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Quanta microplastica nel Tevere e nell’Arno!

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Le minuscole particelle di plastica presenti nei corsi d’acqua danneggiano gravemente l’ecosistema e la salute. Un monitoraggio dei nostri fiumi da parte dei Plastic Busters dell’Università di Siena
Viviamo nell’era della plastica, che va a inquinare fiumi, mari, e finire sminuzzata nella catena alimentare. Per monitorare quanta microplastica è finita nei nostri fiumi l’Università di Siena ha dato via al primo esperimento pilota nel Mediterraneo. Le foci del Tevere e dell’Arno saranno analizzate per quantificare la presenza di micro particelle di plastica, derivate principalmente dal disfacimento di rifiuti plastici più grandi e responsabili di danni all’ecosistema e alla salute della fauna marina.
Protagonisti dello studio sono i “Plastic Busters”, i ricercatori dell’Università di Siena che stanno dando vita ad un ampio piano di mappatura delle plastiche nel mar Mediterraneo, nell’ambito di “Med Solution” e della rete ONU sullo sviluppo sostenibile “Sustainable Development Solutions Network”, ancora una volta in collaborazione con la Marina Militare.
Per entrambi i fiumi saranno effettuati quattro campionamenti a 20 km, a 10 km, a 5 km, e a cinquecento metri dalla foce del fiume, raccogliendo e analizzando i sedimenti e lo zooplancton. I sedimenti saranno campionati utilizzando delle benne nelle 4 stazioni selezionate, e sarà eseguito anche un carotaggio in una delle stazioni; mentre i campioni di zooplancton e microplastiche superficiali verranno ricavati con un retino galleggiante detto «retino manta».
E’ dalla terra che proviene la gran parte dei rifiuti che finiscono in mare, e i fiumi trasportano grandi quantità di inquinanti raccogliendo scarichi urbani e industriali. Lo studio dell’Università di Siena permetterà di analizzare la presenza, la distribuzione e l’abbondanza delle micro particelle di plastica e degli inquinanti che vengono trasportate dai fiumi, per quantificare la provenienza dei rifiuti da terra.
“Plastic Busters” è un progetto di un gruppo di ricerca dell’Ateneo senese, coordinato dalla professoressa Maria Cristina Fossi, che da anni studia la fauna marina per valutare l’impatto degli inquinanti derivati dalla plastica. L’ultimo studio appena pubblicato ha rilevato alte concentrazioni di flalati negli squali e nelle balenottere del Mediterraneo, mentre era già stato pubblicata una ricerca sulla stima delle microplastiche in aree di foraggiamento della balenottera comune nel Mar Ligure, per valutare l’esposizione di questa specie al rischio di ingestione di microplastiche. I ricercatori stanno delineando un quadro completo dell’impatto delle microplastiche sui cetacei che abitano il Mare Nostrum, e valutando gli effetti sulla salute di questi contaminanti, definiti “distruttori endocrini” perché interferiscono con il sistema riproduttivo degli animali.

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