Ambiente: ecco i paesi più virtuosi
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Ad eccezione del Marocco che si piazza in decima posizione, la classifica è occupata nelle prime dieci posizioni da paesi europei, con la Danimarca in testa, seguita da Regno Unito, Svezia, Belgio, Francia e Cipro.
Il Rapporto per l’Italia è stato realizzato in collaborazione con Legambiente: il nostro paese segna una buona prestazione e passa 16° all’11° posto grazie alla considerevole riduzione delle emissioni (-16.1% nel 2013 rispetto al 1990), all’importante contributo delle rinnovabili (siamo al 6° posto per il trend di sviluppo delle rinnovabili) e dell’efficienza energetica combinato con la perdurante stagnazione economica.
Si segnala però che il trend è positivo nonostante l’assenza di una politica climatica nazionale a livello degli altri partner europei, tanto che il nostro paese per quanto riguarda le politiche nazionali per il clima si trova in fondo alla classifica, al 51° posto.
Vanno sottolineati, inoltre, i passi in avanti fatti da India, Stati Uniti e Cina, che grazie ai significativi investimenti nel settore delle rinnovabili e dell’efficienza energetica degli ultimi anni, risalgono il fondo della classifica e si posizionano rispettivamente al 25°, 34° e 47° posto.
La performance di ciascun paese è misurata attraverso il Climate Change Performance Index (CCPI) e si basa per il 60% sulle sue emissioni (30% livello delle emissioni annue e 30% il trend nel corso degli anni), per il 20% sullo sviluppo delle rinnovabili (10%) e dell’efficienza energetica (10%) e per il restante 20% sulla sua politica climatica nazionale (10%) e internazionale (10%).
Dal rapporto emergono alcuni segnali positivi, a partire dalla stabilizzazione delle emissioni globali di CO2 e soprattutto dal considerevole sviluppo delle rinnovabili, che nel 2014 hanno registrato il 59% della nuova potenza elettrica installata a livello globale superando, per la prima volta, la potenza combinata delle nuove installazioni di centrali fossili e nucleari. In ben 44 dei 58 paesi presi in considerazione dal rapporto si è registrata una crescita percentuale annua in doppia cifra.
Ma partendo proprio da questi dati positivi, Legambiente ribadisce che è necessario che la COP 21 si concluda con un accordo vincolante che abbia l’obiettivo preciso di eliminare le emissioni da fonti fossili e raggiungere il 100% di rinnovabili entro il 2050. “Solo così sarà possibile contenere l’aumento della temperatura ben al di sotto della soglia critica dei 2°C. Non vi sono barriere tecnologiche o economiche che possano ostacolare il raggiungimento del 100% di rinnovabili per tutti entro il 2050. Ritardare alla fine del secolo sarebbe troppo tardi per le molte comunità vulnerabili del pianeta che già devono difendersi dai mutamenti climatici in corso e dove il numero di poveri rischia di crescere ancora”.
Legambiente pur apprezzando molto l’intervento del ministro dell’Ambiente Galletti a Parigi che invita ad arrivare a un accordo efficace e solidale con revisione periodica dei target e ribadisce la necessità di limitare la crescita della temperatura di 1,5 gradi, sottolinea attraverso il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza: “L’ambizione va praticata anche a livello nazionale, adottando da subito un piano d’azione per il clima che porti il nostro Paese su una completa de-carbonizzazione e verso un futuro rinnovabile e libero da fonti fossili. Ora ci aspettiamo che il governo applichi immediatamente quanto dichiarato a Parigi, tagliando i sussidi alle fossili e mettendo in campo una strategia lungimirante per le rinnovabili e l’efficienza. Ciò significa, in sostanza, No alle trivelle e Sì a una politica ambiziosa a sostegno delle rinnovabili. L’Italia deve passare dalle belle parole ai fatti concreti, così come evidenziato anche dal rapporto annuale Germanwatch presentato a Parigi”.