Luraschi: «Chiropratica utile anche per il benessere cerebrale»
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«La chiropratica non è più solo una questione di schiena dritta» spiega Joseph Luraschi, esperto in chiropratica. Le ultime ricerche scientifiche ne attestano l’effetto sul benessere cerebrale.
«La chiropratica non è più solo una questione di schiena dritta» spiega Joseph Luraschi, esperto in chiropratica. Le ultime ricerche scientifiche ne attestano l’effetto sul benessere cerebrale.
«È un momento di svolta per la chiropratica. Abbiamo finalmente le prove che non solo ne confermano i benefici sul cervello e sul corpo, ma che mettono anche fine a timori ingiustificati, che spesso si traducono in sensazionalistici articoli di stampa che creano ansia e panico – ha spiegato Joseph Luraschi, esperto in chiropratica e convinto sostenitore della medicina basata sull’evidenza – è fondamentale che il pubblico sia informato in modo chiaro e accurato».
Un recente studio pubblicato su Brain Sciences si è occupato dell’interazione tra chiropratica e attività cerebrale. «La ricerca ha esaminato pazienti con dolore lombare cronico, rivelando cambiamenti sorprendenti nell’attività cerebrale dopo trattamenti chiropratici. Non parliamo di semplice sollievo dal dolore: i partecipanti hanno mostrato un aumento delle potenze Theta, Alpha e Beta, una riduzione della potenza Delta, e un’attività Alpha potenziata all’interno della Default Mode Network (DMN), l’area cerebrale associata al rilassamento profondo» spiega Luraschi.
«I dati sono inequivocabili: la chiropratica va ben oltre l’aggiustamento fisica – prosegue Luraschi – ha un impatto diretto sulla neuroplasticità, migliorando concretamente la qualità del sonno, riducendo ansia, depressione, fatica e dolore, e innalzando la qualità della vita generale in sole quattro settimane. È un approccio olistico che riequilibra mente e corpo».
«Per anni, la preoccupazione più diffusa sulla chiropratica ha riguardato il presunto rischio di ictus o dissezioni arteriose a seguito delle manipolazioni cervicali (cSMT). Oggi, uno studio realizzato da Fagundes e Herzog, apparso sul Journal of Bodywork and Movement Therapies, mette un punto definitivo alla questione – prosegue Luraschi – La ricerca ha misurato le sollecitazioni sull’arteria vertebrale durante i movimenti quotidiani del collo e durante le manipolazioni chiropratiche, confrontando i due scenari. I risultati sono chiari come il sole: le sollecitazioni sull’arteria vertebrale durante una manipolazione spinale cervicale sono drasticamente inferiori , da 3,7 a 7,2 volte meno intense, rispetto a quelle che si verificano con un semplice giro di testa o un movimento quotidiano del collo. Anzi, la fase di posizionamento pre-manipolativa si è rivelata un ulteriore fattore di sicurezza, riducendo le sollecitazioni anziché aumentarle».
Foto: Kaboompics.com per Pexels
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