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Le piante che indicano la salute del suolo

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Le piante indicatrici (bioindicatori) possono indicare la condizione e le caratteristiche del suolo; ecco come riconoscerle e valorizzarne la presenza.

Le piante che indicano la salute del suolo

Le piante indicatrici (bioindicatori) possono indicare la condizione e le caratteristiche del suolo; ecco come riconoscerle e valorizzarne la presenza.

Il seme di una specie spontanea tende a germinare nel momento in cui vi sono precise condizioni del suolo. Vi sono dunque alcune specie che per loro natura si manifestano prevalentemente in particolari condizioni di degrado del suolo, dove sono presenti compattamento e asfissia, comportandosi come piante pioniere poiché la maggior parte delle altre specie non sarebbe in grado di svilupparsi e prosperare. Queste piante agiscono dunque come precursori in grado di iniziare un percorso di risanamento e recupero di substrati degradati manifestando anche una notevole forza vitale.

Iniziamo dalla camomilla, come spiega Fabio Fioravanti per Demeter. Cresce spontaneamente lungo le strade, negli incolti, negli orti, nei frutteti, nei seminativi. Viene ampiamente utilizzata in agricoltura biodinamica anche come preparato biodinamico 503 (che ne esalta caratteristiche e proprietà). È molto adattabile, ed è facile confonderla con altre specie simili. Spesso compare proprio in punti dove il terreno è asfittico, privo di struttura e compattato esercitando un’azione positiva di decostipamento, aerazione e sbriciolamento grazie a un forte apparato radicale fascicolato, fine ed espanso. La camomilla è in grado di produrre e generare nuovo terreno fertile e vitale, ha la capacità attraverso l’apparato radicale di stimolare la pedogenesi, che letteralmente significa “nascita del suolo”, stimolando i processi che portano alla sua formazione.

Altra specie tipica di terreni compattati è senza dubbio la piantaggine (si tratta principalmente di Plantago major e Plantago lanceolata). Questo genere vive prevalentemente nelle zone calpestate. È una pianta erbacea perenne ricca di mucillagini. I suoi semi sono molto graditi agli uccelli. Ha la capacità di svilupparsi in condizioni che per altre specie sarebbero proibitive; un terreno asfittico ed eroso non dispone della capacità di sostenere la vita vegetale, mentre alcune erbe (come le piantaggini) vi si insediano operando poi per ripristinare condizioni migliori e maggiormente favorevoli alla vita vegetale, promuovendo un processo di rigenerazione del suolo e ripristino della fertilità organica.
Attraverso il suo apparato radicale la piantaggine opera un’azione di tipo meccanico arrivando a fessurare e dissodare anche i substrati più compattati, svolgendo altresì un’azione di natura biologica e chimica attraverso la produzione di essudati radicali e altri composti organici che rilascia nel suolo. È studiata per il suo potenziale di fitorisanamento da piombo, che tollera, assorbe e accumula principalmente nelle radici (in misura minore anche nelle foglie). Può assorbire efficacemente anche altri metalli come zinco, nickel, manganese e rame. Dunque dispone anche della capacità di bonificare siti contaminati.

Altre specie indicatrici di terreni compattati o degradati sono Polygonum aviculare (detta anche Erba correggiola o Poligono degli uccellini), Bellis perennis (Margheritina o Pratolina), Poa annua (Fienarola annuale), Tussilago farfara (Farfara), Euphorbia prostrata (Euforbia prostrata) e Bryum argenteum(Muschio comune).

C’è anche la gramigna, pianta infestante che non va considerata esclusivamente una specie dei terreni compattati perché cresce dappertutto, anche se è più difficile trovarla dove il terreno risulta soffice, permeabile, ben strutturato, fertile e ricco di humus.

Il tarassaco merita una citazione speciale. Appartiene alla famiglia botanica delle Asteracee (o Composite), la famiglia più evoluta e progredita per quanto riguarda l’intero regno vegetale, e non è affatto casuale la scelta di questa specie come componente dei preparati biodinamici da cumulo (o preparato biodinamico 506). Riesce a fessurare e rompere suoli compattati, asfittici e duri favorendo drenaggio, fessurazione e arieggiamento. Meritano una citazione anche i muschi poiché queste piccole briofite sono di vitale importanza per la salute del suolo (ed anche della Terra), svolgendo servizi ecologici fondamentali per l’ecosistema, tra i quali vi è proprio il ripristino di terreni degradati. Il Prof. Eldridge nel suo studio pubblicato su Nature Geoscience ha detto: «Dove ci sono i muschi c’è un livello maggiore di salute del suolo, con più carbonio e più azoto. Queste piante contribuiscono quindi a preparare il terreno per il ritorno di alberi, arbusti ed erbe che finiranno poi per soppiantarle. I muschi, insomma, sono i primi a intervenire per sistemare le cose e i primi ad andarsene».

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