Questo non è un paese per ambientalisti!
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Il rapporto parte dalla triste considerazione che il cambiamento climatico “non ha rappresentato una priorità politica italiana per la maggior parte dell’ultimo decennio”. Tuttavia si mettono in luce dei risultati molto positivi, che sembrano da imputare più all’economia reale che ad una volontà politica. Secondo lo studio, nel periodo 2008-2012 le emissioni atmosferiche di sostanze inquinanti in Italia sono diminuite più che nella maggior parte degli altri paesi Ocse. È anche vero, tuttavia, che oltre la metà delle trenta città europee più inquinate si trovano nel nostro paese.
La spiegazione dell’enigma sarebbe proprio nella frammentazione della politica dell’ambiente in Italia, che se ha fatto qualcosa di buono, lo ha fatto sempre su un tipo di intervento mirato alle emergenze.
Ottimi risultati sugli investimenti nell’energia rinnovabile, che sono stati pari a 21 miliardi di euro nel 2011, con un aumento del 43% rispetto all’anno precedente. Un crescente numero di imprese, incluse le pmi, ha investito in progetti legati alla tutela ambientale, all’efficienza energetica, all’uso delle risorse, e ha introdotto innovazioni in campo ambientale.
Nonostante alcuni progressi, però, la performance dell’Italia nei segmenti a monte delle rinnovabili e dei beni e servizi ambientali, nonché nell’ecoinnovazione, rimane “mediocre”. Secondo l’analisi, ciò è dovuto in parte alla debole capacità del paese in materia di innovazione.
Ancora, gli investimenti nel settore idrico e in quello dei rifiuti sono stati meno di 5 miliardi di euro nel 2010. E, avverte l’Ocse, “il cambiamento climatico renderà ancora più grave lo stress idrico che già colpisce il paese”.
Altro punto dolente è l’eco-criminalità: i Carabinieri per la tutela dell’ambiente (Ccta) impongono ogni anno tra 2mila e 6mila multe, con un gettito che va da 2 a 40 milioni di euro, ed effettua fino a duecento arresti. La maggior parte delle violazioni riguarda le attività illecite in materia di rifiuti, l’inquinamento atmosferico e le costruzioni abusive. Nel 2010 circa i due terzi dei reati sono stati registrati al sud.