Vai al contenuto della pagina

Filippine: una tragedia climatica annunciata

homepage h2

Oltre diecimila i morti i morti nell’arcipelago delle Filippine, già colpito poche settimane fa da un terremoto devastante. Una tragedia che ha come causa i cambiamenti climatici, e che pesa quindi sulla nostra coscienza
Venti a 380 km orari, inondazioni, interi villaggi spazzati via dalla furia della natura, con un calcolo approssimativo di oltre diecimila morti. Quelle di queste ultime ore nelle Filippine è una tragedia di proporzioni immani. Il paese è molto vulnerabile e soggetto a fenomeni meteorologici estremi, ma il tifone Haiyan, è il più violento che si sia mai verificato: le stime della polizia parlano di almeno diecimila morti, in maggioranza affogati o intrappolati in edifici crollati, nella provincia di Leyte, nell’arcipelago al centro delle Filippine, con in mezzo la città di Tacloban. L’area interessata dal fronte del tifone si estende per 600 chilometri nella zona centro-orientale del Paese, dove si trovano anche le isole di Bohol e Cebu, colpite in ottobre dal terremoto e dove almeno 5 mila persone vivono ancora in tende.
Ma a subire le devastazioni sono circa 4 milioni di persone, interessate a vario titolo dai danni, mentre mezzo milione ha trovato riparo nei centri di evacuazione.  
Ma insomma tutto questo è normale? Sappiamo che le tempeste e i cicloni sono creati dal surriscaldamento delle acque dell’oceano pacifico vicino all’equatore. Ma questa violenza è tutt’altro che accettabile.  “Le Filippine potrebbero scomparire a seguito dei cambiamenti climatici in atto nel pianeta” aveva detto uno scienziato della Nasa, Josefino Comiso, pochi mesi or sono. La stessa Banca Mondiale nella relazione intitolata Getting a grip on climate change in the Philippines (Controllare i cambiamenti climatici nelle Filippine), aveva sottolineato che il paese è il terzo paese più vulnerabile al mondo di fronte agli eventi meteorologici estremi e all’innalzamento del livello dei mari.
Sicuramente adesso salterà fuori chi dice che non è il caso di cavalcare il dramma, che non bisogna parlare di cambiamenti climatici, né additare così sfacciatamente le cause. Ma a me sembra da irresponsabili non farlo, e non rendersi conto che siamo tutti un po’ chiamati in causa, se è vero (e lo ha ribadito e la comunità scientifica internazionale a Stoccolma nel settembre scorso) che i cambiamenti climatici sono derivati sicuramente (al 95-100%) dalla mano dell’uomo. Anche noi in Italia, soprattutto chi vive sul versante Tirrenico, si rende conto dei danni e della violenza dei cambiamenti climatici in atto. Ma dall’altra parte del mondo ci sono milioni di persone che perdono la vita, la casa e la speranza di futuro. La globalizzazione vale solo per l’economia o anche per i diritti umani?

Leggi anche

Per eseguire una ricerca inserire almeno 3 caratteri

Il tuo account

Se sei abbonato/a alla rivista Terra Nuova, effettua il log-in con le credenziali del tuo account su www.terranuovalibri.it per accedere ai tuoi contenuti riservati.

Se vuoi creare un account gratuito o sottoscrivere un abbonamento, vai su www.terranuovalibri.it.
Subito per te offerte e vantaggi esclusivi per il tuo sostegno all'informazione indipendente!