Vai al contenuto della pagina

“L’Italia difenda ambiente e salute”

homepage h2

Scienziati  e professionisti della prevenzione chiedono un ruolo attivo dell’Italia in difesa dell’ambiente e della salute. Ne è nato un documento che è una lettera aperta al governo italiano.
Scienziati  e professionisti della prevenzione chiedono un ruolo attivo dell’Italia in difesa dell’ambiente e della salute. 
Un gruppo di scienziati ha stilato un documento con il quale si chiede “che da subito si sfrutti il semestre di Presidenza dell’Unione europea per promuovere una rete internazionale di sorveglianza ambientale al servizio della sanità pubblica dei diversi Paesi”.
Lo chiedono al governo italiano i ricercatori, gli scienziati e i funzionari delle più importanti istituzioni che a livello mondiale operano nel campo della tutela della salute e dell’ambiente nel documento dal titolo Why Environmental and Public Health Tracking: The Modena Position Paper for the Italian Presidency of the EU Councilfor a Better Environment and Health.
Il position paper è stato sottoscritto al termine del workshop internazionale «Environmental Public Health Tracking to Advance Environmental Health», svoltosi a Modena, che ha tenuto a battesimo INPHET (International Network on Public Health & Environmental Tracking), una rete internazionalesui sistemi di sorveglianza e allerta ambientale finalizzata al consolidamento dei sistemi di controllo sui fattori nocivi per l’ambiente e la salute in ognuno dei Paesi partecipanti.
Due gli obiettivi sottoposti al governo italiano:
1) promuovere la messa in opera e l’attività di questa rete partendo dall’istituzione di un Gruppo di lavoro dell’Unione europea;
2) sostenere la ricerca e l’azione di monitoraggio delle condizioni ambientali e dei conseguenti rischi per la salute.
Una volta realizzata, INPHET fornirà unaconoscenza continua e sistematicadello stato dell’ambiente e delle sue conseguenze sulla salutea chi deve prendere decisionidi salute pubblica.
UN CAMBIAMENTO CULTURALE PER ANDARE OLTRE LE EMERGENZE
L’auspicio è che l’integrazione delle esperienze dei vari Paesi nel sistema della prevenzione porti con sé  un allargamento dell’orizzonte culturale e operativo non solo di chi si occupa di produrre conoscenze nell’ambito della salute ambientale, ma anche in chi deve prendere decisioni di salute pubblica andando finalmente oltre la contrapposizione tra salute, ambiente, lavoro e sviluppo.
Si tratta di un’occasione importante per l’Italia di affrontare da una posizione di forza le grandi questioni ambientali in una prospettiva internazionale, non limitata ai casi eclatanti (Taranto, Terra dei fuochi, Savona ecc.), ma indirizzata in modo sistematico, multidisciplinare e coerente anche ai grandi problemi strutturali quali, per esempio, l’impatto sulla salute dell’inquinamento della Pianura padana,uno dei luoghi più contaminati d’Europa, non ancora fatto oggetto di interventi di sanità pubblica complessivi.
La salute e l’ambiente – sostengono i ricercatori e i professionisti della prevenzione firmatari del position paper di Modena – devono diventare asset fondamentali per lo sviluppo sociale ed economico, perché sono alla base del legame che unisce le forze economiche e sociali a un territorio e contribuiscono ad attirare investimenti non solo economici, ma di innovazione e partecipazione sociale.
Nella stessa direzione si è espresso Sandro Gozi,sottosegretario con delega alle Politiche europee al coordinamento delle attività inerenti il semestre di presidenza italiana del Consiglio della UE: «La difesa dell’ambiente e la conseguente tutela della salute non devono essere considerate un costo» ha spiegato il rappresentante del governo italiano «ma, al contrario, costituiscono un contributo alla riduzione dei costi e quindi rappresentano non solo un fattore di maggiore giustizia sociale e di riconoscimento dei diritti di cittadinanza, ma anche uno strumento al servizio di un’Europa più competitiva». 
Queste sono alcune delle considerazioni emerse dal workshop di Modena che, grazie alle nuove opportunità che si presentano con il semestre di Presidenza, la rete INPHET chiede diventino patrimonio di tutta la Comunità europea. 
Hanno firmato il documento di Modena:
Lina Balluz, Centers for Disease Control and Prevention, United States
Kees de Hoogh, Swiss Tropical and Public health Institute, Switzerland
Tony Fletcher, Public Health England, United Kingdom
Paolo Lauriola, ARPA Emilia-Romagna, Italy
Giovanni Leonardi, Public Health England, United Kingdom
Sylvia Medina, Institut de Veille Sanitaire, France
Lisbeth Knudsen, Department of Public Health, Denmark
Jan Semenza, European Centre for Disease Prevention and Control, Sweden
Brigit Staatsen, National Institute for Public Health and Environment (RIVM), The Netherland 
Tutte le informazioni su INPHET sono disponibili in rete ( www.epiprev.it/inphet/home), ospitate nelle pagine diEpidemiologia & Prevenzione, rivista dall’Associazione italiana di epidemiologia. 

Leggi anche

Per eseguire una ricerca inserire almeno 3 caratteri

Il tuo account

Se sei abbonato/a alla rivista Terra Nuova, effettua il log-in con le credenziali del tuo account su www.terranuovalibri.it per accedere ai tuoi contenuti riservati.

Se vuoi creare un account gratuito o sottoscrivere un abbonamento, vai su www.terranuovalibri.it.
Subito per te offerte e vantaggi esclusivi per il tuo sostegno all'informazione indipendente!