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Di amianto si morirà ancora

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Il processo sull’amianto di Torino ha sortito una condanna esemplare per la multinazionale Eternit. Niente risarcimenti per Inail e Inps, ma il picco dei tumori deve ancora arrivare
La condanna del manager Eternit a 18 anni di carcere è un traguardo storico per la tutela dei lavoratori ma anche per la salute dei cittadini. La sentenza della corte d’appello ha assolto gli imputati per i reati precedenti al ’76, ma ha condannato Stephan Schmidheiny a 18 anni di reclusione, con risarcimenti che vanno dalle centinaia di migliaia di euro ai milioni anche alle molte parti civili costituitesi, dal Wwf ai Comuni il cui territorio e’ stato contaminato da amianto
La multinazionale riconosciuta colpevole di aver provocato circa 3.000 vittime tra morti e malati di mesotelioma pleurico e asbestosi, nei quattro stabilimenti italiani di Casale Monferrato (che riceverà 30,9 milioni di indennizzo), Cavagnolo, Rubiera (due milioni) e Bagnoli. Di amianto purtroppo ancora si muore. Anche se l’estrazione e la commercializzazione di eternit e amianto è stata bandita nel 1992, gli esperti epidemiologici prevedono il picco dei malati di tumori intorno al 2020.
E’ un’eredità pesante quella della produzione d’amianto nel nostro Paese, che va da un milione di metri quadrati delle coperture di edifici privati di Casale Monferrato (Al) ai 45milioni di m3 di pietrisco di scarto contaminato presso la miniera di Balangero (To), passando per i 90mila m3 di fibra, in varie forme, contenuto nello stabilimento produttivo di cemento amianto nella città di Bari, fino ad arrivare ai 40mila big bags contenenti rifiuti d’amianto prodotti fino ad oggi con la bonifica di Bagnoli a Napoli. C’è poi l’amianto domestico, sparso nelle case, scuole o edifici pubblici. Le ultime stime del Cnr e dell’Ispesl parlano di oltre 32 milioni di tonnellate presenti sul territorio nazionale, ma i numeri totali potrebbero essere molto maggiori. Ogni anno, solo a Casale Monferrato, continuano a morire almeno 50 persone per patologie legate all’eternit.
Nei risarcimenti alle parti civili spicca quello stabilito per il comune di Casale Monferrato, quello più colpito dalla strage della multinazionale dell’amianto con almeno metà delle vittime complessive: la Corte d’Appello ha isancito un risarcimento di 30,9 milioni di euro, a fronte dei 25 stabiliti in primo grado. Ha destato invece stupore il mancato riconoscimento all’Inail che, come sottolinea nicola pondrano presidente del fondo vittime dell’amianto, aveva già promosso azioni di recupero molto dispendiose. Alla Regione Piemonte sono stati attribuiti 20 milioni.
Poi, 100 mila euro per ogni sindacato ammesso come parte civile e 70 mila euro per le associazioni ambientaliste wwf e legambiente. Per i familiari delle vittime sono stati riconosciuti 30 mila euro ciascuno.

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