Sul Fondo Globale per la lotta contro AIDS, tubercolosi e malaria gravano conflitti tra interessi privati e responsabilità pubblica. Un articolo sul British Medical Journal: «Accettare finanziamenti dall’industria alimentare e dell’alcol vale il rischio che si può così recare alle politiche sanitarie?».
Il Fondo Globale, istituito nel 2001, è un partenariato tra governi, società civile, settore privato e persone affette dalle malattie che raccoglie ed investe finanziamenti per sostenere programmi gestiti da esperti locali nei paesi e nelle comunità colpite dalle epidemie. Il Fondo rappresenta un importante meccanismo per trasferire risorse in paesi a basso e medio reddito ma, a seguito della crisi finanziaria globale del 2008 e della riduzione dei finanziamenti provenienti dai governi, negli ultimi hanno ha cercato di attrarre investitori privati e nel 2018 tre multinazionali si sono aggiunte ai donatori: Lombard Odier, Unilever e Heineken.
La collaborazione con la banca svizzera Lombard Odier servirà a sviluppare prodotti finanziari che permetteranno a chi investe nei progetti locali di massimizzare i benefici sulle tasse. Ma benefici fiscali riducono la quantità di fondi pubblici disponibili e hanno un impatto punitivo sulla capacità delle nazioni di affrontare le malattie e di garantire una copertura universale.
La collaborazione con Heineken utilizzerà l’esperienza dell’azienda nel marketing e nella distribuzione per assistere i programmi del Fondo nella distribuzione nell’“ultimo miglio”. La collaborazione è stata ampiamente criticata poiché legittima il ruolo dell’industria dell’alcool nel sostegno allo sviluppo. Un’alleanza di questo tipo potrebbe indebolire le politiche per ridurre i rischi alcool correlati e indebolire il messaggio che un uso di alcool elevato incrementa i fattori di rischio di HIV e tubercolosi.
La collaborazione con Unilever servirà al Fondo per finanziare la protezione delle giovani per l’HIV/AIDS mentre viene pubblicizzato il sapone dell’Unilever. Ma il ruolo del lavare le mani nel prevenire AIDS, tubercolosi e malaria e decisamente limitato in confronto ad altri fattori di rischio. Inoltre la multinazionale è a capo di molti marchi che producono cibo spazzatura che contribuisce all’epidemia di malattie croniche non trasmissibili; il paradosso è che il trattamento dell’HIV rende i pazienti più suscettibili alle malattie croniche correlate alla dieta.
Accettare finanziamenti dall’industria alimentare e dell’alcool nello sforzo di combattere AIDS, tubercolosi e malaria vale il rischio che la collaborazione con privati può recare ai sistemi sanitari, alle politiche contro l’alcool e alla malattie non trasmissibili?