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Sardegna, clima e cemento

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Devastazione e morti in Sardegna proprio mentre a Varsavia si “consuma” la seconda settimana di negoziati sul clima e i geologi ammoniscono: “Gli effetti dei cambiamenti climatici si sommano a quelli della cementificazione selvaggia”.
Esondazioni, allagamenti e frane: la Sardegna in ginocchio a causa della pioggia. Ne è caduta in 24 ore quanta solitamente sull’isola ne cade in sei mesi. Quasi tutta l’isola è stata colpita, in particolare Gallura, Nuorese, Oristanese, Ogliastra. I danni sono incalcolabili e il governo ha già annunciato stanziamenti per milioni. Ancora e sempre si interviene solo nell’emergenza con costi stratosferici che pagheranno i cittadini; non si riesce in Italia a programmare e seguire una corretta manutenzione ordinaria e straordinaria del territorio. Così le fragilità idrogeologiche sono immense, gli equilibri saltano e i danni lievitano. Tutto questo mentre a Varsavia è in corso la seconda settimana di negoziati all’Onu sul clima, negoziati che, secondo le durissime accuse di CAN Europe, non stanno portando a nulla di concreto. Tutto questo dopo il rapporto 2014 Global Climate Risk Index che ha censito 15mila eventi climatici estremi in vent’anni. Tutto questo dopo decenni di cementificazione selvaggia che hanno piegato un’intera isola, ma che non hanno tardato certo a fare sentire i propri effetti anche sul continente. “Il territorio della Sardegna è stato cementificato con il profitto degli speculatori come unico parametro e così continua ad essere nonostante dall’altra tragedia di Capoterra siano passati cinque anni e tanti fiumi – dice dalla Sardegna Alfredo Meschi, blogger di Terra Nuova e autore del libro “100 modi per cambiare vita ed essere felici” – L’abbandono del patrimonio naturale, un’agricoltura industriale (ma anche quella di tanti piccoli agricoltori) scissa dalla Natura, la continua deviazione dei corsi d’acqua, la cementificazione dei bacini fluviali, le opere pubbliche di manutenzione (ma anche quelle private) e prevenzione inesistenti o truffaldine, la lista può allungarsi ancora molto…Il pianeta inizia a difendere il proprio equilibrio”. Fortunatamente la Sardegna è anche quella immensa solidarietà che sta emergendo in queste ore.
E il consiglio nazionale dei geologi accusa: “Da 40 anni i nostri allarmi rimangono inascoltati. Ora con l’arrivo delle nuove piogge, al manifestarsi di nuove alluvioni ci si ritrova a ribadire stessi concetti, ad inseguire emergenze, a far la conta di danni e vittime. Solo quando la cultura della emergenza sarà radicalmente sostituita da quella della prevenzione potremo ritenerci soddisfatti. L’abusivismo e l’illegalità sono stati tra le cause principali dello scempio del nostro territorio, con i conseguenti conteggi di danni, distruzioni e lutti”.
Foto tratta da La Nuova Sardegna

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