Tav a Firenze: 31 indagati
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Anche le crepe in una scuola media, l’istituto Ottone Rosai di Firenze, sono colpa degli scavi per l’alta velocità ferroviaria.L’inchiesta della procura di Firenze sul progetto del sottoattraversamento fiorentino, una galleria di sei chilometri per ‘bypassare’ la città, ipotizza anche questo. I lavori sono in fase preparatoria, quelli veri e propri dovevano iniziare a breve, ma i Carabinieri del Ros hanno sequestrato la ‘talpa’ Monna Lisa, la maxitrivella per il tunnel principale. Sono stati eseguiti sequestri e perquisizioni.
Sono due i filoni: uno relativo ai reati ambientali, per lo smaltimento dei fanghi; l’altro alla sicurezza, in particolar modo al materiale usato come copertura delle gallerie, che non sarebbe abbastanza resistente al fuoco. Fra i reati ipotizzati l’associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata in danno di enti pubblici, la frode in pubbliche forniture, la corruzione e il traffico di rifiuti. Accertamenti anche su possibili infiltrazioni mafiose. I pm titolari dell’indagine, Gianni Tei e Giulio Monferini, e gli investigatori del Ros e del corpo forestale, ritengono che siano state smaltite migliaia di tonnellate di fanghi prodotti dagli scavi: in parte sarebbero state scaricate nelle falde acquifere o fatte passare come meno inquinanti di quanto siano e quindi conferite in discariche non adeguate. Per la procura, cos facendo le ditte appaltatrici hanno abbattuto i costi e guadagnato di più: le società appaltanti, Rfi e Italferr, infatti, avrebbero pagato il lavoro come se fosse stato fatto nel rispetto delle leggi. I reati ambientali sarebbero stati compiuti grazie alla collaborazione fra dirigenti di Italferr e Rfi, funzionari del ministero dell’Ambiente e dell’autorità di vigilanza delle opere pubbliche, dirigenti dell’unità di missione del ministero delle infrastrutture, come Ercole Incalza, e dirigenti delle ditte che hanno in appalto i lavori, come la Novadia e la sua socia di maggioranza Coopsette. La presidente di Italferr Maria Rita Lorenzetti, scrivono i pm, avrebbe messo a disposizione “le proprie conoscenze personali, i propri contatti politici e una vasta rete di contatti” in cambio di “incarichi professionali” per il marito “nella ricostruzione del terremoto in Emilia”. Gli investigatori ritengono anche che la trivella sia composta da componenti “privi di affidabilità e sicurezza”. Non solo, il materiale acquistato per i rivestimenti delle gallerie non rispetterebbe le norme antincendio studiate per prevenire disastri come quello della galleria del Monte Bianco:il rischio sarebbe il “collasso” dei tunnel. Il ministero delle infrastrutture e il Gruppo Fs hanno già avviato indagini interne: Rfi e Italferr sono parti lese, sottolineano le Ferrovie. La presidente di Italferr, Lorenzetti, si è detta estranea e ha espresso “sconcerto per questa vicenda processuale”. La ditta Coopsette sostiene di aver sempre lavorato “in piena correttezza”. Il presidente della Toscana Rossi ha chiesto di “separare l’accertamento delle eventuali responsabilità penali dalla necessità, che ribadisco, di completare l’opera presto e bene”.
“Una bella notizia. Ora fermare i lavori”. E’ quanto scrivono in una nota i comitati NoTunnelTav di Firenze in seguito all’inchiesta della magistratura. “Da mesi, da anni denunciamo i problemi, le contraddizioni e le irregolarità di questo assurdo progetto di sottoattraversamento TAV della città, un’opera che abbiamo sempre definito inutile, dannosa e fonte di grande spreco di denaro pubblico. Un’opera – scrivono i No Tav – che rappresenta solo un affare per grandi imprese e grandi cooperative di costruzioni, una potente lobby del cemento, trasversale agli schieramenti di centrodestra e centrosinistra, a Pdl e Pd, mentre in piena crisi vengono tagliati servizi sociali basilari per i cittadini”. Tra i punti evidenziati dai No Tav, le “alterazioni della falda, possibili danni per centinaia e centinaia di edifici, mancanza di Valutazione di impatto ambientale per la Stazione Foster, difformità nelle normative antisismiche, gestione e conferimento dei materiali di scavo, forte crescita dei costi dell’opera (tra cui aver montato e poi tenuto ferma la ‘talpa’), mancanza di un adeguato controllo pubblico”. Anche Alberto Asor Rosa, per la Rete dei Comitati per la difesa del territorio, chiede di fermare “subito il cantiere inutile e dannoso” e annuncia che l’argomento sarà al centro di un’assemblea convocata a Firenze per il 3 febbraio.