Il mercato del biologico in Italia vale 2,5% dell’intero comparto alimentare, aumentano le scelte vegetariane e vegane e cala il consumo di alcool e tabacco. Ecco i risultati dell’ultimo Rapporto Coop sui consumi delle famiglie italiane.
Gli italiani si scoprono appassionati di cibo biologico, attenti agli sprechi, incuriositi dal cibo etnico e sempre più salutisti. L’ultimo
Rapporto Coop 2015 sui consumi fotografa la dieta del Belpaese e mostra come il mercato del bio in Italia aumenti di un +20% all’anno, raggiungendo i 2,5 miliardi di euro, ovvero il 2,5% dell’intero comparto alimentare (ben sei volte di più in confronto agli anni 2000).
Negli ultimi cinque anni i negozi bio sono aumentati del 16%: erano 1.163 nel 2010, sono arrivati quasi a 1.400 nel 2015. Un incremento – secondo gli analisti – dettato dai nuovi bisogni del consumatore, come esigenze dietetiche, intolleranze ed allergie.
A crescere è anche il “cibo della rinuncia”: il 10% degli italiani è diventato vegetariano (un primato in Europa seguiti dai tedeschi), e una persona su cinquanta è vegana ma nel nuovo trend delle scelte alimentari ci sono anche i fruttariani, i crudisti e i reducetariani (chi sceglie di ridurre la carne senza optare per la dieta vegetariana o vegana).
Lo studio mostra come e quanto siano cambiate le abitudini delle famiglie italiane sul cibo anche a seguito della crisi economica. Se guardiamo nel piatto – sostiene la Coop – ci accorgiamo che mangiamo la stessa quantità di cibo degli anni Settanta (2,8 chilogrammi al giorno) con una media di 3.540 calorie giornaliere consumate (+5% della media Ue) ma rispetto a quarant’anni fa si è profondamente modificata la dieta alimentare.
Il 60% delle quantità che mangiamo è fatto da frutta, verdura e cereali (a fronte di un calo di carne, pesce e formaggi) ed i prodotti con un aumento percentuale più consistente nelle vendite sono cibi di soia, prodotti senza glutine e integratori dietetici. Anche la salubrità e la naturalità dei prodotti sono caratteristiche sempre più cercate dagli italiani che così vogliono comprare alimenti naturali, senza ogm, senza coloranti, senza aromi artificiali e il 70% dei consumatori si dichiara disponibile a spendere qualcosa in più per mangiare sano.
Una svolta salutista confermata anche dal calo di consumi di tabacco e alcool e dalla presenza di circa 12 mila palestre sparse lungo lo stivale: siamo difatti il paese d’Europa con il maggior numero di centri per il fitness.
“Cresce l’attenzione alla salute e alla naturalità dei prodotti – si legge nel Rapporto – e si riducono gli acquisti di prodotti a elevato contenuto calorico, come grassi e zuccheri, o comunque non coerenti con stili di vita più salutistici, come gli alcolici”. Dunque a guidare i consumi è il salutismo “che – conferma lo studio Coop – è diventato l’ingrediente di base delle scelte degli italiani. Grazie alla maggiore disponibilità di informazioni sulle materie prime utilizzate, sui processi di trasformazione e sugli attributi salutisti degli alimenti, favorite anche dalla diffusione delle tecnologie digitali, il consumatore post crisi è un interlocutore attivo dell’offerta, che sceglie consapevolmente ogni volta quali prodotti consumare, quale a quanta qualità portare sulla propria tavola e a quale prezzo”.
Un ultimo segnale di cambiamento dei gusti alimentari degli italiani è dato dal carrello “sempre più multietnico dove si fondono gusti e sapori di culture lontane” spiega la ricerca. “Nonostante il forte legame con le tradizioni, il consumatore italiano – conclude lo studio – è pronto alla sperimentazione, sia per il peso degli immigrati sulla popolazione che per la crescente commistione culturale che investe anche le abitudini alimentari delle famiglie italiane”