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L’Italia e la minaccia delle centrali nucleari vicine

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Secondo il nuovo rapporto di Greenpeace molti impianti europei non sono ancora sicuri e mettono a rischio anche i paesi confinanti come l’Italia. Sotto accusa le due centrali vicine in Svizzera e Slovenia
La lezione di Fukushima è servita a poco: il rapporto di Greenpeace Updated review of EU nuclear stress-tests mostra come molte centrali nucleari europee sono ancora insicure. Il rapporto si focalizza in particolare sui problemi di alcune centrali nucleari estremamente problematiche, in Belgio, Francia, Germania, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera e Regno Unito. Queste centrali sono una fonte di rischio non solo per i cittadini del Paese che le ospita, ma anche per quelli degli Stati confinanti.
Grazie all’esito del referendum del 2011, l’Italia n on ha reattori nucleari (per la produzione di energia elettrica) in esercizio, e questa ovviamente è una buona garanzia di tutela per i cittadini italiani. Tuttavia il Trattato Euratom pone il nucleare sotto l’esclusiva competenza di singoli Paesi e ciò implica che spesso i Paesi limitrofi non sono consultati o coinvolti in modo adeguato nelle v alutazioni del rischio.
Non sorprende, dunque, che tra le centrali menzionate e nel rapporto di Greenpeace ce ne siano due, Krsko in Slovenia e Muleberg in Svizzera che minacciano anche gli italiani.
La centrale di Krsko minaccia, oltre l’Italia, ovviamente la Slovenia ma anche Croazia, Ungheria e Austria. Il punto più critico è che la centrale è costruita in
un’area sismicamente attiva. Sono in corso lavori per migliorare la resistenza alle inondazioni ma quando essi saranno conclusi, solo nel 2015, non basteranno a far ritenere la centrale al sicuro. Greenpeace ritiene che la Slovenia dovrebbe avviare una progressiva chiusura dell’impianto, piuttosto che estenderne la licenza operativa.
Anche la centrale di Muleberg, in Svizzera, è in area sismica e soggetta a inondazioni, in particolare per possibili incidenti a lla diga di Wohlensee. La centrale,
che minaccia la popolazione in Italia oltre che in Svizzera, Germania e Francia, non ha un adeguato impianto di raffreddamento in caso di emergenza e i lavori per rendere sicure le piscine di raffreddamento del combustibile nucleare non si concluderanno prima del 2017. Resta insufficiente la prevenzione per la produzione di idrogeno (gas esplosivo) e non c’è modo di affrontare e risolvere alcuni problemi collegati al tipo di reattore, il Mark-1. Inoltre, alcune raccomandazioni dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (IEAA) non sono state implementate.
Greenpeace ritiene che per il rischio di terremoti, i limiti del disegno strutturale del Mark-1 e per l’età avanzata, questo impianto dovrebbe essere chiuso immediatamente.  L’estensione illimitata della licenza che è stata di recente concessa a questa centrale è pericolosa e ingiustificata.

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