In un'epoca di veloci cambiamenti, tecnologici e soprattutto ambientali, le nuove vittime delle attività umane non muoiono più solamente per nostra mano diretta. Lo sfruttamento delle risorse del pianeta e l'allevamento industriale di miliardi di animali in tutto il mondo comportano tutta una serie di conseguenze fino ad ora del tutto negative.
Poiché ha fatto registrare temperature superiori a 1,2° C rispetto alla media dellera preindustriale, il 2016 è stato dichiarato dall’Onu come l’anno più caldo di sempre.
L’incremento dei gas serra nell’atmosfera è stato ritenuto responsabile del famoso effetto serra, per il quale gran parte del ghiaccio presente sulla Terra si sta sciogliendo a velocità record, innalzando il livello degli oceani e modificando le temperature delle correnti che regolano la vita sul nostro pianeta.
Diverse sono le specie minacciate. Un caso su tutti, o almeno il più famoso, è sicuramente quello dell’orso polare, costretto ormai a sfiancanti nuotate nell’oceano aperto in cerca di cibo, senza avere a disposizione piattaforme di ghiaccio sufficientemente grandi a garantirgli la sopravvivenza.
Numeri impressionanti sono quelli delle renne nella Siberia nord-occidentale: secondo le ricerche dell’Università della Lapponia, più di 80.000 esemplari sono morti negli ultimi dieci anni a causa del surriscaldamento.
In questo caso, strati spessi di neve hanno impedito agli animali di nutrirsi di piante e licheni, fondamentali per la loro sopravvivenza, portandoli inevitabilmente a morire di fame.
Il primo mammifero dichiarato estinto a causa dei cambiamenti climatici è stato il Melomys rubicola. L’habitat di questo piccolo roditore, un’isola a largo dell’Australia, è stato distrutto a causa dell’innalzamento del livello del mare.
Ultima, in ordine cronologico, è la strage dei Pulcinella di mare, i cui corpi senza vita da un paio di mesi arrivano sulle coste delle isole di Bering, che registra temperature dichiarate del tutto fuori scala.