Innalzamento dei mari: peggio del previsto
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Ebbene secondo le previsioni di alcuni scienziati italiani le stime elaborate dall’IPCC, il pannello intergovernativo sui cambiamenti climatici, sono un po’ troppo ottimistiche. Nello studio pubblicato sulla rivista scientifica Global and Planetary Change Antonio Zecca e Luca Chiari della Università di Trento, presentano un quadro ancora più preoccupante di quello proposto dall’IPCC: malgrado la riduzione dei combustibili fossili (dovuto sia ad un esaurimento naturale che ad un miglioramento della efficienza energetica) il livello del mare salirà di almeno 80-95 centimetri entro la fine del secolo e continuerà a farlo per almeno duecento anni.
Potremmo ridurre l’utilizzo dei combustibili fossili, rallentando la catastrofe, ma a quanto pare le acque continuerebbero inesorabilmente a salire. Ciò che si può fare è allontanare il pericolo, riuscendo a predisporre un piano di salvataggio.
Tra i paesi più colpiti Bangladesh, Maldive, come la Florida degli Usa. Nell’area mediterranea rischia di più l’Egitto. In Italia i più esposti psono i comuni costieri delle aree pianeggianti a ridosso di Adriatico e Tirreno. “La zona più vasta è naturalmente quella che va da Cesenatico, Cervia, Ravenna, quasi fino a Ferrara, e poi Rovigo, Piove di Sacco, Mestre, fino a Monfalcone. Almeno 1500 km quadrati di pianura agricola fertile”. Ma attenzione, avverte Zecca: “I danni alla produzione agroalimentare si estenderebbero a una superficie maggiore perché l’acqua salata risalirebbe nei fiumi e nelle falde salinizzandole”.