruolo guida nella gestione e diffusione dei nuovi strumenti di intervento integrandoli nei piani sanitari nazionali. Il progetto ha poi attivato delle cliniche mobili per raggiungere le aree più remote e visitare i pazienti più fragili come i bambini dagli 0 ai 5 anni e le loro madri con servizi di assistenza prenatale. Le cliniche mobili svolgono anche un importante lavoro di formazione e prevenzione delle malattie e infezioni che si possono trasmettere dagli animali all’uomo e danno supporto alla cura dei capi di bestiame malati. Un sistema di monitoraggio meteorologico permette poi di organizzare la vita di comunità: piogge, siccità e altri tipi di fenomeni metereologici vengono condivisi in tempo reale e permettono di migliorare l’adattamento delle popolazioni ai cambiamenti climatici.
La carovana contadina che attraversa l’Italia
Incontrare, mappare e mettere in rete le realtà che in Italia praticano la cultura dell’agroecologia per raccogliere esperienze positive e buone pratiche, oltre a far emergere anche le difficoltà che le comunità rurali affrontano quotidianamente. Sono questi gli obiettivi della Carovana Contadina per la sovranità alimentare partita nei mesi scorsi dalla provincia di Asti per un viaggio in 9 tappe attraverso 8 regioni italiane per incontrare e mettere a confronto realtà locali che fanno dell’agricoltura di piccola scala, biodiversa e rispettosa dei diritti la propria missione. Il progetto, realizzato dal Centro Internazionale Crocevia, organizzazione che lavora con le comunità locali per promuovere attività di agroecologia rispettose dei diritti dei contadini e dei lavoratori agricoli è promosso in collaborazione con Area Ecologia di UBI, la sezione di Unione Buddhista Italiana che si occupa di ecologia profonda sostenendo il riconoscimento dei diritti della natura, l’agricoltura rigenerativa e i movimenti dei piccoli agricoltori e di chi si dedica alla cura degli esseri senzienti. Il progetto ha un obiettivo importante di condivisione e sensibilizzazione sulla pratica agroecologica come strumento per la sovranità alimentare, attraverso il dialogo e la creazione di alleanze tra gli attori del cambiamento e la diffusione di una cultura ecocentrica e rigenerativa dei suoli.
Siso: il progetto di Sea Shepherd che difende il Tirreno
Si stima che solo nell’Arcipelago delle Eolie, ogni anno, vengano calati più di 5000 FAD(2) illegali per un totale di 10.000 Km di attrezzature illecite. Questo sistema di pesca è letale per le tartarughe Caretta Caretta e altre specie che spesso vi rimangono imprigionate durante le rotte migratorie. In collaborazione con il Ministero dell’Ambiente, la Guardia Costiera, la Capitaneria di Porto di Catania e la Guardia di Finanza sezione Milazzo, l’Operazione Siso promossa dall’associazione internazionale Sea Sheperd, ha l’obiettivo di proteggere il delicato ecosistema del sud del Tirreno dalla pesca illegale non documentata e non dichiarata, in particolare dall’uso delle reti “Spadare”, note per aver ucciso capodogli, tartarughe, tonni, pesci spada, squali e mammiferi marini e dall’uso indiscriminato dei FAD. L’Operazione Siso 4 è un intervento mirato ad individuare e ad abbattere “i muri della morte”, altro nome con cui sono tristemente note le labirintiche reti che hanno messo fine alle migrazioni di Siso (capodoglio morto nel 2017) e a quelle di tanti altri esemplari del fondo acquatico del Sud Tirreno. Oltre al pattugliamento in mare, l’Operazione Siso svolge anche un’attività di pattugliamento aereo, con conseguente raccolta di dati da inviare alle Autorità e alle unità navali di Sea Shepherd.
Educazione e sensibilizzazione al benessere animale in Marocco
L’abbattimento massiccio di cani randagi perpetrato in varie città del Marocco ancora agli inizi del 2023 ha indignato l’opinione pubblica nazionale ed internazionale e sollevato un duplice problema. Da un lato, si è assistito all’attuazione da parte delle autorità pubbliche di azioni che contravvengono ad ogni norma etica e religiosa di compassione verso gli altri esseri viventi. Dall’altro è stata violata la convenzione siglata nel 2019 tra Ministero degli Interni, Ministero della Sanità, ONSSA (Office national de sécurité sanitaire des produits alimentaires) e Ordine dei Veterinari del Marocco. Il progetto “Esseri non umani: educazione e sensibilizzazione al benessere animale in Marocco” realizzato da Iscos Lombardia nella provincia di Chichaoua (a 50 km da Marrakech), ha l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione locale al rispetto degli animali e promuovere il lavoro dignitoso formando in modo specialistico i giovani operatori dei rifugi Coer Propre e Pan Marrakech. Con il coinvolgimento di figure esperte sono stati realizzati corsi di formazione per favorire l’approccio zooantropologico e l’interazione diretta con cani e gatti fondata sull’empatia, ma anche sul riconoscimento degli stati d’animo degli animali, spesso feriti e in stato di malessere psicoemotivo.
Mora Mora: il progetto in Madagascar dedicato all’ecosostenibilità
“Mora Mora” in malgascio, lingua del Madagascar, significa “piano piano”, ovvero entrare in sintonia con la natura e i suoi tempi per guarire e crescere in armonia, nel rispetto di ogni essere senziente. Il progetto, promosso dall’Association Marie Mere du Bon Pasteurè stato concepito per ampliare la struttura preesistente, creata dall’Associazione stessa nel 2021 all’interno del villaggio Izahai Dia! (“Noi siamo!) in provincia di Fianarantsoa, nel sud del Madagascar. Agli edifici già presenti, costruiti per ospitare bambini senza famiglia e ragazze madri sopravvissute a violenza, se ne aggiungerà un altro, a due piani: un luogo sicuro e in buone condizioni igienico sanitarie dove gli ospiti potranno condividere i pasti e avranno spazio per giocare, per creare e per studiare. Ma non è tutto. La struttura accoglierà altri 25 bambini assicurando loro cura e assistenza medica. I bambini, inoltre, si dedicheranno alla semina e al giardinaggio sul verde che perimetra l’edificio. I giovani ospiti e le madri vittime di povertà e traumi riceveranno incontri e un’educazione all’armonia e all’ecosostenibilità nel rispetto delle tradizioni e delle culture più antiche.
Un orto sociale per rigenerare la terra e le persone
Quattro ettari di terreno dedicati alla coltivazione orticola con metodi sostenibili, un laboratorio per lavorazione del legno e l’inclusione sociale di uomini maggiorenni con storie di fragilità. Succede in provincia di Padova con il progetto Orto sociale realizzato da Sine Modo APS che nel segno dell’interdipendenza, della responsabilità e del recupero del rapporto originario con la natura ha dato vita ad un progetto che valorizza soprattutto le pratiche agroecologiche e diffonde una cultura ecosostenibile. L’orto sociale è limitrofo alla casa di accoglienza di Sine Modo, nel Comune di Tribano, nella Bassa Padovana non lontano da Monselice: un contesto rurale e comunitario che può ospitare fino a 15 persone e che possiede un appezzamento di terreno diviso tra l’orto, una zona per le piante officinali, un frutteto e uno spazio dedicato a una piccola fattoria sociale con animali. Sine Modo parte sempre dal principio che le persone, qualsiasi sia la loro storia, sono sempre una risorsa. Gli ospiti della casa, seguiti da un tutor agricolo, sono persone in difficoltà segnalate dai servizi sociali che traggono beneficio dal contatto con la natura, ma l’esperienza è aperta a tutti quelli che vivono sul territorio. L’orto è di fatto condiviso con tutta la comunità, con chi ha problemi economici o semplicemente non ha un proprio orto e può così coltivare un pezzo di terra, portando a casa i frutti del proprio lavoro.
L’importanza dei finanziamenti dedicati a progetti sociali, ambientali e umanitari
Creare consapevolezza e stimolare una partecipazione attiva rispetto a responsabilità collettive che hanno a che fare con la tutela dell’ambiente e la costruzione di società più accoglienti e inclusive: sono questi gli obiettivi alla base della scelta di Unione Buddhista Italiana di finanziare, attraverso i fondi dell’8×1000, progetti dal valore sociale, ambientale e umanitario. «I criteri della messa a bando dei fondi sono fissati dalla legge del 2012 che prevede da un lato la messa a bando dei fondi per cui UBI ha ottenuto una preferenza espressa di destinazione dell’8×1000 e una seconda quota di fondi frutto della ripartizione delle non scelte in fase di dichiarazione dei redditi. Questa quota viene ripartita tra tutti gli enti destinatari dell’8×1000 che decidono come ridistribuirli» spiega Giovanna Giorgetti, vicepresidente di Unione Buddhista Italiana. «La nostra scelta è quella di metterli a bando proponendo annualmente dei filoni tematici a noi cari come la cura degli esseri umani e non umani o il tema dell’ambiente, che è il filo conduttore del bando di quest’anno». Il diritto a esistere e vivere vale sia per gli esseri umani che per gli esseri non umani, e anche per la Terra. «Gli elementi della natura, intesa come insieme e come tutto, quindi l’acqua, l’aria, la terra, gli animali, hanno di per sé un valore intrinseco e non un valore in quanto collegati all’essere umano. Occorre spostare lo sguardo e cambiare approccio passando da una visione antropocentrica ad una visione ecocentrica, ed è quello di cui si occupa il settore ecologia di UBI» spiega Silvia Francescon, responsabile dell’area ecologia e agroecologia di Unione Buddhista Italiana. «I nostri progetti, penso ad esempio a “Coltivare GAIA” di formazione in agroecologia e che coinvolge Mondeggi bene Comune e la Rete Semi Rurali, sono co-progettati e co-realizzati con l’Area Ecologia di UBI. La nostra è una scelta voluta e consapevole oltre che un atto di restituzione alla collettività di fondi che riceviamo e che diventano, così, un patrimonio comune e tangibile».
1) Le Multistakeholdes Innovation Platforms sono uno strumento che consente di identificare gli attori della catena del valore, esaminare i punti deboli della catena stessa, creare e rafforzare i partenariati e l’apprendimento collaborativo tra gli attori (sia pubblici che privati).
2) Fish Aggregating Device.

