Ari: «Nuovi Ogm, risoluzione Senato da condannare»
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L’Associazione Rurale Italiana (Ari) condanna con forza la risoluzione approvata dalla IX Commissione permanente del Senato sulla deregolamentazione dei nuovi Ogm, «che si assume la pesante responsabilità di cancellare di un sol colpo 25 anni di legislazione che hanno garantito prodotti “liberi da Ogm”».
L’Associazione Rurale Italiana (Ari) condanna con forza la risoluzione approvata dalla IX Commissione permanente del Senato sulla deregolamentazione dei nuovi Ogm, «che si assume la pesante responsabilità di cancellare di un sol colpo 25 anni di legislazione che hanno garantito prodotti “liberi da Ogm”».
«Noi, che siamo un’organizzazione di contadini, di cooperative di produttori bio, di viticoltori nelle zone a denominazione, di allevatori che producono formaggi a denominazione protetta, di lavoratori della terra in aziende che godono della protezione “liberi da Ogm”, non solo rigettiamo la risoluzione ma restiamo esterrefatti per le argomentazioni usate per giustificare tale decisione» scrivono da Ari.
L’associazione ricorda quanto ha scritto la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, laddove ha sottolineato che «si deve ritenere che gli organismi prodotti con tecniche o metodi di mutagenesi come quelli di cui al procedimento principale rientrino nella nozione di Ogm (…). Di conseguenza, le varietà ottenute mediante tecniche o metodi di mutagenesi (…) devono altresì essere ritenuti rientranti nella nozione di “varietà geneticamente modificate!». Tale testo smentisce coloro che, a sostegno delle nuove tecniche, continuano ad affermare che le Tea (o Ngt) non sono realmente Ogm.
Ari ritiene anche «sconcertante» il fatto che i senatori abbiano ignorato la questione dei brevetti: «I brevetti non riguardano i 50-80 caratteri fenotipici che descrivono le varietà vegetali (non brevettabili), ma tutte le piante che esprimono anche un solo (a volte due o tre) carattere particolare derivante dall’invenzione. La portata del brevetto, poi, si estende a tutte le piante che presentano questo carattere (funzione) e che contengono una materia biologica o un’informazione genetica determinata derivante da un processo tecnico brevettabile e che “esprimono” questa funzione, indipendentemente dalla varietà o dalla cultivar a cui appartengono. Così si consente una privatizzazione di caratteri che sono, o possono essere, comuni a piante già coltivate nei nostri campi o, ancora più grave, a piante di un’intera specie».
«Non a caso la questione dei brevetti sui prodotti Ngt blocca fin dal 2023 l’avanzata della proposta della Commissione europea di deregolamentazione dei nuovi Ogm. I brevetti sono una delle preoccupazioni principali per gli agricoltori, a causa dei rischi associati alla contaminazione accidentale, all’estensione abusiva dell’ambito dei brevetti, ai rischi di procedimenti per violazione dei diritti di brevetto e alla limitazione del diritto di utilizzare sementi proprie da parte degli agricoltori».
«Le quattro principali multinazionali agrochimiche (Bayer-Monsanto, Corteva, BASF e Syngenta) hanno già richiesto 139 brevetti su applicazioni delle nuove biotecnologie per l’editing genomico sulle piante (2024-2025) – prosegue Ari – Secondo un’analisi del 2024 dell’Istituto Federale Svizzero della Proprietà Intellettuale, esistono 1387 famiglie brevettuali che coprono piante modificate (escludendo i brevetti validi solo in Cina) con tecniche Ngt – prosegue Ari – Inoltre, poiché l’industria sementiera multinazionale domina il mercato delle sementi per le maggiori coltivazioni, mentre quello degli ortaggi in particolare è dominato da ditte di piccola e media dimensione, queste saranno alla mercé delle grandi imprese globali da cui dovranno acquistare licenze e dovranno difendersi dalle accuse di pratiche commerciali abusive per violazione dei diritti di brevetto; brevetti peraltro di cui si potrebbe anche non conoscere l’esistenza perché niente è detto sull’obbligo della tracciabilità analitica».
Ari chiede dunque al governo «di impegnarsi a rigettare l’approvazione del regolamento in discussione al trilogo e a imporre comunque l’esclusione di ogni brevettabilità dei prodotti Ngt», aggiungendo che si «produrrà un danno economico all’agricoltura di questo paese e all’industria agroalimentare che non potranno più fregiarsi del valore aggiunto “prodotto senza Ogm” e ai moltiplicatori di sementi di cui non potranno garantire la purezza».
LETTURE UTILI
La deregolamentazione di un’ondata di nuovi Ogm in Europa può cambiare per sempre l’agricoltura e il cibo che mangiamo.
Finora gli obblighi di tracciabilità, etichettatura e valutazione del rischio secondo il principio di precauzione avevano evitato a Italia ed Europa l’invasione di coltivazioni figlie dell’ingegneria genetica e del cibo creato in laboratorio. Ora però la Commissione Europea sta cancellando ogni vincolo per le cosiddette New Genomic Techniques (NGT), ribattezzate in Italia Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA), compresa la possibilità per gli Stati di vietarle sul loro territorio. In questo libro si intrecciano storia della biologia, inchiesta giornalistica e testimonianze dai movimenti, per raccontare gli enormi interessi e le relazioni pericolose tra multinazionali, politica e scienziati che rischiano di compromettere la vera transizione agroecologica, i diritti dei contadini sui semi e quelli dei consumatori a una scelta informata.

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L’agricoltura che non è industriale non è facile, ma c’è, esiste e i contadini che la praticano sono ancora tanti e vogliono far sentire la loro voce. Ce lo spiega bene Antonio Onorati in questo libro, che ci fa capire:
• come le politiche agricole favoriscano i grandi gruppi e le multinazionali, ma anche come sia possibile cambiare rotta;
• come la pressione su brevetti e OGM rappresenti un enorme pericolo per la biodiversità e i piccoli coltivatori;
• come ci sia da fare un grande lavoro per ripensare le rappresentanze agricole;
• come sia sempre più necessaria e improcrastinabile una svolta agroecologica;
L’agricoltura contadina, e l’economia che le corrisponde, ha gli elementi necessari per garantire la produzione di cibo in armonia con la natura e non contro di essa.

