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Biossido d’azoto: la UE bacchetta l’Italia

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La Commissione europea ha respinto più della metà delle richieste di proroga presentate dall’Italia perché gli impegni previsti non garantirebbero l’efficacia per rientrare nei limiti di emissione nemmeno nel 2015.
La Commissione Europea ha notificato la decisione in merito alla richiesta che l’Italia aveva fatto di proroga del termine stabilito per raggiungere i valori limite per il biossido di azoto.Il nostro paese aveva infatti inviato 48 richieste di proroga al 2015 per rientrare nei limiti del biossido d’azoto: la Commissione Europea, con la recente decisione, ne ha accordate solo 23 e rifiutate 25, a causa della scarsità dei provvedimenti annunciati. Il biossido d’azoto (NO2) è un gas di odore pungente e altamente tossico, pericoloso per la salute umana e pertanto è sottoposto a precisi limiti imposti dall’Unione Europea, sulla base delle valutazioni dell’OMS. Le fonti principali di NO2 nelle città sono le centrali termoelettriche, il riscaldamento e il traffico.
Il valore limite orario imposto dall’Unione Europea è di 200 microgrammi per metro cubo da non superare per più di 18 volte l’anno; il valore limite annuale è invece di microgrammi per metro cubo. La direttiva 2008/50/CE prevedeva che gli Stati membri dell’Unione Europea raggiungessero questi limiti entro il 2010, con possibilità di proroga di massimo di cinque anni; la proroga sarebbe stata concessa a condizione che lo Stato in questione fosse stato in grado di dimostrare l’impossibilità di adeguarsi nei tempi previsti e soprattutto che fornisse un adeguato piano di risanamento della qualità dell’aria, sufficiente a raggiungere valori conformi entro il 1° gennaio 2015. Le 48 richieste di proroga provenienti dall’Italia riguardavano 16 diverse Regioni e Province autonome: Bolzano, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana, Trento, Umbria, Veneto. Tra le 23 richieste che sono state accolte, quattro sono state accettate ma con qualche riserva sulle tempistiche da rispettare: le Aree Salernitana e Avellinese in Campania, l’Agglomerato Venezia-Treviso in Veneto e Bormida in Liguria: in questi casi la Commissione ha ritenuto che, sulla base dei dati forniti, il risanamento potesse avvenire prima del 2015 (entro il 1° gennaio 2013 le prime tre e un anno dopo per Bormida). Le 25 richieste che sono state respinte riguardano:

  • Provincia Autonoma di Bolzano: città ed autostrada
  • Regione Campania: Area di Napoli e Caserta
  • Regione Emilia Romagna: agglomerati di Casalgrande-Rubiera, Modena e Bologna
  • Regione Friuli Venezia Giulia: aree di Udine, Trieste, Pordenone, Gorizia
  • Regione Lazio: Roma, Frosinone
  • Regione Liguria: Genova
  • Regione Lombardia: Agglomerati urbani (Milano, la Brianza, Bergamo, Brescia…)
  • Regione Marche: Zona A
  • Regione Molise: Campobasso
  • Regione Piemonte: agglomerato Torino e città Novara
  • Regione Sicilia: zone di Palermo, Catania, Siracusa, Messina, Gela
  • Regione Toscana: Area metropolitana Firenze-Prato
  • Regione Umbria: Conca Ternana
  • Regione Veneto: agglomerato Verona

Per queste regioni, la Commissione ha osservato che nessuno dei piani per la qualità dell’aria stabilisce con chiarezza che i valori limite fissati per il biossido di azoto saranno raggiunti al più tardi entro il 1° gennaio 2015; detti piani quindi non sarebbero in grado di dimostrare che con i provvedimenti programmati si riuscirebbe a rientrare entro i limiti.

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