Lo stato di salute precario delle nostre città sembra lievemente migliorare, ma le concentrazioni di inquinanti sono ancora elevate. E il cemento mangia sempre più aree verdi. Ecco le pagelle stilate dal rapporto Ispra
Come stanno le nostre città? Il rapporto Ispra sulla Qualità dell’Ambiente getta luci e ombre sullo stato di salute delle principali città italiane, sotto il profilo ambientale. La buona notizia è che diminuiscono le emissioni inquinanti, con le concentrazioni in atmosfera di PM10 e biossido di azoto che registrano un trend in diminuzione. Ciò nonostante a registrare superamenti dei valori limite per questi due inquinanti, particolarmente nelle città del Centro-Nord, in Campania e Sicilia. Più diffuso il superamento dei valori soglia per l’ozono, per il quale non si rileva alcuna tendenza alla diminuzione delle concentrazioni in aria.
Il rapporto, giunto alla IX edizione e presentato venerdì a Roma, alla presenza del Ministro dell’Ambiente Andrea Orlando è stato ampliato a 9 nuovi capoluoghi di provincia (Alessandria, La Spezia, Como, Treviso, Pistoia, Pesaro, Caserta, Barletta, Catanzaro), per la scelta dei quali si è mantenuto il criterio demografico selezionando per regione il comune più popoloso fra quelli con popolazione oltre i 70.000 abitanti. Insieme ai capoluoghi trattati nelle edizioni precedenti, il numero complessivo delle città considerate arriva a 60.
PM10
Il documento dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale indica che le emissioni maggiori di PM10 – un mix di particelle emesso dai tubi di scappamento delle auto, dai camini delle caldaie e dei caminetti per il riscaldamento domestico, dai camini delle industrie – per il 2010 sono riferibili alle città di Roma, Taranto, Milano, Napoli e Torino, le minori a Campobasso e Aosta.
Per ciò che riguarda le concentrazioni di PM10, dal 2006 al 2011, su un set di 57 stazioni di monitoraggio, appartenenti al territorio di 29 città, si evidenzia una situazione di diffusa tendenza alla riduzione delle concentrazioni, debole ma significativa, ad esempio, nelle città di Aosta, Bari, Bologna, Firenze, Palermo, Roma, Taranto, Torino.
Monossido di carbonio, benzene e biossido di zolfo
Monossido di carbonio, benzene e biossido di zolfo, come per gli anni passati, non sembrano essere più un problema: non superano da anni i valori limite per le concentrazioni in aria e per quanto riguarda le emissioni in atmosfera il trend risulta per tutte le città in decrescita, con un valore medio di riduzione in particolare del monossido di carbonio tra il 2000 e il 2010 del 56%.
Tende a calare il numero delle automobili
Da elaborazione Ispra su dati Aci 2006-2012, risulta confermata la tendenza alla diminuzione del numero di autovetture private nelle otto città più grandi, con la sola rilevante eccezione di Roma, che inoltre è la città con il maggior numero di autovetture private (quasi 1.600.000), seguita da Milano (quasi 600.000), Napoli (poco più di 500.000) e Torino (circa 450.000).
Consumo idrico
Per le 60 città, sulla base di dati Istat, il valore medio del consumo di acqua per uso domestico diminuisce nel 2011 di circa il 14,5% rispetto al 2000. La più alta percentuale di riduzione dei consumi si registra a Monza seguita da Parma, Piacenza, Genova, Torino e Novara; nel 2011 delle 60 città solo Reggio Calabria, Palermo e Messina sono ricorse a misure di razionamento dell’erogazione dell’acqua.
Valle d’Aosta, provincia autonoma di Trento, Abruzzo, Sicilia e Sardegna si contraddistinguono come le uniche regioni autosufficienti dal punto di vista idrico, ma le regioni del Centro-Sud si caratterizzano per i maggiori scambi di acqua, e in particolare la Puglia risulta la regione più dipendente: più del 60% della disponibilità complessiva da destinare all’utenza finale (circa 333,5 milioni di metri cubi di acqua ad uso potabile) proviene dalla Basilicata (per circa il 64%), dalla Campania (per circa il 36%) e in quantità residuali dal Molise.
La Basilicata è la regione che, più delle altre, contribuisce alle richieste delle regioni vicine, attraverso l’esportazione di circa il 70% dei volumi prelevati sul proprio territorio (circa 217 milioni di metri cubi d’acqua), destinato per lo più alla confinante Puglia.
Consumo di suolo
Crescono le superfici artificiali e impermeabili: nel complesso le 51 aree comunali soggette a monitoraggio hanno cementificato un territorio pari a quasi 220.000 ettari (quasi 35.000 solo a Roma), con un consumo di suolo giornaliero pari a quasi 5 ettari di nuovo territorio perso ogni giorno (sono circa 70 a livello nazionale). Il 7% del consumo giornaliero in Italia è concentrato nelle 51 città analizzate. In testa Napoli e Milano che hanno ormai consumato più del 60% del proprio territorio comunale.
Verde pubblico
La maggior parte dei Comuni indagati ha destinato a verde pubblico meno del 5% della propria superficie; a Messina, Cagliari e Venezia le più alte quote di aree naturali protette, fondamentali per la conservazione della biodiversità urbana.