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Cambiamenti climatici: i dati in un libro

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Ispra ha diffuso un volume che mette a disposizione tutti i dati più aggiornati per avere il quadro chiaro della situazione attuale riguardo i cambiamenti climatici. Un formidabile strumento di consultazione.
Tra gli argomenti presi in esame nel volume “ Tematiche in primo piano”, nato a corredo dell’” Annuario dei dati ambientali 2013” di ISPRA, non poteva mancare un capitolo dedicato ai cambiamenti climatici che stanno prendendo sempre più campo nelle agende politiche delle istituzioni nazionali e internazionali. Analogamente agli altri capitoli, anche questo è suddiviso in due parti, una che prende in esame, secondo il modello DPSIR, la condizione esistente (Stato/Impatto), le cause che hanno concorso a generarla (Determinanti/Pressioni), le soluzioni intraprese o prospettate (Risposte) e l’altra che è costituita da uno o più focus di approfondimento.
L’Intergovernmental Panel onClimate Change ( IPPC), nel 2013 ha pubblicato il Quinto Rapporto di Valutazione ( AR5 – Fifth Assessment Report) dal quale emerge che gran parte del riscaldamento osservato negli ultimi 50 anni è attribuibile alle attività umane.
Vari studi internazionali, inoltre, evidenziano che gli attuali livelli di emissione di gas serra sono più elevati di quelli richiesti per rispettare la soglia dei 2°C diriscaldamento globale e che gli impegni di riduzione delle emissioniper rispettare la soglia saranno sempre più costosi
L’Organizzazione Meteorologica Mondiale  (WMO) ha calcolato che il decennio dal 2001 al 2010 è stato il più caldo della serie storica presa in esame che parte dal 1850.
Per quanto riguarda le precipitazioni, sempre nel Quinto Rapporto di Valutazione dell’IPCC, gli studiosi indicano che, a scala continentale, dal 1950 le precipitazioni cumulate sono in aumento nell’Europa settentrionale e in diminuzione in alcune aree dell’Europa meridionale con un aumento della frequenza, dell’intensità e della durata di eventi estremi quali alluvioni, siccità e onde di calore. La frequenza degli eventi di precipitazione intensa è aumentata nella maggior parte delle terre emerse, coerentemente con il riscaldamento e l’aumento del vapore acqueo atmosferico.
In Italia, per valutare le tendenze recenti del clima, vengono utilizzati i dati e gli indicatori climatici elaborati da ISPRA che ha comparato l’andamento della temperatura media in Italia con quella media globale sulla terraferma, dal 1961 al 2012.
L’aumento della temperatura media registrato in Italia negli ultimi 30 anni è stato quasi sempre superiore a quello medio globale sulla terraferma.
Un’analisi delle tendenze su base stagionale dettagliata per l’Italia settentrionale, centrale e meridionale indica che l’aumento della temperatura media è significativo ovunque in autunno dal 1970 e in estate dal 1980, mentre nell’intero periodo 1961-2006 è significativo al Nord in inverno e al Centro-Sud in primavera.
Il Quinto Rapporto dell’IPCC evidenzia come la sfida posta dai cambiamenti climatici debba essere considerata oggi sempre più una questione di gestione del rischio, termine utilizzato principalmente in riferimento al rischio associato agli impatti, per l’appunto, dei cambiamenti climatici sulle persone, le infrastrutture,gli ecosistemi, le risorse idriche e la produzione di cibo. 
Il report pone l’attenzione sul fatto che, pur nell’eventualità di riuscire nel prossimo futuro ad attuare efficaci politiche di mitigazione, gli impatti dei cambiamenti climatici si stanno già verificando e si intensificheranno sempre più. Globalmente gli impatti negativi saranno maggiori dei benefici, ma non saranno uniformemente distribuiti: nel nuovo Rapporto viene, infatti, attribuita una maggior importanza alla dimensione regionale dato che i rischi connessi ai cambiamenti climatici, e di conseguenza l’efficacia delle possibili risposte, variano a seconda delle latitudini, delle aree geografiche, delle popolazioni, dei sistemi ambientali e delle condizioni socio-economiche
In Europa sono già molteplici i sistemi naturali e i settori socio-economici che stanno subendo gli impatti attribuiti ai cambiamenti climatici, fra i quali si possono citare: il ritiro dei ghiacciai alpini, anticipata germogliazione e comparsa di foglie e frutti negli alberi della zona temperata boreale,
rendimenti positivi per alcune colture principalmente nell’Europa del Nord, introduzione di nuove malattie, degrado dei beni culturali e dei siti di rilevanza storica, riduzione della produzione termoelettrica durante l’estate, ecc. Per fortuna però, secondo gli studiosi, l’Europa ha una capacità di adattamento più elevata rispetto ad altre regioni del pianeta, soprattutto se paragonata alle economie più povere, ma l’adattamento ha tuttavia dei limiti e molti rischi rimarranno elevati con possibili conseguenze irreversibili.
Fra le pressioni sul sistema climatico, le emissioni di gas-serra rivestono un ruolo assai importante; in Italia, i dati dell’ Inventario nazionale delle emissioni di gas serra, redatto da ISPRA, mostrano che leemissioni nel periodo 1990-2012 hanno avuto una riduzione dell’11,4% che ha coinvolto tutti i settori. A livello globale, nel 2011, l’Italia è responsabile di non più dell’1,25% delle emissioni di anidride carbonica proveniente dall’uso dei combustibili fossili, occupando la sedicesima posizione tra i Paesi con i maggiori livelli di emissioni di gas-serra e, nel 2012, la riduzione rispetto all’anno precedente è stata del –5,4%.
Secondo le proiezioni dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA), l’UE28 riuscirà a raggiungere l’obiettivo di riduzione del 20% delleemissioni di gas serra al 2020 rispetto ai livelli del 1990 applicando solamente le attuali misure nazionali.
Le principali misure di risposta della Commissione Europea ai cambiamenti climatici sono relative alle misure, tra loro complementari, della mitigazione e dell’adattamento. 
A inizio 2014 sono stati proposti nuovi obiettivi di riduzione delle emissioni atmosferiche da raggiungere entro il 2030 che prevedono una riduzione delle emissioni totali del 40% rispetto al 1990 e almeno il 27% di energia rinnovabile rispetto al consumo finale. 
In materia di adattamento, invece, nel 2013 è stata approvata a Bruxelles la  Strategia europea di adattamento ai cambiamenti climatici, con l’obiettivo di rendere l’Europa più resiliente aicambiamenti climatici, attraverso tre linee di azione principali: incoraggiare e sostenere l’azione di adattamento da parte degli Stati membri; garantire processi decisionali di adattamento definiti attraverso una migliore base conoscitiva e promuovere l’adattamento nei settori particolarmente vulnerabili In linea con quanto auspicato a livello europeo.
L’Italia è impegnata da luglio 2012 nel percorso di elaborazione di una Strategia Nazionale di Adattamento ai cambiamenti climatici (SNA), la cui adozione è prevista entro il 2014.

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