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Oceani condannati dalla plastica

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I rifiuti di plastica che finiscono negli oceani del nostro pianeta provocano un danno finanziario che è stato stimato almeno in 13
miliardi di dollari l’anno e minacciano la vita marina, il turismo e la pesca. Ad affermarlo due rapporti diffusi dall’Onu.
I rifiuti di plastica che finiscono negli oceani del nostro pianeta provocano un danno finanziario che è stato stimato almeno in 13
miliardi di dollari l’anno e minacciano la vita marina, il turismo e la pesca. Ad affermarlo due rapporti diffusi dall’Onu in occasione dell’apertura della prima Assemblea generale sull’ambiente a Nairobi, in Kenya, che si tiene sino al 27 giugno prossimo. «La plastica ha un ruolo fondamentale nella vita moderna ma gli impatti ambientali, legati al modo in cui la usiamo, non possono essere ignorati» ha rilevato Achim Steiner, il sottosegretario generale dell’Onu e direttore esecutivo dell’Unep spiegando che «bisogna prendere misure appropriate per evitare che i rifiuti di plastica finiscano nell’ambiente. Questi due rapporti indicano una strada obbligata: ridurre, riutilizzare e riciclare».
Gli scienziati hanno trovato frammenti di plastica intrappolati nel ghiaccio marino nelle regioni polari, mentre altri rifiuti di plastica hanno ucciso parte della vita marina, sia perchè mangiati da tartarughe, delfini o balene sia perché hanno danneggiato habitat naturali ed essenziali come le barriere coralline, evidenzia l’Unep. Gran parte dei rifiuti di plastica finisce in mezzo agli oceani formando vasti ‘continenti di plasticà, dove convergono le correnti marine, mentre un impatto superiore arriva dalla micro-plastica (frammenti di meno di cinque millimetri di diametro) il che è particolarmente preoccupante, secondo l’Unep. Una questione sempre più emergente riguarda minuscoli frammenti di plastica creati da micro perle che sono sempre più utilizzati in dentifrici, gel e detergenti per il viso che vanno a finire direttamente in fiumi, laghi e oceani. «La loro ingestione è stata riscontrata negli organismi marini, tra cui uccelli marini, pesci, cozze, vermi e zooplancton – aggiunge il rapporto – diventando alla fine una fonte di prodotti chimici nella nostra alimentazione» ha aggiunto Steiner.

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