Spreco d’acqua: si risparmia dove costa di più
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Da qui a dire che gli Italiani consumano poca acqua ancora però ce ne vuole. Al di là del diritto inviolabile all’acqua come bene primario e come bene comune, che non deve essere sottoposto alla logica privatistica del profitto, bisogna avere il coraggio di guardare in faccia la realtà: gli sprechi d’acqua sono ancora troppo elevati.
La normativa di riferimento per la fornitura dell’acqua alla popolazione indica che il gestore del servizio idrico è tenuto a offrire alle utenze i livelli minimi di servizio e ad assicurare alle utenze potabili domestiche una dotazione pro capite giornaliera non inferiore a 150 litri per abitante al giorno. Ma purtroppo siamo ancora ben oltre questa soglia minima, se si escludono i comuni delle Isole, dove la scarsità di risorsa idrica disponibile e la sospensione forzata del servizio fa ridurre sensibilmente i consumi.
Succede invece che il 15,5 per cento dei capoluoghi consuma tra i 200 e i 240 litri di acqua potabile per abitante al giorno, circa la metà tra i 150 e i 200 litri, il 34,5 per cento tra 100 e i 150. Lodi e Catania sono i comuni più spreconi, ma oltrepassano la soglia dei 200 litri procapite anche Milano, Torino, Roma, e Messina. Nella rincorsa alla diminuzione dei consumi svettano Genova (-6,5%) e Firenze (-10,7 per cento). Come è noto i cittadini di Firenze con Publiacqua hanno l’acqua più cara d’Italia. Forse è solo il costo dell’acqua che induce a risparmiare? È possibile che non sappiamo valorizzare il nostro bene più grande, se non in termini monetari?