Interferenti endocrini: come difendersi
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Gli interferenti endocrini possono essere una minaccia per la salute umana e per l’ambiente. Ecco dove si trovano più comunemente e come difendersi.
L’infertilità e/o l’ipofertilità di coppia colpisce una parte significativa delle coppie, anche in Italia. Le cause possono essere tante: errati stili di vita, inquinamento ambientale, fattori psico-emozionali, condizionamenti sociali, ma parecchi studi stanno evidenziando che una categoria di sostanze chimiche con le quali conviviamo quotidianamente possono influire pesantemente sulla fertilità e sono anche sospettate di essere la causa di tumori ormono-dipendenti, di disturbi neuro comportamentali e di altre patologie. Si tratta degli Interferenti Endocrini (IE) (detti anche perturbatori o distruttori endocrini), un eterogeneo gruppo di sostanze chimiche che si possono trovare nell’ambiente come contaminanti persistenti e in prodotti di consumo di uso comunei. Questi interferenti riescono ad alterare il normale funzionamento del sistema endocrino in quanto possono “spegnere”, “accendere” o “modificare” i segnali inviati dagli ormoni.
Quali sono gli interferenti endocrini più conosciuti?
A) alcuni PCB (PoliCloroBifenili), composti organici di origine industriale, molto adoperati negli anni passati, che inquinano soprattutto i sistemi idrici (mari e acque dolci) accumulandosi nei pesci. L’assunzione prolungata di PCB può determinare problemi al fegato e al sistema nervoso;
B) alcune Diossine, sostanze organiche eterocicliche spesso prodotte durante i processi di combustione che possono generare effetti neurotossici, tumori e alterazione del corretto funzionamento del sistema endocrino;
C) il Perfluorottano Sulfonato (PFOS) e l’Acido Perfluorottanoico sale ammonico (PFOA). Sono entrambi dei composti chimici molto persistenti nell’ambiente che riescono ad accumularsi in alcuni organismi viventi (es. nei pesci). In generale questi due composti si possono trovare nei rivestimenti idrorepellenti o antimacchia dei tessuti, nei ritardanti di fiamma (contenuti nelle schiume di certi materassi e sedili per auto), in alcune vernici per pavimenti, nella carta per uso alimentare resistente all’olio, ecc.
D) gli Eteri Bifenili Polibromurati (PBDE). Queste sostanze sono adoperate principalmente come ritardanti di fiamma, per la produzione di arredi (es. mobili, tendaggi e tappeti), nelle schiume di poliuretano adoperate nelle imbottiture, ecc. I PBDE generano bio-accumulo nella catena alimentare (per questo motivo sono considerati inquinanti organici persistenti: POPs) e possono, agendo sulla tiroide, interferire con lo sviluppo neurologico e determinare disturbi comportamentali;
E) alcuni Fitofarmaci, soprattutto i pesticidi (insetticidi, fungicidi, rodenticidi e gli erbicidi) e altri xenobiotici (alcuni organo fosforici, cloro organici, triazoli, imidazoli e le triazine), possono essere in grado, soprattutto se assunti con continuità e in certe dosi, di creare fenomeni da interferenza endocrina.
F) alcuni Ftalati come il DEHP (Dietilesilftalato), plastificante usato soprattutto per rendere morbido il PVC (Cloruro di Polivinile). Il DEHP lo si può ritrovare in alcuni imballaggi, nelle confezioni blister, in alcune pellicole, nei rivestimenti delle auto, nei contenitori usa e getta, nei tappi a corona, in alcuni prodotti da cancelleria/ufficio, ecc.
G) il Bisfenolo A (BPA) sostanza presente in alcune sostanze plastiche (soprattutto in quelle trasparenti e resistenti alle azioni meccaniche e alle alte temperature) e in certi additivi chimici.
H) alcuni principi utilizzati nei cosmetici.
I) alcuni IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici come i benzopireni e i benzofluoranteni) che si possono formare in ambito domestico e nella ristorazione per eccessiva cottura (carbonizzazione) soprattutto degli alimenti ricchi di proteine quali la carne e i pesci cotti alla brace. Si possono formare anche durante le combustioni che avvengono nei processi industriali, durante la combustione delle candele, dell’incenso, delle sigarette, sigari e pipe.
J) alcuni metalli presenti nell’ambiente come inquinanti possono interferire con i meccanismi endocrini.
Le conseguenze negative generate dagli IE possono essere incrementate dall’effetto sommatoria (effetto cocktail) causato dalla possibile assunzione/esposizione multipla e cronica a diversi interferenti endocrini (Cumulative Risk Assessment).
Come si può ridurre o evitare l’esposizione agli Interferenti Endocrini?
Tra le principali misure preventive generiche vi sono sicuramente i seguenti accorgimenti:
A) evitare recipienti in plastica per gli alimenti se monouso;
B) evitare utensili da cottura (padelle, pentole, ecc.) antiaderenti se il loro rivestimento interno risulta deteriorato e acquistarli se si è sicuri della loro provenienza;
C) quando si cuociono gli alimenti bisogna che ci sia un’adeguata ventilazione oppure utilizzare la cappa aspirante;
D) non travasare liquidi caldi (es. alimenti) in contenitori di plastica che non sono stati fabbricati per sopportare le alte temperature. Prima di effettuare questa operazione è bene far raffreddare il liquido (es. latte, acqua);
E) le pellicole trasparenti e le carte per alimenti vanno sempre utilizzate rispettando le indicazioni del produttore riportate in etichetta;
F) non assumere alimenti con parti carbonizzate;
G) ridurre il consumo degli alimenti affumicati a caldo;
H) limitare la combustione negli ambienti chiusi (casa, ufficio, ecc.) specialmente dovuta a sigarette, sigari, pipa, candele e incenso. In caso, cambiate l’aria;
I) se possibile moderare l’utilizzo dell’abbigliamento trattato con idrorepellenti e antimacchia;
J) nell’acquisto di componenti d’arredo per la casa e l’ufficio limitare la scelta dei prodotti fabbricati con PVC morbido in quanto può contenere DEHP.

