Ulivivo: «Indagine sulla xylella non ancora archiviata»
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Il comitato Ulivivo chiarisce che «l’indagine della Procura di Bari sulla gestione dell’affare xylella non è stata archiviata. Il Pm ha chiesto l’archiviazione ma diversi querelanti hanno presentato opposizione; il giudice dovrà pronunciarsi».
Il comitato Ulivivo chiarisce che «l’indagine della Procura di Bari sulla gestione dell’affare xylella non è stata archiviata. Il Pm ha chiesto l’archiviazione ma diversi querelanti hanno presentato opposizione; il giudice dovrà pronunciarsi».
«Posto che le indagini non miravano a scoprire la causa del disseccamento, ma il sistema basato sulla falsa attribuzione dei disseccamenti al batterio da quarantena, continuare a sostenere che “l’indagine è archiviata, quindi è la xylella che uccide gli ulivi” significa diffondere vere e proprie falsità e una buona dose di allarme ingiustificato» spiegano dal comitato.
«Vista la latitanza delle istituzioni, intanto la soluzione è stata trovata dalla natura e da alcuni studi scientifici liberi dall’influenza politica della Regione – scrive ancora il comitato – Infatti, oltre ai numerosi ed efficaci protocolli di cura del disseccamento, in tutto il Salento si osserva, anche da parte di alcune istituzioni, una straordinaria ripresa spontanea di piante date per spacciate perché positive al batterio. A questo punto l’unica conclusione a cui si può giungere è che la xylella non uccide gli ulivi: questa è la verità inconfutabile. Il disseccamento è causato da un complesso di fattori, tra errate pratiche agronomiche, fattori ambientali e patologie prevalentemente fungine. La presenza del batterio è stata riscontrata solo sul 20% degli alberi disseccati (dati ufficiali del monitoraggio ARIF). Quindi da un punto di vista epidemiologico la xylella non è affatto la causa del CoDIRO (Complesso del Disseccamento Rapido dell’Olivo)».
«L’indagine di Polizia Giudiziaria della Procura di Bari ha riscontrato che la scelta di indicare il batterio come principale patogeno del disseccamento degli ulivi non si basa su dati scientifici» ma su altro, prosegue il comitato. «Diversi sono i reati presenti e descritti negli atti». «Il fascicolo delle indagini di Lecce è stato trasferito a Bari e quello di Bari, che ha riunito vari filoni di indagine, vede la richiesta di archiviazione da parte dei Pm, il che non vuol dire archiviazione. La richiesta è rivolta a un GIP (Giudice per le indagini preliminari), il quale può anche respingerla, accogliendo, ad esempio, le ragioni di chi ha presentato legittima opposizione all’archiviazione. A leggere le carte, la richiesta di archiviazione non si basa sul fatto che i reati ipotizzati, e confermati dai rapporti di PG, non siano stati commessi, ma sulla difficoltà di attribuirli a singoli imputati».
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