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Il governo condona i comuni che non fanno la differenziata

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Il governo Letta rimanda di quattro anni l’applicazione della legge sulla differenziata al 65% e fa sconti ai comuni inadempienti. Un ingiustizia inaccettabile: chi inquina non paga
La legge europea parla chiaro: lo smaltimento in discarica dei rifiuti deve essere l’ultima soluzione per lo smaltimento, peggio ancora dell’incenerimento, per via dei rischi di inquinamento difficilmente controllabili. E la legge italiana 152/2006 prevede sanzioni amministrative per chi non raggiungeva il risultato della differenziata al 65% al 2012. Eppure in Italia il governo Letta con la legge di stabilità ha pensato bene di fare il condono per tutti gli inadempienti, spostando quella scadenza ben quattro anni al 2016 . Migliaia di sindaci erano chiamati a pagare un’ecotassa, nella misura del 20% del tributo sui rifiuti in eccesso conferiti in discarica. Un esempio su tutti è il comune di Recco, alle porte di Genova, è stato condannato a risarcire lo Stato con un milione di euro.
E’ una cosa vergognosa – sbotta il vicepresidente di Legambiente, Stefano Ciafani – un provvedimento che premia gli amministratori che non rispettano gli obblighi di legge e penalizza quelli virtuosi, un controsenso rispetto al principio di equità economico-ambientale per cui chi più inquina più paga. Anziché pensare al condono per i sindaci, spostando gli obiettivi che non hanno rispettato, il governo dovrebbe incentivare il riciclo rendendolo meno costoso della discarica e dell’inceneritore. Solo così possiamo centrare gli obiettivi che l’Europa ci chiede”.
Sono quattro le procedure di infrazione Ue all’Italia per eccessivo conferimento di rifiuti, discariche abusive e fuori norma. Allo stato più avanzato la 2003/2077, relativa a 218 discariche da bonificare in 18 regioni, che pende davanti alla Corte di giustizia. L’Italia rischia una multa di 61,5 milioni di euro e una multa giornaliera di 256.819 euro per ogni giorno successivo alla sentenza fino al momento di messa in regola.
“Non si sa come andrà a finire. Ma noi faremo pressione sui parlamentari per togliere di mezzo quell’articolo vergognoso” promette Ciafani, che ricorda l’infausto destino del decreto Ronchi del 1997 che obbligava tutti i Comuni ad abbandonare entro due anni la tassa sui rifiuti a tariffa per quella a consumo. “In 16 anni non è mai stato tradotto in obbligo di legge per l’opposizione dei sindaci, che preferivano incassare i maggiori oneri derivanti da un calcolo a metro quadro, e grazie alla sponda del Parlamento, dove ogni due anni veniva votata la proroga”. Oggi ci risiamo, con l’aggravante della sanatoria per il passato dei sindaci inquinatori.
Fonte: Il fatto quotidiano

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