Vai al contenuto della pagina

Il calabrone asiatico, un pericolo per le api

homepage h2

L’arrivo del Calabrone asiatico in Italia, conosciuto come Vespa velutina, sta creando molti problemi e rischi per gli alveari delle nostre api.Un modo efficace e naturale per catturarli sembra essere proprio la birra.
A fornire consigli su come procedere è il Dipartimento di scienze agrarie e forestali dell’università di Torino. “La presenza del Calabrone asiatico può essere agevolmente osservata in apiario mentre vola davanti alle porticine per catturare le bottinatrici – dicono gli esperti – si possono installare nelle vicinanze degli alveari semplici trappole a bottiglia, impiegando come esca birra, che si è dimostrata decisamente più attrattiva per le vespe che per le api. La birra chiara, 0,33 litri al 4,7% di alcol in volume, ha il vantaggio di essere economica e facilmente trasportabile in sicurezza; inoltre permette di standardizzare i risultati delle catture su tutto il territorio italiano. La birra è un’esca che si mantiene attiva per almeno 15 giorni, entro tale periodo di tempo gli insetti non si deteriorano eccessivamente e possono poi essere esaminati accuratamente. La birra è stata utilizzata in passato con successo in altri monitoraggi svolti in Europa ed è con questo tipo di esca che è
stato catturato in Italia il primo esemplare di Vespa velutina. Per le stazioni di monitoraggio le bottiglie trappola devono avere tutte le stesse caratteristiche, per ottenere risultati uniformi sull’intero territorio, ed essere facili da gestire. A questo scopo si possono efficacemente utilizzare bottiglie di plastica trasparente non colorata, dotate di tappi TapTrap® che hanno fornito buoni risultati nelle stazioni di monitoraggio attivate negli anni passati in Liguria e Piemonte. Il tappo è relativamente economico e di lunga durata; l’aggancio/sgancio dalle bottiglie richiede pochi secondi e tutta l’operazione avviene velocemente; le bottiglie sono riciclate”.
“Le trappole possono essere sistemate nei diversi ambienti senza limitazioni, appendendole a rami di alberi e arbusti, oppure a ganci realizzati appositamente, a una altezza dal suolo di 1,50-1,80 metri. Negli apiari, tenuto conto del comportamento di caccia dei calabroni, potrebbe essere opportuno collocare le trappole ai lati delle file di alveari, a 20-50 cm circa dalla parete dell’arnia e ad altezza non superiore al livello del tettuccio; qualora si osservassero anomale catture di api occorrerà distanziarle maggiormente. Le bottiglie devono essere svuotate periodicamente, a cadenza settimanale o al massimo quindicinale, possibilmente sempre lo stesso giorno della settimana. Questa cadenza di prelievo è necessaria per poter ricostruire, a posteriori, l’andamento della presenza del calabrone nei diversi ambienti.Il contenuto della bottiglia può essere versato in un colino per recuperare tutti gli insetti catturati; questi devono poi essere introdotti in un contenitore (quelli di polistirene trasparenti per alimenti di 15 x 20 x 3 cm con coperchio sono molto adatti), disposti su un foglio di carta assorbente. I contenitori devono essere conservati in congelatore fino al momento della spedizione al laboratorio che eseguirà l’analisi del contenuto. Per consentire a chi controllerà il materiale di avere i dati necessari, occorre annotare sulcoperchio o sul foglio di carta inserito nel contenitore le indicazioni: località, data di collocazione e di svuotamento, andamento climatico del periodo.Di ogni postazione è necessario rilevare informazioni generali riguardanti: coordinate geografiche, quota sul livello del mare, tipologia dell’ambiente nel raggio di 1 chilometro, indicazione delle più vicine stazioni meteo da cui si possano ottenere i dati. Il ritrovamento, anche solo sospetto, di V. velutina, soprattutto in località diverse da quelle già note, deve essere immediatamente segnalato alle Associazioni apistiche locali e all’Osservatorio di Apicoltura “Don Giacomo Angeleri” dell’Università di Torino (www.vespavelutina.unito.it), per consentire di disporre di un quadro aggiornato della situazione in Italia e per tentare l’eradicazione dei nuovi focolai”.
“Scopo del monitoraggio è sapere come il calabrone asiatico si stia diffondendo sul territorio nazionale. Le stazioni di monitoraggio consentono inoltre di sapere quali altre specie siano presenti (altre vespe, api, altre api selvatiche, ditteri, lepidotteri, ecc.) e per valutare l’impatto sull’ambiente di tale prelievo”.
“Oltre alla birra, consigliata per la sua efficacia verso i calabroni, ma selettiva nei confronti delle api, sono utilizzate e propagandate dagli apicoltori, come attrattivo, le sostanze più disparate: all’acqua sono aggiunti, a seconda dei casi, succhi di frutta, sciroppi di frutta, vino, aceto, menta, spezie, zucchero, miele, estratti di carne, pezzi di carne, pesci, crocchette per cani o gatti. Negli ultimi tempi molto si è detto anche a proposito del “succo di favo”, proposto dai francesi, preparato fondendo un favo vecchio da nido in un litro e mezzo di acqua, aggiungendo, dopo raffreddamento e filtrazione, 20 g di miele e lasciando fermentare per tre-quattro giorni”.
Firma anche la petizione per salvare le api promossa da Terra Nuova e Greenpeace:

Leggi anche

Per eseguire una ricerca inserire almeno 3 caratteri

Il tuo account

Se sei abbonato/a alla rivista Terra Nuova, effettua il log-in con le credenziali del tuo account su www.terranuovalibri.it per accedere ai tuoi contenuti riservati.

Se vuoi creare un account gratuito o sottoscrivere un abbonamento, vai su www.terranuovalibri.it.
Subito per te offerte e vantaggi esclusivi per il tuo sostegno all'informazione indipendente!