In Groenlandia, l’isola semi-indipendente che fa parte del Regno di Danimarca, si è votato per il rinnovo dell’Inatsisartut, il parlamento autonomo di quella che gli inuit chiamano Naoq. Ha vinto il partito che ha promesso di fermare le compagnie minerarie straniere.
In Groenlandia, l’isola semi-indipendente che fa parte del Regno di Danimarca, si è votato per il rinnovo dell’Inatsisartut, il parlamento autonomo di quella che gli inuit chiamano Naoq. Con il 42,8% dei voti hanno vinto i socialdemocratici del Siumut (Avanti) che hanno così messo fine al dominio dell’Inuit Ataqatigiit, (Comunità del popolo), il partito della sinistra indipendentista.
Gli ultimi 4 anni di governo dell’Inuit Ataqatigiit si erano caratterizzati per l’apertura alle compagnie minerarie straniere e all’industria. La Groenlandia aveva messo sul piatto le sue risorse di terre rare, minerali, gas e petrolio non ancora sfruttate ma che il global warming sta rendendo sempre più accessibili. La più grande isola del mondo, popolata da meno di 57.000 persone, ha quindi bocciato il “liberismo” di sinistra che apriva tutte le porte agli investitori stranieri anche con la modifica delle condizioni lavorative, e ha dato fiducia alla leader socialdemocratica Aleqa Hammond, 47 anni, che in campagna elettorale ha promesso di introdurre royalties sulle risorse e che ha annunciato che sarà molto più esigente quando tratterà con le compagnie straniere e le multinazionali.
La vittoria del Siumut arriva dopo le aspre polemiche sulle politiche aggressive con le quali il precedente governo della Groenlandia voleva aprire l’economia e fornire lavoro a basso costo alle multinazionali che hanno chiesto concessioni minerarie ed estrattive che consentirebbero guadagni per miliardi di dollari. La Hammond non ha fornito dettagli su quello che cambierà esattamente, tuttavia durante la campagna elettorale ha ripetuto: «La gente pensa che le compagnie straniere abbiano troppa voce in capitolo».
La nuova e prima premier donna della Groenlandia dovrà però trovare un alleato per costituire una coalizione di governo, visto che il Siumut ha ottenuto 14 parlamentari, meno della metà dei 31 seggi dell’Inatsisart. Il voto è un campanello di allarme per colossi come Alcoa e London Mining che erano molto interessati a concessioni minerarie in Groenlandia, soprattutto dopo che Kleist aveva proposto loro tasse bassissime e la riduzione dei costi di lavoro e del potere contrattuale dei sindacati. Nel dicembre 2012 il governo groenlandese aveva approvato una legge che consentirebbe l’afflusso di manodopera straniera per realizzare le miniere e le enormi infrastrutture necessarie alle multinazionali intenzionate. Solo per lo zinco c’era un progetto da almeno 5 miliardi di corone danesi (874 milioni di dollari) che avrebbe beneficiato di agevolazioni riguardanti l’impiego di lavoratori stranieri.