Vai al contenuto della pagina

Ecco le coste più cementificate d’Italia

homepage h2

Un drammatico report del Wwf che considera la costa adriatica quella più urbanizzata del Mediterraneo. Nessuna regione è esclusa dall’invasione del cemento, troppi villaggi turistici in Sardegna…
l cemento cancella rapidamente le nostre coste. Un dossier pubblicato dal Wwf mette in luce gli obbrobri del cemento che uccidono le nostre coste. L’associazione parla di vera e propria trasformazione metropolitana delle coste italiane, presentando il confronto i dati di oggi con quelli di 25 anni fa, con il supporto di immagini tratte da Google Earth.
Coste erose dal cemento selvaggio, sempre più urbanizzate, preda di ferite aperte che prendono la forma di villaggi, residence, centri commerciali, porti, autostrade, dighe. Non si sono salvate neanche le aree naturali costiere, habitat fragili come dune, scogliere, paludi e steppe in cui sono state costruite strutture ricettive, dighe e darsene. La “Grande Bellezza” che in Italia confina col mare in 25 anni è stata in più parti erosa e cancellata dal cemento: è quando denuncia il WWF nel dossier “Cemento coast-to coast”.
Il WWF segnala in particolare 312 macro attività umane che hanno sottratto suolo naturale lungo le coste per far spuntare dal 1988 a oggi villaggi, residence, centri commerciali, porti, autostrade, dighe e barriere che hanno alterato il profilo e il paesaggio del paese facendo perdere biodiversità e patrimonio naturale. Le regioni più colpite del fenomeno sono Sicilia, Sardegna e tutta la costa adriatica, che rappresenta il 17% delle coste italiane ma dove meno del 30% del waterfront è libero da urbanizzazioni. Persino le aree costiere cosiddette protette non sono state risparmiate: su 78 SIC o ZPS difesi dalla Rete Natura 2000 europea il WWF ha censito 120 interventi “antropici” tra cui darsene e villaggi. Dei circa 8.000 chilometri di coste italiane quasi il 10 % sono artificiali e alterate dalla presenza di infrastrutture pesanti come porti, strutture edilizie, commerciali ed industriali che rispecchiano l’intensa urbanizzazione di questi territori.
Nessuna regione è esclusa ma le ferite peggiori riguardano Sicilia e Sardegna. In Sardegna, dopo un Piano paesistico che prometteva di correre ai ripari dalla cementificazione selvaggia delle coste, nel 2009 sono stati annullati i vincoli aprendo a nuove edificazioni all’interno dei 300 metri dal mare e ampliamenti di cubatura, per la maggior parte documentati dal WWF. Il ‘caso studio’ quello di Cardedu, con due villaggi turistici e un’urbanizzazione a schiera costruiti in barba al vincolo paesaggistico. In Sicilia le poche aree che si salvano sono quelle ‘protette’, il resto è stato messo a dura prova. La costa adriatica è quella più urbanizzata del Mediterraneo: dal Friuli Venezia Giulia alla Puglia i quasi 1.500 km di costa adriatici rappresentano il 17% delle coste italiane ma meno del 30% del waterfront è libero da urbanizzazioni e gli interventi fatti negli ultimi cinquant’anni denunciano tutti una grande mancanza di programmazione.
Dal cemento e dall’intervento dell’uomo non si salvano neanche le aree naturali costiere: la mappatura satellitare usata dal WWF evidenzia infatti che “in 25 anni, in ben 78 piccoli paradisi naturali, al posto di ginepri, gigli di mare, stagni pullulanti di fenicotteri e aironi, foreste, il WWF ha censito 120 interventi diversi di cui il 40% sono strutture ricettive, il 29% dighe e darsene e il 23% nuove urbanizzazioni”.

Leggi anche

Per eseguire una ricerca inserire almeno 3 caratteri

Il tuo account

Se sei abbonato/a alla rivista Terra Nuova, effettua il log-in con le credenziali del tuo account su www.terranuovalibri.it per accedere ai tuoi contenuti riservati.

Se vuoi creare un account gratuito o sottoscrivere un abbonamento, vai su www.terranuovalibri.it.
Subito per te offerte e vantaggi esclusivi per il tuo sostegno all'informazione indipendente!