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Quando piantiamo alberi piantiamo ossigeno

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"In Costa Rica la Vita è dappertutto: sugli alberi, nel cielo, nella collina di fronte, sotto i piedi. E così viene più naturale coglierne l'importanza e rispettarla”. La storia di Roberta e Dan, promotori del progetto Forest Foundation raccontata nell'articolo "Quando piantiamo alberi piantiamo ossigeno".
Qualche anno fa ho piantato la mia tenda per un mese in un pezzo di terra in Costa Rica di proprietà di un’anziana signora. Il pezzo di terra si trova sul lago Arenal, nella regione del Guanacaste e io le avevo chiesto il permesso ovviamente. “Nessun problema” aveva detto l’anziana signora. “Basta che me lo tieni pulito” aveva risposto. Dopo un paio di giorni di “pulizia” ho piantato la tenda e sono rimasto lì a vivere senza nessun pensiero particolare in testa. Mi pareva di essere stato fortunato, ma ancora non sapevo di essere stato fortunatissimo. Fu infatti solo dopo qualche giorno che scoprii di avere per confinanti Roberta Ward Smiley e Daniel Spreen Wilson.
Una scelta di vita
Roberta e Dan sono statunitensi e nella seconda metà degli anni ’70 lavoravano in Oregon in fattorie biologicheante-litteram, prendendosi cura delle mucche da latte (“parlavamo e cantavamo loro tutto il giorno. Le amavamo e loro amavano noi” dice Roberta). Sognavano di possedere una fattoria tutta loro, ma i prezzi della terra negli Stati Uniti erano proibitivi per le loro modeste possibilità economiche. “Ci capitò sotto mano un giornale con un articolo sulla Costa Rica. L’articolo spiegava che i terreni per agricoltura e pascolo erano a buon mercato. Vendemmo quel poco che avevamo e due settimane dopo partimmo con un piccolo camper Ford, senza conoscere nessuno né una sola parola di spagnolo” dice Dan.
Arrivarono in Costa Rica nel Luglio ’83 e vissero per qualche tempo nel loro camper a Pijije, un paesetto di poche anime che si affaccia sulla Interamericana, la strada principale che collega il paese da nord a sud. “I terreni da acquistare per lavorare con le nostre adorate mucche c’erano ed effettivamente costavano poco. Ma il suolo era povero, non pioveva mai ed il caldo era difficile da sopportare per noi che venivamo dal clima dell’Oregon. Di notte guardavamo le montagne che si ergevano in lontananza ad est. Abbiamo chiesto in giro e ci hanno detto che da quelle parti c’era un lago. Un giorno abbiamo deciso di andare a vedere”. Il lago di Arenal sorge a circa settecento metri di altezza sul livello del mare e le piogge in questa zona sono copiose. Sul lato sud-ovest si trova il vulcano (attivo) da cui il lago prende il nome. Grazie a questa combinazione di fattori il terreno (di natura lavica) è molto fertile ed il clima non giunge mai a picchi eccessivi di caldo o umidità. Roberta e Dan intuiscono che quello è il posto adatto. Cercano qualcuno che parli inglese e in capo a pochi giorni comprano un terreno da pascolo di undici ettari. “Era il più grande che potevamo permetterci con le poche migliaia di dollari di cui disponevamo”. I due aprono così la lorofinca lechera.“Le cose andavano bene” mi spiega Dan “ma dopo una decina di anni ci rendemmo conto che allevare vacche da latte è un’attività ad alto impatto ambientale. Lasciare un lavoro che ci piaceva e che avevamo costruito con fatica non è stato facile. Ma alla fine abbiamo preso il coraggio a quattro mani, dato via gli animali e deciso di riforestare i pascoli”. Nasce così, nel 1998La Riserva Forest Foundation. La loro proprietà si era nel frattempo ingrandita a quaranta ettari. Circa trenta sono tornati ad un grado di foresta secondaria nel breve volgere di otto anni, unicamente lasciando fare la natura. I restanti dieci però erano invasi da un’erba da pascolo di origine africana (non conosco il nome originale né quello scientifico, ma in Costa Rica, poeticamente, la chiamano “stella africana”) particolarmente forte e resistente, e qui la rigenerazione naturale non è stata possibile. Qui per riforestare c’è stato bisogno di intervento umano ma i due non si sono persi d’animo per così poco: hanno liberato il terreno dalla “stella africana”, sostituendola, metro per metro, con alberi nativi.
Il metodo di lavoro
Roberta e Dan chiamano il loro lavorooxigen farming, perché dicono: “Quando piantiamo alberi, ciò che facciamo veramente è ‘piantare’ ossigeno”.La Reservariforesta con mille alberi per ettaro di terreno, utilizzando oltre settanta specie diverse al fine di creare le migliori condizioni possibili per un aumento della biovarietà. Le buche vengono preparate con qualche giorno o settimana di anticipo, dopodiché gli alberi vengono portati sul posto e piantati il giorno stesso. Indicativamente in 8-10 anni si arriva ad un grado di riforestazione secondaria. Fino ad oggi Roberta e Dan sono stati impegnati in prima persona nell’intero processo necessario alla riforestazione. “Raccogliamo i semi nella foresta e li portiamo alla nostra nursery. Qui li facciamo crescere in bustine di plastica apposite e una volta pronti trapiantiamo gli alberi in campo” mi spiegano. Ma nell’ultimo anno la decisione di dedicare più tempo alla raccolta di fondi ha portato ad un cambio di strategia. OraLa Reservacollabora con “esterni” (scuole del posto, la comunità di indios Malekus di Guatuso, privati) che si occupano della raccolta dei semi e di seguirne la crescita, per poi acquistare le piantine pagandole 50 centesimi di dollaro ciascuna. L’obiettivo, oltre alla maggiore disponibilità di tempo, è di coinvolgere nei progetti di riforestazione le comunità locali, dando loro al tempo stesso un aiuto economico (ed alcuni soggetti in particolare, come nel caso dei Malekus, ne hanno particolarmente bisogno). Nel caso specifico dei privati, il ritorno è doppio: da un lato vengono pagati per far crescere le piante, dall’altro, se interessati, ricevono una sorta di “affitto” per riforestare i propri terreni.
Reperimento fondi e strategie di lavoro
Nei primi dieci anni le cose si sono mosse lentamente per mancanza di fondi (provenienti unicamente da donazioni private, principalmente parenti ed amici), ma nell’ultimo periodo le cose stanno cambiando. Il lavoro svolto fino ad ora ha portato grande visibilità eLa Reservaha ottenuto uno spazio dedicato permanente nel sito www.globalgiving.org che assicura una entrata costante. In aggiuntaGiant Studios(che ha prodotto il film “Avatar”) ha effettuato una consistente donazione grazie alla quale sono riusciti a portare a termine un importante progetto denominato“Connecting forest islands in Costa Rica”.La strategia scelta per “convertire” terreni è quella di pagare un “affitto annuale” (con contratto di durata pluriennale) a privati, che evitano così di dedicarli al pascolo (l’intera zona è ricca di fincas de leche) o alla vendita per speculazione edilizia. Nello specifico il focus attuale è il recupero di corridoi che separano aree boschive per creare uncontinuumfondamentale per la biodiversità. Gli animali selvaggi in Costa Rica sono tanti e senza questa continuità di habitat naturale le loro possibilità di sopravvivenza si ridurrebbero drasticamente. “Bisogna capire” dice Roberta “che gli animali sono fondamentali per la foresta così come la foresta lo è per loro”. Il benessere di uno è il benessere dell’altro e in ultima analisi il benessere di entrambi rappresenta quello dell’essere umano.
Educazione ambientale
La Reservaè anche molto impegnata nell’opera di educazione ambientale coinvolgendo in tal senso le comunità locali. Vengono organizzati incontri e presentazioni nelle scuole, con le comunità indigene, con le varie istituzioni locali. “Questa parte del lavoro mi piace tantissimo perché vedo gli occhi dei partecipanti illuminarsi e questo mi infonde grande energia nel continuare la nostra opera” dice Roberta. Ma più che le presentazioni e le conferenze che si svolgono al chiuso di una stanza, sono i tour (gratuiti per le scuole) a rivestire un ruolo fondamentale nell’opera di educazione ambientale. Vedere una presentazione in powerpoint non è come essere nella foresta e lasciarsi incantare dalla magia dei suoi colori e dei suoi suoni, vedere gli animali e i vegetali, assaporarne i profumi, insomma “viverla” con il coinvolgimento dei nostri cinque sensi. Di ritorno da uno di questi tour nello scorso mese di marzo, Cesár Loaiciga, un alunno di quindici anni delColegio Tecnicodi Tronadora (un paese a pochi chilometri di distanza), ha proposto al preside della sua scuola di riforestare un ampio terreno di proprietà della scuola stessa. Ottenuto il permesso, Cesár ha collaborato conLa Reservanella stesura di un progetto di lavoro e il 1 Agosto, studenti e volontari hanno messo a dimora gli alberi.
La sensibilità dei Ticos verso l’ambiente
Con Roberta e Dan abbiamo avuto lunghissime conversazioni sulla sensibilità deiticosnei confronti dell’ambiente. Loro sostengono che il fatto di vivere ancora a stretto contatto con la natura rende questa consapevolezza spontanea: “In Costa Rica la Vita è dappertutto: sugli alberi, nel cielo, nella collina di fronte, sotto i piedi. E così viene più naturale coglierne l’importanza e rispettarla”. E’ inoltre importante considerare che oltre un quarto del territorio nazionale è protetto dallo Stato (oltre ad innumerevoli riserve private) e sono continue le campagne che invitano la popolazione a piantare alberi come mezzo più efficace per combattere il riscaldamento globale nonché la scarsità d’acqua dolce che inevitabilmente il mondo affronterà negli anni a venire**. Chiaramente lo sviluppo turistico ed economico hanno parzialmente afflitto l’ambiente naturale del paese, ma non nutro dubbi che in generale lo sforzo per la salvaguardia del patrimonio naturale sia qui molto maggiore che in ogni altro paese al mondo.
I progetti futuri
Come già detto, la strategia che intendono perseguire nella loro opera di riforestazione è quella dell’ “affitto” annuale da riconoscere a proprietari privati. Non solo perché è ovviamente una strada economicamente perseguibile (l’acquisto richiederebbe somme ingenti), ma anche perché, dice Roberta, “crediamo che il coinvolgimento diretto di una moltitudine sempre più grande di attori, sia fondamentale per il nostro “successo” nel lungo periodo”. Per l’anno 2010 è già stata prevista la riforestazione di numerosi corridoi privati in Costa Rica mentre l’obiettivo ad ampio raggio e lungo termine è quello di riforestare e preservare le foreste della fascia tropicale in tutto il mondo. Proprio in questa ottica hanno appena iniziato ad operare in Ecuador. Dal Giugno 2009 infatti stanno sviluppando un progetto di riforestazione e conservazione su larga scala coinvolgendo proprietari ed istituzioni, in un’area denominata Ayampe che si trova sulla costa pacifica del paese sudamericano. Roberta e Dan sostengono con passione che l’essere umano debba essere custode della Natura e non il suo carnefice. “Siamo certi che se ridiamo qualcosa alla nostra Madre Terra, essa ricompenserà abbondantemente noi, le generazioni che verranno, e tutte le forme di Vita che sono qui assieme a noi umani”. Si dicono anche certi che ci sia un risveglio spirituale in giro per il mondo, una specie di “moltitudine inarrestabile” per dirla con le parole dell’ecologista americano Paul Hawken, che alla fine riuscirà a salvare il nostro martoriato pianeta. “Stiamo lavorando per creare un’armata di persone che pianti alberi scandendo il nostro motto in tutte le lingue:let’s get planting”. Ed io sono stato fortunatissimo a condividere un pezzo della mia vita con persone così speciali.
Gli obiettivi de la riserva Forest Foundation
-Riforestare e preservare la “cintura” tropicale del pianeta
-Catturare anidride carbonica e dunque ridurre il nostro impatto sulla Terra
-Aumentare la biodiversità
-Educare sull’importanza delle foreste tropicali
-Insegnare a crescere e piantare alberi a chiunque è interessato
-Dare sostegno economico ad attori locali attraverso lavori legati alla riforestazione ed alla conservazione delle foreste tropicali
www.lrff.org Per donazioni aLa Reserva Forest Foundation contattare direttamente Roberta Ward Smiley o l’autore dell’articolo.
*Una fondazione statunitense che promuove migliaia di piccoli progetti portati avanti da comunità locali in tutto il mondo.
**Una recente campagna televisiva dell’ AyA (Aguas y Alcantarilladas) mostra bimbi sorridenti che piantano alberi. Lo slogan recita: “Sembramos arboles, hagamos agua” (“piantiamo alberi, facciamo piovere”).

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