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Lo sviluppo secondo la Banca Mondiale? Il carbone

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Ben 68 rappresentanti di gruppi e associazioni hanno sottoscritto una lettera inviata al presidente della Banca Mondiale che ha finanziato una centrale a carbone in India: “Così si peggiorano solo le cose” hanno scritto gli attivisti.
Un’ampia coalizione di gruppi, 68 rappresentanti di 28 paesi diversi, ha sottoscritto una lettera che è stata inviata al presidente della Banca Mondiale, Jim Yong Kim, per contestare il finanziamento concesso alla centrale a carbone nello stato del Gujarat, in India. Tra le associazioni firmatarie ci sono Greenpeace, il Centre for Human Right and Development della Mongolia e il National Fisheries Solidarity Movement. “La decisione della Banca Mondiale significa che migliaia di famiglie che lavorano in quell’area nel settore della pesca continueranno a subire gli effetti dell’inquinamento atmosferico, della contaminazione dell’acqua e della distruzione dell’ecosistema marino che già si erano evidenziati durante la costruzione e l’attivazione dell’impianto dell’azienda Tata Power Trading Company Limited”. Il gruppo Tata è stato accusato di avere sconvolto la vita delle comunità in quella regione, di averle private dei mezzi di sussistenza, di avere inquinato le riserve d’acqua e devastato l’habitat naturale. Ricercatori hanno asserito che l’impianto Tata, insieme ad altri due nelle vicinanze, brucia 30 milioni di tonnellate di carbone l’anno e emette 88 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno, più di tutte le emissioni totali annuali di Bangladesh (una nazione di 150 milioni di persone), Nepal,  Sri Lanka, Bhutan e Maldive insieme. Una volta completato, il progetto, il primo di una serie di nove ultra-mega impianti, fornirà elettricità a cinque stati.
In allegato il testo della lettera.

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