I delegati filippini protestano e chiedono azioni concrete per contenere il riscaldamento globale. Ma i governi forti continuano a sostenere le fonti fossili, che ricevono sussidi in misura di 5 volte superiore rispetto alle rinnovabili
Tanto fumo e poco arrosto alla conferenza Onu sul Clima di Varsavia. E soprattuto un dato inaccettabile: come riporta Qualenergia.it i sussidi alle fonti fossili continuano a superare di cinque volte quelli destinati alle energie rinnovabili. Cresce il pessimismo sull’esito dei negoziati mentre intanto il World Energy Outlook 2013 della IEA prevede che le fossili rimangano a lungo preponderanti, anche grazie anche a sussidi che superano di cinque volte quelli alle rinnovabili.
Balza all’orecchio il grido di protesta delle Filippine, devastate dal tifone Hayan, che ha fatto 10 mila morti e gettato il paese nell’emergenza civile e sanitaria. “Il mio Paese si rifiuta di accettare un futuro dove i supertifoni diventino un evento regolare” ha dichiarato il delegato filippino Yeb Sano, che digiunerà per tutta la durata dei lavori per solidarietà con il suo paese, devastato dal tifone “Haiyan”, e per ottenere dei progressi nella lotta contro i cambiamenti climatici. “Il mio Paese si rifiuta di accettare una 30a e poi una 40a conferenza per risolvere il problema dei cambiamenti climatici”. “Chiedo ai leader mondiali di passare all’azione a Varsavia”, ha detto un’altra delegata filippina, Alicia Ilaga, parlando ai giornalisti. “Cosa possiamo chiedere di più a questa conferenza se non di trasformare questi negoziati e gli impegni in azioni”, ha detto. “Il mio paese è appena stato colpito da un altro tifone categoria 5 e stiamo contando i nostri morti”. Continuare a rincorre le fonti fossili appare una scelta folle agli occhi degli scienziati di tutto il mondo. Un paio di mesi fa l’Intergovernmental Panel on Climate Change, aveva parlato di possibili aumenti della temperatura anche oltre i 5 °C rispetto ai livelli pre-industriali entro fine secolo.
I dati diffusi dall’Agenzia Energetica internazionale (Iea) mostrano in modo evidente le contraddizioni verso cui ci stiamo spingendo. Secondo una ricostruzione realistica la domanda mondiale di energia da qui al 2035 crescerà di un terzo e le fonti fossili continueranno a essere preponderanti, fornendo il 76% dell’energia: le emissioni del settore energy crescono così del 20%, arrivando a 37,2 Gt e spingendo il pianeta verso un riscaldamento di 3,6 °C.
Cosa e chi stiamo aspettando per invertire la rotta?
E quanto ci costano, a noi cittadini, queste inutili e inconcludenti parate internazionali?