FederBio: «Il bio cresce, ma burocrazia e prezzi penalizzano il settore»

«Siamo a oltre il 20% di campi bio, ma il peso della burocrazia e un sistema di prezzi ingiusto penalizzano il settore. È il momento di rilanciare»: lo afferma FederBio.

I campi bio crescono: nel 2024 hanno superato i 2,5 milioni di ettari, con un incremento del 2,4% rispetto all’anno precedente, portando il bio a oltre il 20% della SAU nazionale. Il numero degli operatori bio cresce: nel 2024 ha raggiunto quota 97.170 (+2,9% rispetto al 2023), di cui oltre 87.000 lavorano in aziende agricole bio (+3,4%). Per i 20 anni di FederBio questi numeri sono un bel regalo, un bel traguardo raggiunto.

«Adesso però bisogna pensare al prossimo traguardo – spiegano da FederBio – Mai come in questo momento il quadro delle difficoltà è pesante. In parte perché la situazione economica è difficile nel suo assieme, in parte perché è difficile in particolare quella del settore agricolo. Il biologico finora ha viaggiato in controtendenza, la spinta alla crescita non si è fermata neppure durante i periodi durissimi che abbiamo attraversato di recente. E, se verrà opportunamente sostenuto, potrà avere un ruolo fondamentale nel sostegno all’agricoltura e alla difesa ambientale e climatica. Ma per raggiungere questo obiettivo dobbiamo tener conto delle incertezze legate a una situazione geopolitica che non accenna a schiarirsi. Il settore agricolo è in sofferenza: i costi di produzione sono schizzati alle stelle, le remunerazioni sono diminuite perché al cibo non viene dato il giusto valore. E, inoltre, ad aggravare ulteriormente la situazione, c’è il peso di una burocrazia che per gli agricoltori bio aumenta in continuazione su tutti i fronti, imponendo un carico di oneri insostenibile, soprattutto per le piccole e medie aziende agricole».

«Questa situazione richiede una reazione rapida ed efficace. Il marchio italiano del bio è un’innovazione importante che dà risposta a una domanda attenta alla provenienza territoriale. Ma bisogna agire anche su altre tre direttrici – prosegue FederBio – La prima è il giusto prezzo. NaturaSì, con la campagna sul prezzo trasparente ha avviato un percorso essenziale: bisogna stabilire i costi di produzione per i vari prodotti e impedire che il prezzo scenda sotto questi costi. Perché altrimenti vuol dire che c’è qualcosa che non va: che il lavoro non è pagato in maniera corretta e trasparente. La seconda direttrice di marcia riguarda la difesa dell’ambiente e del clima. L’agricoltura biologica svolge un ruolo importantissimo nella cattura del carbonio e nella tutela della biodiversità, della fertilità del suolo, dell’assetto idrogeologico. La nuova PAC dovrà aumentare i compensi per chi svolge un lavoro così utile alla collettività. Infine la terza direttrice. Con la campagna Il Bio dentro di noi è stato dimostrato, attraverso uno studio condotto dall’Università di Roma Tor Vergata, che il bio potenzia gli effetti benefici della dieta mediterranea: ha un effetto positivo sul microbiota intestinale, il nostro “secondo cervello”. Fa bene alla salute. Abbiamo di fronte un compito impegnativo, ma se restiamo uniti possiamo farcela».

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