Filippine: una tragedia climatica annunciata
homepage h2
Ma a subire le devastazioni sono circa 4 milioni di persone, interessate a vario titolo dai danni, mentre mezzo milione ha trovato riparo nei centri di evacuazione.
Ma insomma tutto questo è normale? Sappiamo che le tempeste e i cicloni sono creati dal surriscaldamento delle acque dell’oceano pacifico vicino all’equatore. Ma questa violenza è tutt’altro che accettabile. “Le Filippine potrebbero scomparire a seguito dei cambiamenti climatici in atto nel pianeta” aveva detto uno scienziato della Nasa, Josefino Comiso, pochi mesi or sono. La stessa Banca Mondiale nella relazione intitolata Getting a grip on climate change in the Philippines (Controllare i cambiamenti climatici nelle Filippine), aveva sottolineato che il paese è il terzo paese più vulnerabile al mondo di fronte agli eventi meteorologici estremi e all’innalzamento del livello dei mari.
Sicuramente adesso salterà fuori chi dice che non è il caso di cavalcare il dramma, che non bisogna parlare di cambiamenti climatici, né additare così sfacciatamente le cause. Ma a me sembra da irresponsabili non farlo, e non rendersi conto che siamo tutti un po’ chiamati in causa, se è vero (e lo ha ribadito e la comunità scientifica internazionale a Stoccolma nel settembre scorso) che i cambiamenti climatici sono derivati sicuramente (al 95-100%) dalla mano dell’uomo. Anche noi in Italia, soprattutto chi vive sul versante Tirrenico, si rende conto dei danni e della violenza dei cambiamenti climatici in atto. Ma dall’altra parte del mondo ci sono milioni di persone che perdono la vita, la casa e la speranza di futuro. La globalizzazione vale solo per l’economia o anche per i diritti umani?