«Banche, 26 miliardi di profitti finanziando aziende che deforestano»
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Dall'accordo di Parigi sul clima, banche e investitori hanno realizzato profitti sbalorditivi pari a 26 miliardi di dollari finanziando aziende che alimentano la deforestazione: lo denuncia Global Witness.
Dall’accordo di Parigi sul clima, banche e investitori hanno realizzato profitti pari a 26 miliardi di dollari finanziando aziende che alimentano la deforestazione: lo denuncia Global Witness.
Secondo l’indagine dell’organizzazione internazionale, le società finanziarie statunitensi hanno guadagnato 5,4 miliardi di dollari, guidate da Vanguard, JPMorgan Chase e BlackRock. Le banche dell’UE hanno incassato 3,5 miliardi di dollari, con BNP Paribas e Rabobank in testa. Le banche del Regno Unito hanno incassato 1,2 miliardi di dollari, con HSBC, Aberdeen Group e Schroders in testa. Le banche di tutti gli altri paesi hanno generato 15,9 miliardi di dollari, con Bank Central Asia (Indonesia), Brazilian Development Bank (Brasile) e Bank Rakyat Indonesia (Indonesia) a generare i maggiori profitti. Tra le aziende impegnate nella deforestazione nei sei settori analizzati, il settore della cellulosa e della carta ha generato il reddito più elevato (48%), seguito dall’olio di palma (41%), quindi dalla soia (4%), dalla carne bovina (3%), dalla gomma (3%) e dal legname (1%).
I risultati arrivano poco prima dalla COP30 (10-25 novembre), in cui il governo brasiliano ospitante prevede di lanciare il Tropical Forests Forever Facility (TFFF), un nuovo fondo di punta progettato per proteggere le foreste tropicali investendo nei mercati finanziari globali e utilizzando i profitti per sostenere i paesi ricchi di foreste. Ma l’analisi di Global Witness evidenzia una netta contraddizione: lo stesso sistema finanziario ha generato enormi profitti da aziende che alimentano la deforestazione e le violazioni dei diritti umani.
Scarica qui il rapporto di Global Witness
LETTURE UTILI
Gli alberi sono tra i nostri migliori alleati per la tutela dell’ambiente e della salute, eppure vengono tagliati con impressionante disinvoltura e sempre più massicciamente. Questo libro-inchiesta, con un’analisi serrata e appassionata, riporta studi scientifici, dà voce agli esperti, smonta i pregiudizi e svela gli interessi che sono dietro a questa “mattanza”: la “trappola” dei fondi del Pnrr, la scriteriata privatizzazione della gestione del verde pubblico, il “mercato” delle prove di stabilità; ma anche il taglio a ceduo e l’affare delle centrali a biomassa, il falso mito della sicurezza che sta dietro ai tagli per la “prevenzione” di incendi e inondazioni.
Alberi tagliati anche per il cemento che avanza inesorabile, per la speculazione energetica (fossile e rinnovabile) e per motivi militari. Nelle pagine finali, i contatti dei comitati che in tutta Italia proteggono gli alberi. Un libro indispensabile per chi vuole sapere, capire e mobilitarsi.


