Ambientalisti in fuga da Varsavia
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Ma la denuncia delle Ong va ben oltre. “Le azioni di molti Paesi ricchi” si legge nella nota congiunta “stanno minando direttamente i negoziati dell’Unfccc (United Nations Framework Convention on Climate Change), un importante processo multilaterale che deve avere successo se vogliamo risolvere la crisi climatica globale. La Conferenza di Varsavia ha messo al centro gli interessi delle industrie energetiche sporche invece che gli interessi dei cittadini con un ‘Coal & Climate Summit’ che si è tenuto in concomitanza, con sponsorizzazioni da parte di grandi inquinatori affisse ovunque e una presidenza della Polonia, che si basa sul carbone e sull’industria del fracking”.
La conferenza di Varsavia si preannuncia come un ennesimo buco nell’acqua, con nessun protocollo per la riduzione delle emissioni, e nessun sostegno per l’adattamento prima del 2020. Gli attivisti non rinunciano a negoziare con i ministri e le delegazioni presenti ma denunciano che a Varsavia “i governi dei paesi ricchi sono venuti senza nulla da offrire” e sostengono che “i prossimi due giorni di trattative non porteranno ad azioni per il clima di cui il mondo ha tanto bisogno”. Pertanto le organizzazioni e i movimenti hanno deciso “che il miglior uso del proprio tempo è di ritirarsi volontariamente dai colloqui sul clima di Varsavia. Ci concentreremo su come mobilitare la gente per spingere i governi ad assumere la leadership per una seria azione per il clima”.
“Noi usciamo da questa conferenza sul clima di Varsavia: è chiaro che non viene meno la nostra pressione sui governi che devono recuperare la nostra fiducia e fare ciò che il mondo ha bisogno. Torneremo, sostenuti dalla voce del popolo, a Lima nel 2014 per indirizzare i governi più responsabili verso un futuro sostenibile e giusto”.