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Vandana Shiva: «Digitalizzazione dell’agricoltura? No grazie»

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«L’agroindustria immagina un’agricoltura del futuro gestita da software, spyware e droni di sorveglianza che raccolgono dati, dove il cibo è sempre più lontano dalla rete ecologica della vita. Ma tutto ciò non farà altro che aggravare la situazione»: così Vandana Shiva, presidente di Navdanya International.

Vandana Shiva: «Digitalizzazione dell’agricoltura? No grazie»

«L’agroindustria immagina un’agricoltura del futuro gestita da software, spyware e droni di sorveglianza che raccolgono dati, dove il cibo è sempre più lontano dalla rete ecologica della vita. Ma tutto ciò non farà altro che aggravare la situazione»: così Vandana Shiva, presidente di Navdanya International.

«Oggi l’agricoltura digitale, basata sull’acquisizione e la gestione di grossi volumi di dati (big data) e supportata dall’Agriculture Innovation Mission for Climate (AIM), viene promossa in maniera aggressiva, diffondendo l’idea fasulla che l’unica scelta positiva per il clima sia quella di un’agricoltura senza agricoltori, senza l’intelligenza della natura e di chi coltiva la terra – scrive Vandana Shiva nel suo nuovo libro Mangiare è un atto intelligente – Lanciata nel 2021, l’AIM è un’iniziativa congiunta di Emirati Arabi e Stati Uniti per potenziare le “tecnologie basate sui dati” e i “processi decisionali basati sulla scienza” nel settore agricolo. Ma l’agricoltura digitale non è che il prossimo stadio di un’agricoltura industriale centralizzata e controllata dalle multinazionali: non risolverà la crisi del clima ma al contrario la aggraverà, perché preme per l’uso di apporti esterni prodotti da quelle stesse mega aziende che hanno contribuito fin dall’inizio al cambiamento climatico».

«Spruzzare pesticidi tossici con droni sempre più sofisticati, tanto per fare un esempio, non ridurrà il carico di pesticidi ma al contrario lo diffonderà su un’area ancora più vasta, raggiungendo anche quelle aziende che hanno deciso di non fare uso di fitofarmaci – prosegue Vandana – La digitalizzazione farà inoltre aumentare il consumo di energia per i processi informatici. Ci dicono che saranno i big data a darci da mangiare, non i contadini, ma la verità è che il business dei dati non fa altro che sottrarre informazioni agli agricoltori, elaborarle tramite algoritmi e poi rivendergliele come fossero input esterni. Nel 2013 Monsanto ha acquisito la più grande azienda al mondo che raccoglie dati sul clima, The Climate Corporation, per un miliardo di dollari. Nel 2014 ha comprato la più grande azienda di dati sul suolo, Solum Inc., “per fornire agli agricoltori approfondimenti e dati relativi ai loro campi, grazie a dati storici sui raccolti, sui campi e sulle condizioni metereologiche”».

«Prima il cartello dei veleni ha costretto gli agricoltori a comprare prodotti chimici, semi ogm e fertilizzanti di sintesi, ora li costringe a comprare la conoscenza – si legge ancora in Mangiare è un atto intelligente – I dati sono il nuovo petrolio, il nuovo combustibile fossile che rende l’agricoltura non rinnovabile, trasformando il cibo e il sapere in risorse scarse, che dobbiamo procurarci a caro prezzo. Ma i dati non sono conoscenza: sono solo merci che recidono il legame degli agricoltori con la terra, trasferendo all’agribusiness il loro patrimonio di saperi tradizionali». 

«Il cartello dei veleni, tramutatosi nell’industria del biotech, si sta associando ai giganti del comparto tecnologico come Microsoft e Facebook e ai giganti della tecnofinanza, tra cui grandi società di investimento come BlackRock e Vanguard, per creare una dittatura digitale, genetica e chimica sul cibo – scrive ancora Vandana – Bill Gates lavora in stretta collaborazione con Bayer e il cartello dei veleni per creare una monocoltura digitale industriale centralizzata, energivora e tossica che copra l’intero pianeta tramite la visione distopica della sua Gates Ag One, il cui obiettivo non è fornire cibo fresco alle comunità locali ma produrre materie prime per il cibo di laboratorio: ciò che io chiamo il totalitarismo del cibo. Il controllo corporativo dei nostri sistemi alimentari sta portando a una sempre maggiore concentrazione del potere economico, sia tramite fusioni all’interno di ogni settore, sia attraverso l’integrazione tecnologica tra i diversi settori, con le biotecnologie, le tecnologie informatiche e digitali e quelle finanziarie che diventano un unico continuum tecnologico. Così il cibo finisce per perdere contatto con le sue vere fonti, i semi, il suolo, l’acqua, e con i contributi creativi di piccoli agricoltori che investono nella terra, prendendosene cura».

«Questo processo sta allontanando i “dati” dalla realtà, soppiantando la conoscenza vera, radicata nell’esperienza, nella pratica, nella cura e nelle diverse intelligenze le cui scelte possono guidare l’evoluzione e favorire la resilienza. Separato dai sistemi ecologici e sociali il cibo diventa non-cibo, anti-cibo, cibo finto – prosegue Vandana – La diversità e un’autorganizzazione decentralizzata sono le caratteristiche dei sistemi viventi e le prerogative della loro resilienza, che si tratti di semi, suolo, cibo, conoscenze, economie o democrazie “vive”. L’introduzione di elementi esterni, il controllo dall’esterno, l’uniformità, le monocolture, la centralizzazione e la concentrazione creano sistemi vulnerabili, instabili e non sostenibili, inclini alla rottura. Dobbiamo far crescere l’economia della cura e restringere l’economia dell’avidità».

PER APPROFONDIRE

MANGIARE È UN ATTO INTELLIGENTE

In questo libro, l’attivista e scienziata Vandana Shiva ci aiuta a comprendere appieno quanto il cibo sia la chiave dell’esistenza, il filo che intesse la rete di tutte le forme di vita, indivisibile dalla Terra e dai suoi sistemi naturali. Quando questa interdipendenza si rompe, si creano le condizioni per quello che l’autrice chiama il “disordine metabolico” del cambiamento climatico e di innumerevoli altri squilibri ecologici. Vandana Shiva rivela le minacce poste dai cibi falsi e ultra-lavorati, tra cui i pericoli per l’ambiente, l’aumento delle emissioni di gas serra, la salute degli animali e la nostra salute e sicurezza alimentare.
L’autrice prende una posizione forte, sostenendo con urgenza e passione un futuro alimentare e climatico basato sulla rigenerazione naturale della biodiversità in collaborazione con il pianeta che ci ospita.

QUI IL LIBRO

Mangiare è un atto intelligente. Difendere un cibo vero per salvarci dall’estinzione

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