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Abuso di alcol: flagello per la salute

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Il consumo eccessivo e irregolare di alcol è tra le principali cause di morte nel mondo. Il pericolo sta nelle quantità eccessive, ma anche nelle cattive usanze di bere fuori dai pasti. Il 30% è alcol irregolare e gli effetti legati all’alcol non sono da sottovalutare.
Un buon bicchiere di vino fa parte della nostra cultura. Ma sull’abuso e sugli effetti dell’ alcol non bisogna certo scherzare. Un nuovo studio canadese lo posiziona al terzo posto nel mondo come causa di morte non trasmissibile, dopo l’ipertensione e il fumo di tabacco.  I ricercatori canadesi del Centre for Addiction and Mental Health (CAMH), sottolineano come il consumo di alcol sia associato a oltre 200 malattie, tra cui molte forme tumorali e la ben nota cirrosi epatica, e come sia correlato a numerosissimi incidenti automobilistici. Ciò nonostante, la percezione generale non è quella di una sostanza molto pericolosa e le campagne di prevenzione sono ancora molto timide e limitate.
Lo studio, che parte dai dati relativi al 2005 derivanti da indagini epidemiologiche e include moltissimi dati di produzione e vendita sconosciuti alle statistiche ufficiali, mostra molte differenze tra zone geografiche.  In media, i più accaniti bevitori sono coloro che abitano in Europa e in alcuni paesi dell’Africa sub-sahariana. Gli abitanti dell’Europa dell’Est e dell’Africa sub-sahariana sono anche quelli che bevono nel modo più malsano: spesso assumono grandi quantità di alcolici, sovente fuori dai pasti e fino a livelli di vera e propria intossicazione, dando vita a cicli di bevute che durano ore o giorni.
Dal rapporto emerge, inoltre, che nel 2010 il consumo di alcol è stato responsabile del 5,5% dei fattori di rischio globali e, dato ancora più preoccupante, che circa il 30% dell’alcol consumato nel 2005 era “irregolare”, cioè non era non destinato al consumo umano o era contenuto in bevande prodotte in casa o illegalmente, con tutti i rischi che questo comporta.
«La quantità di alcol irregolare consumato costituisce un problema nel problema» ha commentato Jurgen Rehm, direttore del CAMH e responsabile del progetto. «Questi prodotti infatti, oltre a sfuggire a ogni controllo di qualità, non sottostanno neppure alle limitazioni che le autorità sanitarie cercano di imporre (come la vendita in luoghi circoscritti a in orari specifici) e non rispettano la tassazione di scopo, fatta per abbassare i consumi».
Fonte: Il Fatto Alimentare

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