Road to Patagonia: la satira di Arianna Porcelli Safonov
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“Road to Patagonia”: con noi la rubrica satirica di Arianna Porcelli Safonov, pubblicata sul numero estivo della rivista Terra Nuova. E che qui condividiamo anche con i lettori del web. Divertente, graffiante, provocatoria, da leggere!
“Road to Patagonia”: con noi la rubrica satirica di Arianna Porcelli Safonov, pubblicata sul numero estivo della rivista Terra Nuova. E che qui condividiamo anche con i lettori del web. Divertente, graffiante, provocatoria, da leggere!
«Qualche tempo fa mi è capitato di essere chiamata a far parte di una giuria in un festival di documentari: io, che non ho uno schermo in casa dal 2002. Evidentemente avevano bisogno di una giuria vergine. Comunque ho visto un bellissimo documentario sulla Patagonia e ho pensato che sono così felice che ci vadano delle persone! Se la meritano. Si meritano quelle montagne monumentali e le loro punte affilate che sembrano disegnate da bambini con problemi a casa. Arcigne le montagne della Patagonia, come le Apuane, ma col ghiaccio intorno. Quelli avventurosi che scelgono la vacanza hard-core si meritano che la Patagonia faccia vedere loro i sorci verdi e anche i leoni marini, il surf in mezzo agli iceberg, gli iceberg pure si meritano. Io no. C’ho già la vita turbolenta, il lavoro stressante, la famiglia impegnativa. I viaggi avventura li lascio a quelli che non disdegnano la vacanza in stile “ultimi giorni del protagonista di Into the wild“. Che poi sono gli americani e gli australiani ad appassionarsi a questi viaggi all’ultima goccia di sangue. Buon per loro. Non comprendo il motivo del procurarsi fatica estrema in vacanza. Forse nascere in un territorio così vasto ti obbliga a confrontarti continuamente con la foga di metterti alla prova, di avere la conferma che tu un luogo impervio. Lo sai domare, perché nella storia del tuo popolo ci sono state grandi dome di posti inespugnabili. Un po’ come fanno i romani quando si trovano alla guida in una qualsiasi altra città del mondo, che si sentono ancora pronipoti di quei conquistatori audaci e impietosi e non si rendono conto che sono al volante della loro seicento 1200 e devono solo sopportare del fottuto traffico urbano. Lo saprete già, ma quando vedete un tizio poco pulito, con un grosso zaino in spalla, un blocco di cemento biondissimo al posto dei capelli e la determinazione a farsi ventimila chilometri a piedi o in autostop, dormendo in una tenda autocostruita, beh, state certi di aver davanti un americano o un australiano. Forse starete pensando che potrebbe trattarsi anche di un tedesco, ma c’è una sostanziale differenza: il tedesco non sa rinunciare al mezzo di trasporto. Che sia una roulotte, una bicicletta, un kayak o una macchina con tutte queste cose legate sul tetto, al tedesco poco importa: lui deve viaggiare come se il mondo fosse finito e con esso le riserve vitali per sopravvivere nei luoghi più impegnativi, dove imperano insetti e anfibi, dove c’è il piano bar e ti offrono quelle olive gigantesche, fatte in fabbrica. Il tedesco ha tutto per potersi autosostenere. Perciò spesso va in vacanza in campeggio sull’Adriatico. Se lo meritano».
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Arianna Porcelli Safonov è performer di monologhi di satira e critica al costume sociale. Laureata in Storia del costume, ha scritto due libri umoristici, Fottuta Campagna e Storie di matti (Fazi Editore). Dal 2018, collabora con l’Università di Pavia, con una docenza legata alle tecniche di improvvisazione applica- te agli ambiti manageriali.